L’ARCHITETTO ODIA L’ESTATE

Tra pochi giorni sarà estate e, purtroppo, come ogni anno, è triste constatare che gli architetti non sono pronti. Allora vale la pena di rammentare i versi di Bruno Martino che nel 1960 cantava “Odio l’estate”, brano che oggi interpreta precisamente il pensiero di almeno 150.000 architetti liberi professionisti italici, che diffidano dell’Autunno, combattono con l’inverno, si intristiscono in primavera e odiano l’estate, perché la ritengono, senza alcun dubbio, la loro stagione peggiore.

Sentimento generato dai seguenti cinque motivi:

–        Il rimpianto: Non so se ci avete fatto caso, ma l’85% degli architetti che avevano ambizione di aprirsi uno studio per esercitare la professione in modalità “free”, poi hanno fatto il concorso nella scuola. I più capaci sono diventati insegnanti, altri invece si esibiscono in acrobatiche supplenze nella speranza di essere inseriti nel cosiddetto “ruolo”. Per gli architetti-insegnanti, al netto degli esami che comunque rubano del tempo, l’estate è la stagione del (meritato a loro dire) riposo e non perdono occasione per rammentare all’architetto “free” di quanto fu stupido a non fare, quella volta che c’era l’occasione, la domanda per “entrare” nella scuola. L’architetto si mortifica, forse matura anche un briciolo di rimpianto, ma oramai è tardi. Ma l’architetto “free” odia la chiusura delle scuole anche perché, se ha figli, questo gli procura un altro problema: parcheggiarli altrove.

–        La clientela stagionale: In estate, precisamente in Agosto, compaiono alla porta dell’architetto i tanto celeberrimi quanto temuti “clienti stagionali”. Si tratta dei proprietari di seconde case che vivono emigranti per lavoro e desiderano tornare al loro secondo immobile in Agosto; ma prima (in genere intorno al 20 Luglio), chiamano l’architetto, al quale affidano una serie di cose urgentissime da fare e far fare prima del loro rientro. Opere di ristrutturazione che occorreva pianificare almeno in Novembre per fare in tempo ad Agosto, vengono intimate all’architetto con scadenze perentorie entro le successive due settimane. L’architetto, che ha effettuato già negli anni precedenti interventi urgentissimi senza percepire nessun compenso ovviamente, non può fare altro che mettersi a disposizione nella speranza che gli vengano almeno pagati gli arretrati. Alla fine lavorerà disperatamente per quindici giorni combattendo contro qualsiasi forma vivente di artigiano, ma alla fine il “cliente stagionale” sceglierà di trascorrere le ferie in una terza casa che ha acquistato, clandestinamente e già ristrutturata, a Saint Tropez.

–        Il caldo: In molti si chiedono se l’architetto sudi come tutti gli altri esseri umani. Il quesito nasce perché l’architetto è costretto a presentarsi sempre impeccabile nel suo look elegante o casual, privo di alone di sudore sotto le braccia della camicia, fronte imperlata, o, peggio ancora, riga umida sulla cucitura di dietro dei pantaloni (o della gonna). L’enigma va svelato: gli architetti, costretti a lavorare a qualsiasi temperatura, sudano come tutti gli altri mammiferi, ma grazie ad una naturale evoluzione darwiniana, oramai sudano invisibile, inodore ed insapore. Quindi soffrono, moltissimo, ma non si vede. Un altro inconveniente generato dal caldo, per fortuna praticamente scomparso con l’invenzione dell’autocad, è che disegnando a quaranta gradi sulla carta lucida il braccio dell’architetto rimaneva sempre attaccato sul foglio. Infatti si calcola che il 25% dell’architettura generata prima del 1995, sia stata prodotta su lucidi timbrati da avambracci sudati.

–        Le ferie: Gli architetti pianificano le ferie come qualsiasi altro contribuente italiano, in genere le programmano banalmente per Agosto, quando tutti i vertebrati provano a riposare in qualche modo. Purtroppo, per quanto l’architetto provi a pianificare organizzandosi per tempo, accade puntualmente che si verifichi una scadenza proprio durante le vacanze, o termini un concorso, finisca un finanziamento o gli arrivi la finanza a casa la sera prima della partenza. Insomma, l’architetto odia le ferie estive perché solitamente non se le  riesce a fare. Ecco perché quelli più esperti prenotano direttamente per Ottobre.

–        L’abbronzatura: Alla mortificazione di tipo morale, si può unire quella cromatica. Basta un weekend di sole ed il lunedì successivo partono gli sfottò tipo: “architetto ma come è bianco”, “architetto sembra una mozzarella“, oppure “architetto ma un po’ di sole lo vogliamo pigliare o no?”. A questo si aggiunge il fatto che, tempo una settimana, anche l’architetto sviluppa un principio di abbronzatura ma con confini ben precisi dettati dal limite delle maniche della camicia sulle braccia e del colletto sulla nuca. La classica abbronzatura detta “del muratore”, che l’architetto, anche per una questione prettamente sociale, detesta. Architetti più intraprendenti, pur di non subire l’umiliazione, utilizzano la pausa pranzo sul cantiere per integrare l’abbronzatura stendendosi mezz’ora, di nascosto da tutti, seminudi, sull’ultimo livello del ponteggio.

Comunque, il vero motivo che induce l’architetto ad odiare l’estate è che, a Giugno e a Settembre è costretto a pagare due rate Inarcassa.

Nonostante tutto questo l’architetto resiste perché sa che poi, finalmente, “tornerà un altro inverno, cadranno mille petali di rose, la neve coprirà tutte le cose. E forse un po’ di pace tornerà” come cantava Bruno Martino.

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1 Comment L’ARCHITETTO ODIA L’ESTATE

  1. Lelio Frisone 18 Giugno 2018 at 16:26

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