SFIDE: L’ARCHITETTO CONTRO L’ALLUMINIO ANODIZZATO

alluminioGiò Ponti sosteneva che tutti i materiali hanno una loro dignità. Tuttavia, quando lo disse, probabilmente non aveva ancora conosciuto il famigerato alluminio anodizzato. O faceva finta di ignorarlo.

Gli architetti, nel corso degli anni, hanno dovuto sostenere numerose battaglie,sconfiggendo nemici che si credevano invincibili, ma nessuna di queste sfide è stata tanto faticosa ed impegnativa quanto quella contro l’alluminio anodizzato.

Prima di tutto, perché l’alluminio è uno degli elementi più diffusi sulla terra, quindi non vi era neanche la possibilità che si esaurisse a breve, poi perché l’alluminio ha alcune caratteristiche che lo rendono particolarmente appetibile per l’utilizzo in edilizia, come la leggerezza, il costo e il fascino nel nome. Nella tavola periodica l’alluminio (Al) confina a est con il silicio a nord con il boro e a sud con il gaudio, questi ultimi due elementi sono noti probabilmente solo perché confinano con l’alluminio. A ovest l’alluminio non confina con niente, si potrebbe dire con il mare, ma in realtà solo con una parte bianca del foglio.

Fin qui le notizie scientifiche. L’alluminio sarebbe stata anche una discreta invenzione finché qualcuno, giocando al piccolo chimico nella taverna di casa, lo fece anodizzato, in particolare di colore giallo ocra. Successivamente altri, non accontentandosi di cotanta scoperta, lo fecero anche lucido, specchiato.

In edilizia l’alluminio anodizzato si diffuse come un’epidemia influenzale, intorno alla metà degli anni ’50, in particolare con la produzione di infissi per esterni, rovinando i prospetti e la reputazione di decine di architetti che non riuscirono a trovare un antidoto efficace. All’inizio, gli architetti non compresero in pieno il dramma e accolsero il nuovo materiale con un misto tra stupore e coraggio.

Quando fu chiaro che il problema stava diventato enorme, alcuni architetti, consapevoli di non poter lottare contro un avversario così tenace, provarono a collaborare, alleandosi con i produttori di alluminio che però generalmente non davano confidenza, perché i profili di alluminio sono schermati contro qualsiasi intrusione teorica e concettuale degli architetti. Altri architetti, più ambigui, fecero amicizia con geometri senza scrupoli che, nel frattempo, diffondevano finestre e portoncini in alluminio anodizzato come gli americani il napalm nelle foreste del Vietnam. La strategia era di infiltrare i classici tormenti dell’architettura nei pensieri del nemico per costringerlo ad una riflessione estetica, ma non funzionò.

Nel frattempo i medici sconfiggevano il virus della poliomelite, gli alpinisti le insidie del K2 e gli stilisti il pantalone a zampa d’elefante. Invece l’alluminio anodizzato giallo paglierino non mostrava segni di cedimento. Così tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, l’alluminio anodizzato invase definitivamente le città italiane. Piccole flotte di architetti coraggiosi, arroccati, gobbi sui loro tecnigrafi, stabilivano strategie di comunicazione per provare a convincere i committenti della bontà del legno e delle qualità estetiche del ferro o, per i più facoltosi, dell’acciaio.

Da questa pattuglia, piccola, di architetti ripartì la riconquista del terreno perduto. Da soli, senza gli intellettuali che intanto combattevano altre battaglie, tipo quella per lo sdoganamento delle tette in televisione.

Come gli architetti hanno sconfitto l’alluminio anodizzato giallo ocra non è ben chiaro. Sarà stato merito della verniciatura a fuoco o della zincatura, sarà che oramai non ci sono più gli allumini di una volta o che, dovendo scegliere, gli italiani all’anodizzazione preferiscono la raccomandazione.

Ancora oggi, talvolta, capita di imbattersi in elementi in alluminio anodizzato, architetti molto sensibili, incontrandoli, li osservano malinconici. Ne sfiorano il profilo liscio, specchiandosi nella superficie lucida. Qualcuno si commuove, altri, pudicamente, addirittura sperano che possa un giorno tornare.

Ma solo per sentirsi più giovani.

(P.S.: Per amore di cronaca e precisione, va detto che Giò Ponti a proposito dell’alluminio disse: “E’ una materia bellissima, ha portato all’esterno un nuovo colore, un colore che non c’era: l’argento; ben anodizzato è vellutato” – da: “Giò Ponti”, di U. La Pietra, ed. Rizzoli)

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