L’INGEGNERE DELLA SOPRINTENDENZA

Dedico questo brano a tutti gli architetti che hanno avuto a che fare con un  ingegnere funzionario in soprintendenza.

SIRONI L'ingegnere 1928Prima di incontrarlo negli uffici della soprintendenza lo avevi visto già 100 volte ma non te n’eri accorto. Ad esempio al cinema quella sera che eri andato all’ultimo spettacolo a guardare quel film d’autore noiosissimo, lo avevi visto al parco, una Domenica mattina, portare il cane a passeggio ma lo avevi visto anche all’inaugurazione di quel ristorante in centro, tu di passaggio, lui tra la folla con le autorità, davanti al banco del buffet.

Forse lo avevi visto anche in tv, su qualche emittente locale, all’apertura della nuova sede del partito o al taglio del nastro di una rotatoria, spuntare appena dalla terza fila, dietro i carabinieri, con fare discreto, sorridere in camera.

Poi, un giorno, lo hai incontrato in soprintendenza, quando sei andato a controllare a che punto era quel tuo progetto a cui tenevi tanto e, sfortunatamente, ce l’aveva lui tra le mani che lo girava e lo rigirava.

L’ingegnere della soprintendenza, che da ora chiameremo per semplicità IDS, ha di solito una certa età. Gli ingegneri giovani non fanno i funzionari al ministero, se proprio vogliono lavorare che vadano su una piattaforma petrolifera nell’Atlantico e che si arrangino da là. Lui invece è arrivato ad occupare il posto di comando al termine di una carriera lenta ma con progressi costanti e regolari. Ha alternato incarichi saltuari a mansioni anche molto distanti dalle sue competenze. Poi, fortunatamente per lui, l’IDS ha trovato il tram giusto e ci si è aggrappato. Quel tram lo ha portato dritto fino a quella scrivania in finto legno, in dotazione a tutte le soprintendenze, posizionata angolarmente in un ufficio arredato malissimo. L’IDS quando è al lavoro è  sempre seduto, precisamente su una poltrona ancora avvolta nel cellophane; è là che, l’architetto sfortunato, lo incontra. L’avesse incontrato all’esterno, l’IDS sarebbe diverso, in ascensore ad esempio, sorriderebbe con educazione, parlerebbe del clima, del rincaro dei prezzi o della guerra in Siria con la stessa indolenza sorridente. Viceversa, quando gioca in casa, l’IDS tende a trattare l’architetto con grande sufficienza ed alterigia, peggio del ragazzo del bar, tanto che a volte può anche invitarlo a portargli sopra il caffè.

Affrontare l’IDS è una delle prove più complesse per un architetto, specie per un architetto giovane.

Innanzitutto è bene sapere che l’IDS conosce molto bene il manuale (tutti i manuali, da quello della sicurezza a quello del lettore dvd) e, di conseguenza tutte le leggi (specie quelle sui divieti), che cita a memoria come uno scolaro di quinta il “Piano antico” di Carducci. Così se l’architetto vuole discutere sul piano strettamente giuridico è destinato a soccombere, tuttavia se l’architetto vuole intavolare un dibattito che riguardi in qualche modo l’architettura troverà dinanzi a sé, un vuoto pneumatico che lo scoraggerà. Le conoscenze di architettura dell’IDS, infatti, si limitano ad una rapida infarinatura, confonde Rietveld con un centrocampista della grande Olanda degli anni 70 e sostiene che “La casa sulla cascata” sia un bed & breakfast in Umbria. Inoltre l’IDS, in genere, si sente investito di poteri supremi, forse si immagina una sorta di supereroe del paesaggio, che con i suoi superpoteri libera il mondo dalla bruttezza e dal libero arbitrio dei malvagi architetti.

Alcuni IDS conducono guerre personali, ad esempio contro le curve, fosse per loro esisterebbe solo l’angolo retto. La maggior parte degli IDS sono anche molto nervosi, con cambiamenti d’umore improvvisi e repentini sospetti di ipotetici reati commessi o da commettere. Per tutta questa serie di motivi, discutere con l’IDS di un qualsiasi progetto, non è facile.

Per l’architetto ci sono vari metodi per approcciarsi all’IDS.

1)      il metodo “simpatico: L’architetto gli si appropingua sfoderando un gran sorriso, gli stringe la mano e la butta subito sulla leggerezza con un paio di battute da repertorio da cabaret anni ’60. Quindi prova ad alleggerire la discussione sminuendo l’impatto di qualsiasi intervento e intanto sorride come in preda ad una paresi facciale. Il rischio è indispettire l’IDS che potrebbe sentirsi preso per il culo e reagire malissimo.

2)      Il metodo “politico”: Per utilizzare questa metodologia bisogna preventivamente allertare un superiore di ordine e grado rispetto dell’IDS. A questo punto bisogna pregare di farsi introdurre con una telefonata che andrà formulata tra le 12 e le 24 ore prima. L’IDS viene così sufficientemente sedato tanto da consentire all’architetto di esporre i propri argomenti; il metodo funziona meglio in determinati momenti: scatti di carriere, pensionamenti ecc.

3)      Il metodo “solidale”: Si tratta di una strategia molto complessa che ha bisogno di molte conoscenze ed esperienza. L’ideale sarebbe avere un informatore segreto, una sorta di talpa al ministero che confidi all’architetto i temi più sensibili all’IDS, sui quali mostrare subito grande solidarietà. Se necessario occorre anche parlare malissimo degli architetti ed abbonarsi a “Cemento armato oggi”.

In realtà, l’unico metodo sicuro per un architetto per ottenere qualcosa dall’IDS è prendere a nolo un ingegnere e mandarlo in soprintendenza a fare amicizia.

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nell’immagine: “L’ ingegnere” – M.Sironi (1928)

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1 Comment L’INGEGNERE DELLA SOPRINTENDENZA

  1. Riflessione 28 Marzo 2021 at 17:22

    In sostanza l’IdS non è molto diverso dall’AdS.

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