Devo essermi distratto.
D’altronde non amo molto i social, né gli isterici dibattiti che si intavolano. Tantomeno la televisione, al servizio dell’uno e dell’altro politico.
Così, credo di essermi perso il lungo ed inevitabile confronto che si è tenuto in questo periodo di post quarantena sulla famigerate “vie del mare”, quelle in grado di garantire l’afflusso dei turisti in costa d’Amalfi senza intasare la statale.
Chi se le ricorda le “vie del mare”? Ogni volta che si parla di decongestionare il traffico e di rendere più sostenibile la mobilità e il turismo, vengono evocate al pari di un miracolo ascetico.
Mi sono anche perso le inaugurazioni dei moli d’attracco, l’apertura di nuove tratte, gli accordi per garantire la sicurezza sulle imbarcazioni, un calmieramento dei prezzi, magari la creazione di nuovi posti di lavoro per garantire il rispetto del distanziamento agli approdi e migliorare l’accoglienza, forse persino il lancio di un sistema di prenotazione telematica del posto.
Credo di essermi distratto proprio mentre avveniva tutto questo.
Mentre ero abbastanza attento quando si è innescata la polemica sulle targhe alterne o quella cordiale pantomima sulla richiesta di revoca dell’ordinanza che impone ai bus turistici il senso unico; divieto che il TAR ha invece confermato.
Ho letto, seppure di sfuggita, il lamento delle aziende, la controversia sul fare o no parte della conferenza dei Sindaci, della quale tuttavia apprendiamo periodicamente, l’eccellente operato; risultati talmente nobili che si fa fatica a scorgerne le concrete conseguenze.
Ora mi struggo nell’attesa di conoscere il seguito della vicenda, l’esito della decisione che si starà consumando sgranando il noto rosario morettiano: “mi si nota di più se vado o non vado?”.
Viceversa, in precedenza, sono stato molto attento nel seguire i provvedimenti per “curare” l’accoglienza dei bagnanti presso le spiagge “libere”. L’occupazione marziale delle stesse, nonostante cinque giorni su sette alla settimana siano finora rimaste pressoché vuote, per impedire pericolosi assembramenti che contemporaneamente si verificano in altri, numerosi, luoghi pubblici.
Ho pure controllato, nel frattempo, la diffusione della moda delle spiagge “libere” gratuite solo per i residenti, con l’elargizione di generose deroghe anche a domiciliati confinanti. Ritengo per parentela geografica o forse per semplice affetto.
Un fermento che si protrae, con amministrazioni comunali che ancora fanno a gara a chi ce l’ha più lungo il protocollo per la sicurezza dei bagnanti (ovviamente solo sulle spiagge “libere”).
Un’attenzione maniacale, che ha generato risultati dei quali potersi ovviamente vantare in ogni sede.
Così, a Giugno oramai terminato, con alberghi semivuoti e case vacanze desolate, ci ritroviamo anche e ancora con gli approdi non curati e i pontili chiusi. Che il mare sia troppo complicato da recintare per appropriarsene?.
O perché le barche non parcheggiano a tre euro l’ora né hanno bisogno di nuove, inutili, gallerie per passare?.
Peccato. Proprio adesso che il trasporto pubblico “su gomma”, deve operare in condizioni di assoluta emergenza e i pendolari del weekend (quelli che teoricamente non vuole nessuno) arrivano tutti insieme generando caos, ingolfando la strada e intossicando l’aria.
Ma di questo non si è lamentato nessuno.
O, se lo ha fatto, devo essermi distratto.
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