LO “SCAVALCAMENTO” DELL’ARCHITETTO

scavalcamentoUna delle qualità che, senza dubbio, deve possedere un architetto per esercitare il proprio lavoro è il self-control. Ipotizzando infatti la direzione dei lavori anche solo di tre cantieri, egli teoricamente si troverà a dirigere, comprendendo anche varie figure satelliti, il lavoro di una truppa di persone variabile tra le 15 e le 40 unità. Questa leadership può facilmente ingenerare nell’architetto fenomeni di eccessiva autostima fino al delirio di onnipotenza. Tuttavia questi momenti di autoesaltazione vengono spesso, e a volte per fortuna, cancellati dal triste fenomeno dello “Scavalcamento dell’architetto”. A volte capita proprio quando l’architetto è all’apice della sua gloria e si sente invincibile come Jeeg Robot: è un attimo e improvvisamente quello che pensa e dice l’architetto non conta più nulla, conta solo quello che dice lo “Scavalcatore”.

Ecco la classifica dei cinque tipici “Scavalcatori” di architetto, in ordine di pericolosità.

Al quinto posto: L’ingegnere. E’ una scena frequente in ogni cantiere edilizio e capita sempre all’apertura o alla scoperta di una lesione strutturale. A quel punto basta che il committente o il capoditta scorga nell’architetto un minimo cenno di perplessità ed ecco che, tempo mezz’ora, arriva sul cantiere l’ingegnere scavalcatore che interviene con la solennità di un chirurgo cardiovascolare in sala operatoria per un codice rosso. In genere questo ingegnere urgente è sempre un disfattista: nella migliore delle ipotesi ordina delle indagini invasive che bloccano il cantiere per settimane. Quindi si avventura in una verifica sismica che può durare anche mesi. Nel peggiore dei casi pretende di attendere l’evento sismico per controllare le sue tesi. Intanto tutto ciò che fino al giorno prima del suo intervento doveva essere realizzato rapidamente, può attendere pacificamente il corso dei tempi. E l’architetto muto.

Al quarto posto: Un altro architetto. In particolari casi di latitanza sul cantiere, mancanza di stima, fiducia, richieste di acconti, rifiuto di compiere operazioni al limite o oltre il lecito, l’architetto viene scavalcato da un altro architetto. Spesso quest’ultimo è un architetto parente del committente, nel 20% dei casi è un professionista che neanche esercita e che ha esperienza nulla, a volte è mancante di abilitazione o specializzato in storia della città del medioevo. Tuttavia, improvvisamente, per i motivi di cui sopra, l’architetto ufficiale, da un giorno all’altro recandosi al cantiere trova in corso una serie varianti essenziali ordinate dall’architetto “scavalcatore” tramite una serie di grafici pieni zeppi di retini recuperati da Autocad 14. L’architetto ufficiale, confuso, prima si innervosisce, poi dice frasi sconnesse infine si deprime.

Al terzo posto: Il committente informato. Tutti i committenti provano continuamente a scavalcare l’architetto, ma questi lo sa e si difende utilizzando gli strumenti più efficaci a sua disposizione e cioè le parole difficili: cardamone, fuori piombo e fuori squadro, putrella, resistenza a taglio, momento flettente, impregnante, arricciatura, frattazzo ecc.. Questa tecnica però non da nessun risultato contro il famigerato committente informato, facilitato dall’uso di internet che utilizza come un’arma di difesa potentissima, consultando compulsivamente forum di geometri furbissimi, prezzari e siti di trucchi, bricolage e fai da te. Quando il committente informato si accorge di sapere cose che l’architetto non sa, il passo è compiuto. E lo scavalca. L’architetto protesta, ma non serve.

Al secondo posto: Il capo mastro. E’ un classico caso di scavalcamento in corso d’opera. Non avviene mai improvvisamente ma sempre in maniera lenta e graduale. In generale tutti i capimastri vogliono scavalcare l’architetto, si tratta di una loro vocazione naturale, molti sostengono che l’architettura sia solo una curiosa moda passeggera della quale si può fare serenamente a meno come dei programmi di Rete 4. Fondamentale, invece, è sapere abbozzare una parete con la cucchiara metallica trapezoidale, ad esempio. L’unico modo per l’architetto di evitare lo scavalcamento del capo mastro è dimostrare di saper fare delle cose praticamente, tipo saper tracciare un punto di livello in una stanza di forma irregolare, con il solo uso di un livello e di una lunga tavola sottile. In caso contrario, l’architetto può pure sparire.

Al primo posto: L’artigiano tuttofare. Esistono artigiani molto educati e attenti, altri meno diligenti ed anarchici, ma quello che prova sempre lo scavalcamento è senza dubbio il tuttofare. Far entrare in cantiere un artigiano tuttofare è un delitto che meriterebbe alcuni anni di detenzione in cella d’isolamento. In genere il tuttofare si introduce sul cantiere con l’inganno, se serve un marmista lui è un marmista. Se occorre un falegname lui è un formidabile falegname. E’ fabbro, imbianchino, restauratore di mobili antichi eccetera. Ma il livello di pericolosità si manifesta quando il tuttofare si eleva sul livello intellettuale, quali ad esempio l’architetto, con teorie piuttosto originali circa la fisica, la chimica organica, la composizione architettonica, la statica, l’idraulica e l’urbanistica fino a spingersi lungo le intricate strade del contenzioso edilizio. Il tutto con una sicurezza ed una protervia tale, che, in caso di dibattito, opererà automaticamente lo scavalcamento. E l’architetto ? A quel punto, in genere, apre una gelateria.

P.S.: Lo scavalcamento dell’architetto diventerà disciplina olimpica dal 2028.

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