Con l’arrivo dell’estate, le città d’arte e le ridenti località (di mare e di montagna) si riempiono di turisti. O almeno così pare perché spesso, quelli che vediamo in giro consumare scarpe e molto ossigeno, non appartengono solo alla categoria dei turisti ma anche a quella, ugualmente numerosa, degli architetti. E’ chiaro, infatti, che le due specie umane hanno numerose quanto insospettabili punti di contatto, ai quali corrispondono, però, anche altrettante significative diversità che, per fortuna, ci consentono di distinguere un turista da un architetto.
Per non farsi ingannare ecco le principali cinque analogie tra un architetto ed un turista con le relative differenze.
– La macchina fotografica. Sia il turista che l’architetto hanno in dotazione (e ben visibile) una macchina fotografica. Questo perché entrambi non utilizzano, come la maggioranza delle persone, lo smartphone per fare le foto; è una questione di professionalità che necessita di una risoluzione maggiore. Per questo impiegano impiegano una vera macchina, talvolta reflex. La differenza è che mentre il turista è attratto monumenti, scorci pittoreschi, panorami eccetera, l’architetto fotografa perdite d’acqua, tombini cedevoli, abusi edilizi tipo verande, tettoie in amianto, violazioni di diritti e superfetazioni. Per essere certi che si tratta di un architetto basta restare in attesa qualche minuto e osservare quello che accade dopo lo scatto delle foto. Al turista niente. L’architetto, viceversa, viene avvicinato da qualcuno che gli chiede chi sia e come mai stia facendo quelle foto. A volte viene fermato e portato via dai vigili o, se gli va male, picchiato seduta stante. Anche per questo, cioè per non essere riconosciuto, l’architetto porta spesso pure gli occhiali scuri, proprio come il turista (si veda la voce successiva).
– L’abbigliamento. Il turista e l’architetto si vestono in maniera quasi identica. Esiste infatti questa curiosa analogia: a turista di trekking corrisponde l’architetto da campagna vestito con scarpe tecniche ed attrezzato con un con kit di sopravvivenza composto da bussola e barrette energetiche per sopralluoghi in giardini abbandonati. A turista elegante da impegno culturale (tipo convegni medici, enogastronomici, premi letterari ecc.) corrisponde architetto di rappresentanza (perizie, appalti, gare truccate…) elegante anch’egli. Esiste persino il corrispondente del turista balneare, cioè l’architetto per il caldo, che, costretto a muoversi per chilometri lungo viali desolati o su lastrici incandescenti, si abbiglia con cappello a visiera, pantaloni corti e sneakers. La differenza è tutta nel sudore: il turista è sempre perfettamente in ordine, profumato come un fiore di campo. L’architetto ha chiazze ovunque e all’olfatto ricorda un cassonetto dell’umido.
– La richiesta di informazioni. Sia il turista che l’architetto in missione esterna sono costretti a chiedere spesso informazioni. Entrambi vengono sorpresi agli incroci delle strade fissare la toponomastica e compiere giri a 360 gradi per cercare una modalità di orientamento in assenza di sole o di stella polare, come Amundsen al polo sud durante una bufera di neve. Sia il turista che l’architetto cercano informazioni armati di una mappa. Qui iniziano le differenze: il turista maneggia depliant colorati, disegnati da fighissimi grafici-designer, dove è segnata giusto una via e sbagliare è praticamente impossibile. L’architetto invece cerca di orientarsi usando una mappa catastale del 1938, dove mancano le strade e l’80% degli edifici esistenti. La differenza è nell’epilogo della giornata in caso di smarrimento: il turista, male che vada, finirà a cena in uno dei ristoranti che hanno sponsorizzato la sua mappa, l’architetto, invece, se si perde verrà rintracciato dalla protezione civile, ma solo se i parenti (ammesso che ne abbia) ne segnaleranno il mancato ritorno tra le mura domestiche.
– Lo zainetto: L’oggetto simbolo del turista e dell’architetto è senza dubbio lo zainetto. Nel mondo, esclusi gli studenti delle medie inferiori, solo il turista e l’architetto utilizzano ancora lo zainetto a spalla (esiste anche la versione giovanile “monospalla”). Dunque in giorni festivi laddove compare uno zainetto c’è o un turista o un architetto. Ma a parte la macchina fotografica ed un eventuale merenda, la differenza è chiaramente nel contenuto. Il turista porta con sé zainetti leggeri dove trovano posto minuscole attrezzature ultratecniche, un cambio vestito e la mappa di cui sopra, semivuoto poiché utile per eventuali souvenir da raccogliere lungo il tragitto. L’architetto ha zainetti stipati al limite, con rolline in yarde, metri di legno, picchetti in ferro dimenticati nella tasca davanti, un cimitero di penne delle quali nessuna scrive, matite senza punta, pennarelli che sporcano solo a togliergli il tappo e block notes in tutti i formati dall’A6 all’A1. Per questo motivo, se riceve un dono in natura (frutta, ortaggi, insaccati), l’architetto è costretto a portarlo in separata confezione, in genere in una busta di plastica bianca, confondendosi a quel punto con un clochard.
– Le spese: In ultimo, ma non certo in ordine di importanza, vi è il fattore economico. Sia il turista che l’architetto alla fine della giornata trascorsa in giro per il mondo, avranno affrontato delle spese. Ovviamente nessuno dei due verrà rimborsato, si tratta sempre di “soldi a perdere”. Ma, di queste spese, il turista ne è consapevole, l’architetto ne è vittima.
C’è un solo caso in cui è praticamente impossibile distinguere le due figure: quando coincidono. Caso infrequente, perchè oggi l’architetto raramente si può permettere di mutarsi in turista.
(P.s.: un sentito ringraziamento al collega, del quale non farò il nome, che ha ispirato il brano)
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