“Ritornava una rondine al tetto” (dice il Pascoli) ed infatti, di questi tempi, la stiamo aspettando. Ma non torna.
Ovvio: tra i grandi problemi della società contemporanea ci sono le rondini, che non tornano più. Certo, ci sono tante altre difficoltà, ma non sono guai seri, non quanto la latitanza delle rondini. Ne basterebbero una coppia, perché una, si sa, non fa nomenclatura, per dichiarare giunto il momento, passata una stagione, trascorso il periodo; invece il tempo rimane fermo su questo intervallo che non si conclude. E’ questo il nostro dramma.
Disorientati dal mancato ritorno delle rondini, ci arrangiamo con i mezzi a nostra disposizione. Guardiamo lo sbocciare dei fiori: si dischiudono le margherite nei prati (a trovarli i prati però), le fresie fanno capolino dalle ringhiere. La mattina presto o al tramonto è forte nell’aria l’odore dei fiori d’arancio, il pesco, mèmore della nota canzone, fa i fiori rosa. Negli orti (a trovarli gli orti) spuntano asparagi e zucchine.
L’ora legale prova a darci un segnale: la coda dietro il bus turistico incastrato sulla stradina tortuosa è un altro indizio. Sorridenti quanto bianchicci, turisti anglosassoni si bagnano i piedi nel mare delle tre, considerandolo di mezzogiorno. Il campionato di calcio è quasi finito. Ma senza la rondine non è la stessa cosa.
Incastrata nell’autostrada della migrazione, la rondine non torna, si ritiene inutile oramai. E’ confusa dalla nostra scarsa misura del tempo. Di questa dimensione storta delle stagioni.
Ad Ottobre avevo ancora l’allergia.
A Novembre ho fatto il bagno di mare.
A Dicembre ho mangiato fragole.
Le mimose sono fiorite a Gennaio.
A Febbraio ho tolto la maglia di lana, ma l’ho rimessa a Marzo.
Nessuno porta più l’orologio, quelli per strada sono fermi al 1996; a quando eravamo giovani sul serio. Nessuno costruisce più case, l’architettura è ferma al postmoderno.
I dannati giovani di oggi non escono più di casa, trascorrono disperate ore vuote in chat e, se escono, non si guardano neanche in faccia, attraversano la strada fissando uno schermo da 8 pollici, rischiando la vita. E si vestono sempre uguale, ogni giorno: scarpe di gomma ed ombelichi scoperti.
I vecchi fissano il mare e giocano a carte dalle nove del mattino, fino a cena. Ogni giorno. E parlano di pioggia, cibo e malattie. E poi sputano per terra, ognuno nella propria direzione preferita. Donne senza epoca e una vera casa, portano in giro cani con tante sicure case, che pisciano ovunque, in qualsiasi modo e momento.
Resta il lamento della nostra generazione.
Se non torna la rondine a mettere ordine, presto sarà estate; ma senza prima la primavera quindi non sarà veramente estate. I genitori avranno diecimila rughe in più. Qualche nonno morirà, ma speriamo non di Sabato pomeriggio che la Domenica ci si sveglia tardi per il funerale. Scopriremo piccoli figli (di amici) che pensavamo appena nati, andare già all’asilo.
E noi rimanderemo ancora tutto, perché senza rondini non sapremo pesare bene l’età, invecchiando sempre alla stessa velocità ma con meno coscienza.
Che ritorni la rondine, “il suo nido è nell’ombra che attende” (sempre il Pascoli). A far chiasso, a girare in tondo senza bersaglio, a fare la cacca sui balconi.
Tornerà, ne sono certo. Forse è tornata già e non me ne sono accorto.
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