Se le case della nostra vita sono tante, non è solo per via dei traslochi.
“Il libro delle case” di Andrea Bajani (Feltrinelli, 2021) ha raggiunto la finale a cinque del premio Strega. Traguardo prestigioso, sintomatico di un ottimo successo. Ma non volevamo scappare tutti dalle nostre case?.
Evidentemente no, le case continuano ad attrarci. Con le loro rendite fiscali e sentimentali.
Così all’agente immobiliare Bajani sostituisce ben presto un investigatore romantico e ad ogni interno visitato corrisponde l’amore o l’odio che vi risiedeva.
E se nell’infanzia ogni stanza ha qualcosa di magico e le terrazze profumano di fiori e incanto, la maturità restituisce residenze di fortuna, rifugi, casupole, nicchie.
L’originalità è nell’idea, come disseminare tra le pagine le schede catastali delle abitazioni. Depistaggi più che indizi. Letteratura non architettura
Tra tartarughe vere o metafore, parenti impronunciabili e amanti clandestine, Bajani paga dazio a miti infantili come Moro e Pasolini e al Padre ingombrante padrone. Alla ricerca di una superficie personale che non corrisponde mai ai metri quadri di spazio fisico che trova; un pellegrinaggio che riguarda anche noi, alla disperata ricerca di un posto dove stare, felici.
Nel mezzo, alcune perle di fine saggezza sul conflitto individuo-pubblico come: “la carta è l’unico suolo della burocrazia, ciò che costituisce le fondamenta dello stato”. Oppure: “…l’identità statale è fatta in calcestruzzo. Il resto è stare dentro tutti uguali, diventare paesaggio di cemento”.
Tra la carta millimetrata dei nostri flashback non si perde nessun dettaglio, per questo le parti migliori di una vita sono quelle non scritte, ciò che Bajani accatasta nella “casa dei ricordi fuoriusciti” in “una piega dello spazio-tempo (…) la scatola nera di ciò che non ricorda”; diapositive senza didascalia che si fa fatica a catalogare: gli unici scatti che ci rendono speciali.
Nel sottoscala dell’esistenza, ambiamo tutti a salire fin sull’attico. Gli scrittori innanzitutto.
Chissà se Bajani berrà lo Strega dalla bottiglia.
P.S.: “Il libro delle case” è tra i 5 finalisti anche del Premio Campiello.
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