Da quando l’architettura è diventata così praticata e gli architetti così popolari, al mio studio c’è un continuo via vai di clienti.
Ho dovuto persino stabilire un orario continuato: ora sono aperto dalle 8 alle 21. Ovviamente sono stato costretto ad assumere un collaboratore che non si muova da là.
A volte i clienti sono già in attesa all’ingresso prima ancora che apra: all’alba si formano delle code che invadono la carreggiata.
I vigili mi hanno consigliato di mettere delle transenne.
Una volta dentro, questa flotta di clienti gira frenetica nella sala.
Se sono in gruppo, li vedi discutere tra loro, soffermarsi tra le scansie, esaminare con cura ogni ripiano.
Poi controllano la freschezza del prodotto e domandano dei prezzi; dopodiché scelgono ciò che gli piace. Riempiono interi carrelli di architettura.
Dopo aver terminato la spesa, i clienti, passano alla cassa dove, immancabilmente, chiedono di pagare con la carta di credito. Il bonifico è da provinciali e i contanti non li maneggia più nessuno perché sono sporchi e si prendono le malattie.
Vedo sfilare VISA, Mastercard, carte classiche, blu, oro, gold e di molte altre tonalità cromatiche; fiero, porgo il mio POS nuovo di zecca.
In banca erano felicissimi di darmelo, anche se non me lo hanno proprio regalato.
D’altronde come si fa? Con tutti questi clienti che insistono per pagare con la carta!.
Devo approfittarne: l’anno prossimo metterò la raccolta punti per i clienti fedeli.
A 1000 punti di architettura si vincerà un APE.
Intanto, settimana prossima inauguro il banco dell’architettura “al taglio”.
Ho intenzione di farla “fina fina”, così sottile che si scioglie in bocca.
La metto 15 euro all’etto. Un chilo di architettura fresca viene 150 euro: un’affare.
E’ davvero incredibile quanto piaccia oggi l’architettura italiana.
Non conviene fare più la pizza, conviene più l’architettura.
Infatti, mio cugino che fa il pizzaiolo a Londra mi ha chiesto se lo prendo un po’ a fare l’architetto con me.
(POStscriptum: Gli architetti, i professionisti, disarmati, dovrebbero attuare la più elementare delle forme di protesta possibile: la disobbedienza civile).
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