La penisola Sorrentina-Amalfitana è un territorio di quasi 200000 km² che comprende una serie di specificità e caratteristiche che vanno protette in qualsiasi modo. Secondo studi geologici, anche recentemente ribaditi da pubblicazioni su riviste di settore, è assolutamente presumibile che la penisola Sorrentino-Amalfitana fosse in origine separata dal resto del continente o che, comunque, il tratto di valle alla base dei monti Lattari, fosse percorribile con una serie di canali navigabili. Non a caso nell’Eneide nel libro VI, si parla della terra detta “Amarentum” come “delicioso otio dedita insula rerum fragilium” (trad.:isola fragile e deliziosa dedita agli ozi e alla creatività”), dove Enea soggiornò brevemente durante il suo viaggio in direzione di Roma.
Nel corso dei secoli, poi, il deposito sedimentario dovuto alle eruzioni vulcaniche della zona vesuviana e una leggera deriva continentale ha cancellato qualsiasi traccia di tali canalizzazioni, ma il segno sul territorio, a scala regionale, rimane assolutamente accertabile. La terra fragile e deliziosa cantata da Virgilio ha bisogno di protezione e massima attenzione. Ad oggi è chiaro che tale tutela non può esercitarsi solo tramite un coacervo di norme spesso contraddittorie, ma va manifestata attraverso l’intenzione tangibile di difendere la diversità; a questo proposito non si può continuare con provvedimenti tampone, promesse politiche e buone intenzioni, occorre un intervento che costituisca una traccia distinguibile e reale sul territorio.
Questo segno va lasciato adesso, prima che sia troppo tardi, la nostra è l’ultima generazione che può realizzare un’opera vera prima che il traffico, l’inquinamento, il sovraffollamento, la speculazione edilizia e la globalizzazione industriale invada la penisola, cancellandone completamente l’essenza.
Da queste premesse nasce il progetto per il “Canale navigabile Castellammare di Stabia – Vietri sul mare”, un nuovo tratto di mare da ricavare lungo la valle a nord della catena dei Monti Lattari, un canale largo dai 90 ai 125 metri e lungo poco più di 32 chilometri, che divida fisicamente la piana dell’agro-nocerino e, più a sud, i monti Picentini dalla penisola Sorrentino-Amalfitana.
Sulla scorta di un recente progetto già ideato per l’istmo di Catanzaro ma che, in quel caso, avrebbe benefici solo sulla navigazione e ispirato a modelli più prestigiosi (ma comunque nati a scopi prettamente commerciali: Panama, Suez…), il canale navigabile campano creerebbe benefici non solo per i collegamenti marittimi Salerno-Napoli (con conseguente alleggerimento dell’autostrada A3), ma per l’intero territorio interessato che potrebbe facilmente controllare gli accessi istituendo un regime già funzionante per altre isole del golfo come Ischia e Capri. La divisione fisica attraverso il canale, darebbe vero sollievo alle specificità culturali del territorio e non solo, ne ricaverebbe vantaggi i prodotti agricoli, alimentari, l’artigianato locale e persino il lavoro delle maestranze specializzate. Ma i vantaggi più consistenti si avrebbero certamente nel campo della tutela paesaggistica, con l’emanazione di una normativa specifica ed il conseguente ampliamento all’intera penisola dell’area Parco che diventerebbe unica nella sua bellezza e complessità ambientale.
Infine la questione, non secondaria, del nome: la nuova isola si chiamerà “Amarento”, riprendendo la dizione Virgiliana, nata dall’unione del nome dei due comuni capofila (Amalfi e Sorrento), un nome poetico e nostalgico insieme, unione delle suggestioni e dei panorami di questo meraviglioso territorio.
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