(per il ciclo “Favole d’architettura)
C’era una volta un architetto, vedovo, con uno studio ben avviato che aveva una figlia che studiava architettura. Desideroso di dare alla figlia una nuova figura materna si sposò con una ricca vedova con due figlie ingegnere.
Poco dopo il matrimonio però, l’architetto si ammalò gravemente e morì.
Allora la vedova svelò il suo animo crudele: incaricò le figlie di dirigere lo studio e mise la giovane, diventata nel frattempo architetto, a lavorare nello sgabuzzino dei tecnigrafi con un vecchio “Pentium 3” col Windows 95 e solo 256 megabyte di ram.
Inoltre la relegò ai lavori più umili: fare le fotocopie, cambiare le cartucce delle stampanti e ripassare al cad le schede della Docfa.
Passarono alcuni anni: l’architetto nel frattempo era stata soprannominata Tonerentola perché era sempre sporca dell’inchiostro del toner, inoltre il monitor da 14′, era così piccolo che divenne presto miope perdendo tre diottrie per ciascun occhio.
Tonerentola era sempre più triste e sfiduciata, tanto da voler chiudere la partita iva e provare il concorso da insegnante.
Finché il Ministero indisse un grande concorso per l’ampliamento del castello del re. Un intervento del quale si discuteva da anni senza trovare mai una soluzione che mettesse d’accordo tutti.
Le due sorellastre volevano a tutti i costi partecipare al concorso; anche a Tonerentola sarebbe piaciuto. Il suo sogno era vincerlo per ottenere la pubblicazione su qualche famosa rivista d’architettura, ma purtroppo il suo computer era così lento che completare il progetto in tempo era pressoché impossibile.
Ma il giorno prima dalla scadenza, Tonerentola riuscì a finire anche i render e stampare tutte le tavole. Era davvero un progetto meraviglioso: ne era così orgogliosa che pensò di farne anche una copia su supporto digitale mobile. Per sicurezza, come le aveva insegnato suo padre: “non si sa mai” pensò.
Poteva quindi partecipare al concorso. Ma le sorellastre, quando si accorsero che il suo progetto era molto migliore del loro, per invidia le strapparono tutti i disegni.
Tonerentola, singhiozzando, capì di dover rinunciare al suo sogno.
Ma proprio la sera del concorso, sul plotter, le apparve la fata dell’architettura, che le disse di essere la sua madrina. Tonerentola non credeva ai suoi occhi: siccome aveva fatto cinque nottate consecutive, pensò che quello fosse solo un sogno.
Allora la fata, per fugare ogni dubbio, prese un rotolo di carta “mozzarella” e lo trasformò nelle tavole di progetto. Poi diede un tocco di bacchetta magica sul monitor a tubo catodico e questo si trasformò nel modellino in scala.
“E’ inutile” disse Tonerentola “non farò mai in tempo ad arrivare al Ministero!”.
Allora la fata afferrò lo sgabello del tecnigrafo e lo mutò in un “Ciao” 50cc modificato.
“Salta sul motorino” le disse “e va’ al Ministero a consegnare il progetto. Ma attenta! Tutto deve terminare entro la mezzanotte. A quell’ora la magia svanirà”.
Tonerentola arrivò al Ministero giusto in tempo per mostrare le tavole di progetto e il modellino alla giuria che fu entusiasta dal suo lavoro. Purtroppo, però, tra saluti di sovrani e pausa buffet, la cerimonia andò per le lunghe. Così al tocco della mezzanotte, Tonerentola raccolse tutto il materiale e scappò.
Ma fece talmente tutto in fretta che perse dalla tasca la sua copia di backup del progetto: 15 dischetti da 3,5 pollici.
Il progetto di Tonerentola fu decretato vincitore ma, siccome la partecipazione era su base anonima, bisognava rintracciare l’autore. L’unico indizio erano i floppy disk che le erano caduti.
I giurati decisero allora di cercare in tutti gli studi tecnici, un computer che fosse ancora in grado di leggere i floppy disk da 3,5 pollici. Quando lo trovarono nello sgabuzzino di Tonerentola, le assegnarono subito il primo premio del concorso.
Tonerentola era così felice che scoppiò in lacrime.
Il giorno dopo il quotidiano “La Monarchia” scrisse di lei nella prestigiosa pagina della cultura e il sabato seguente, in un programma in prima serata tv, Tonerentola rilasciò un’intervista ottenendo tantissimi applausi e qualche promessa di incarico.
Così Tonerentola divenne famosa e coronò anche il suo sogno: finire sulla copertina di “Castellobello”.
P.S.: Purtroppo le sorellastre fecero prontamente ricorso al TAR che annullò il concorso per l’immancabile vizio di forma e Tonerentola tornò a lavorare nello sgabuzzino.
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Il concorso per il padiglione vaccino anti-Covid
Lettera dell’architetto a Babbo Natale (2020)
Alla mia frustrazione di non aver mai progettato un aeroporto, hai aggiunto l’invidia (sana, se così si può dire!) di non aver saputo scrivere, con cotanta lucida ed amara ironia di fatti vissuti e rivissuti, quotidianamente!
Hai tra le mani un tesoro, spero tu possa metterlo a rendita.
D’altronde, le occasioni di ispirazione non mancheranno/finiranno. Purtroppo.
Grazie.
A proposito del “metterlo a rendita”, ti confesso un segreto.
Gli architetti guadagnano poco, ma gli scrittori molto meno.