L’UMANITA’ DI SALERNO LETTERATURA FESTIVAL

Per me, che trascorro l’80% del tempo libero leggendo o scrivendo, vivere in una città dove si tiene uno dei maggiori festival di letteratura italiani, è una grande fortuna.

Ma al di là delle mie passioni personali, godere del Salerno Letteratura Festival è una fortuna per tutti.

Si è conclusa ieri l’undicesima edizione del Salerno Festival Letteratura, nei luoghi simbolo del centro storico della città ospitando centinaia di eventi con scrittori, musicisti, registi, attori. Una maratona da lasciare senza fiato, lunga otto giorni (17/24 giugno), di incontri, dibattiti, lezioni e proiezioni che hanno riscosso, come dichiarato con orgoglio dagli organizzatori, un successo senza precedenti da: “quasi 3000 presenze al giorno”.

Per cotanta bellezza non si smette di ringraziare chi ne fu l’inventore, lo scrittore Francesco Durante (scomparso nel 2019) che con Ines Mainieri fondò il festival e il cui testimone è stato raccolto dallo scrittore romano Paolo Di Paolo, infaticabile direttore artistico, magistralmente alla guida degli eventi più rilevanti della rassegna.

Uno su tutti, la conversazione con Domenico Starnone, autore del libro “L’umanità è un tirocinio” titolo “rubato” da Salerno Letteratura per farne la frase simbolo di questa edizione.

Domenico Starnone (al centro) durante la prolusione del Salerno Letteratura Festival, in compagnia dei direttori artistici Paolo Di Paolo (a sinistra) e Gennaro Carillo.

La serata con Starnone, al pari di quella con Ammaniti, De Rosa, Genovesi, Dardenne, la “cinquina” del Premio Strega, con Farina e Paolillo protagonisti di “Mare fuori” e tante altre, ha dimostrato, laddove ve ne fosse ancora bisogno, che la letteratura non è un vizio da snob ma una virtù popolare e che lungo il tirocinio della vita, leggere rappresenti uno dei modi migliori per apprendere.

In questo senso Salerno Letteratura ha raggiunto, a mio parere, almeno tre obiettivi decisivi che ne fanno un’eccellenza della città, anzi L’eccellenza della città di Salerno.

In primo luogo, come detto, aver dimostrato che si può raggiungere un pubblico vasto, senza attingere a nessun tipo di volgarità, anzi alzando senza timore l’asticella culturale. Salerno Letteratura Festival lo fa interessando tutte le fasce sociali ed anagrafiche e mostrando un fascino di natura inclusiva, senza discriminazione e pregiudizi. E’ solidale nella misura e nello scopo: dà fiducia al pubblico.

Non confida in stimoli banali, sollecita l’umanità degli esseri umani, la testa non la “pancia”.

A sin. Niccolò Ammaniti, a ds in alto il regista Sidney Sibilia, in basso Fabio Genovesi (a sinistra) con Corrado De Rosa, durante il Salerno Letteratura Festival

In secondo luogo, proprio grazie al suo carattere inclusivo e cordiale, Salerno Letteratura, dopo 11 anni è riuscito ad entrare nell’identità culturale della città e a rendere fieri i salernitani della manifestazione. A differenza di altre iniziative che vengono tollerate, a volte persino ostacolate perché percepite come “corpi estranei”, la rassegna del Festival è a misura dei luoghi che occupa, li perfeziona e valorizza, li rivela nella sua bellezza agli stessi cittadini. Questa percezione nuova della città (che si contrappone ad altre narrazioni aggressive, anacronistiche, ripetitive e di nessun valore) le restituisce molto più di quanto le prende in termini di consumo e incomodo. Gli stessi ospiti sono meravigliati dall’atmosfera, dall’interesse degli spettatori, dalla cura dei dettagli, dalla densità degli eventi e dalla loro qualità. Sono questi i presupposti che garantiscono a Salerno Letteratura Festival longevità assoluta.

Infine, caratteristica nient’affatto banale, il Festival è prodigo ed emancipato. Non è una manifestazione auto celebrativa, non è vittima di egocentrismi, non è strumentale al potere, non conosce bandiere politiche, non pianta bandierine, non vive di rivendicazioni. Predica l’arma più potente in seno alla cultura, che è la libertà. A fronte di un impegno economico per forza di cose non indifferente, non lascia dietro di sé “terra bruciata”, ma semina germogli di creatività attraverso la scuola di lettura, la Summer School, i laboratori audiovisivi e di scrittura, il giornale realizzato dal collettivo di giovanissimi e altre iniziative. Insegna cioè (a tutti, ma specie agli amministratori, assessori, imprenditori ecc.) che si può investire denaro puntando forte sul domani e sulla parte più promettente del nostro futuro: i giovani.  

Per tutto questo, per altri e nuovi traguardi da mirare e per questa meraviglia che dobbiamo insistere nel meritarci, il Salerno Letteratura Festival, terminato appena ieri, già ci manca.

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