Con l’esperienza si apprende che qualsiasi architettura, anche la meno riuscita, gode almeno di un punto, angolo, scorcio, una vista panoramica dalla quale se ne intravedono uno, o più, aspetti soddisfacenti.
Un’eccezione a questa regola è l’edificio denominato “Crescent” in costruzione, da oramai più di un decennio, nell’area di Santa Teresa a Salerno su progetto dell’architetto catalano Ricardo Bofill.
Per quanto ci si muova e impegni, infatti, non si riesce in nessun modo a trovarne un lato positivo. Questo perché il “Crescent” non è semplicemente un edificio poco riuscito o brutto (alla bruttezza, che resta una valutazione soggettiva, ci si abitua), ma è pure mostruoso, fuori scala, fuori contesto, falso, aggressivo, anacronistico, dannoso.
Osservato da vicino, da lontano, dall’alto, di lato, da terra o da mare, il “Crescent” resta un calcio nel culo a chiunque ami l’architettura.
Com’è stato possibile violentare in questo modo un’area così suggestiva?
Dal punto di vista amministrativo lo si è fatto, come al solito, “costeggiando” la legalità.
Per l’aspetto paesaggistico, invece, si è potuto contare sulla complicità dei consueti “yes man”.
Come quelli della commissione locale del paesaggio che lo approvarono sostenendo, senza vergogna, che il “Crescent” riqualificasse l’area “(…) inserendosi armonicamente, per dimensioni, nel contesto esistente e rafforzando il rapporto tra l’elemento naturale (il mare) e l’azione antropica di trasformazione”.
Un capolavoro letterale, tra il surreale e il grottesco.
E agli uffici della soprintendenza che, dopo aver fatto trascorrere i tempi di legge girandosi dall’altra parte, costretti ad esprimersi, decisero che bastasse abbassare l’edificio di 50 centimetri (sic!).
Ma le sembianze del “Crescent”, sembrerà strano, non costituiscono la parte peggiore della vicenda. Che non riguarda l’architettura bensì la politica e la sua etica.
Il “Crescent” è infatti sorto su un’area pubblica. Ovvero, uno spazio di tutti è stato assegnato in esclusiva a pochi, prescelti e benestanti, per consentirgli di ricavarne rendita economica.
Un’operazione che sa di “caudillismo” sudamericano non effettuata, si badi, dalla destra autoritaria e liberticida, bensì dalla sinistra (o ciò che si ritiene esserlo) ovvero la parte politica che si considera democratica e riflessiva.
L’enorme condominio semicircolare del “Crescent” non è soltanto una sconfitta dell’architettura ma il manifesto di una deriva intellettuale che dimostra, meglio di qualsiasi altra condotta, a che tipo di classe politica, gretta, affarista e senza scrupoli, stiamo affidando il territorio e il nostro futuro.
Una pratica, purtroppo, che molti altri cittadini stanno sperimentando in altre fattezze, sulla propria pelle. Ad esempio coloro ai quali, sempre “costeggiando” la legalità, una becera classe politica sottrae le spiagge libere, per porle al servizio di attività private, come ad esempio le strutture alberghiere.
Che, a volte, sono persino di proprietà di quegli stessi politici.
Dinanzi ad infamie del genere, pure la bruttezza del “Crescent” passa in secondo piano.
(articolo pubblicato il 24.02.20 nella rubrica L’Archritico sul sito Ulisseonline.it – Leggi gli altri articoli)
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