Ancor prima che sopravvenisse la pandemia, con le relative ordinanze e DPCM che limitano la mobilità per chi non svolge attività essenziali, qualcuno si era già posto il problema di quanto fosse utile l’architetto.
Non filosoficamente (quello non interessa a nessuno) né burocraticamente (a produrre “carte” son buoni tutti) bensì da un punto di vista puramente pratico.
Per sciogliere ogni dubbio, gli effetti di un’eventuale quanto improvvisa sparizione dell’architetto, sono stati monitorati attraverso un esperimento condotto presso 1000 cantieri, scelti a caso e sparsi in tutta la penisola.
Ad altrettanti architetti, generosamente offertisi volontari, è stato chiesto di dissolversi, come le famose lacrime nella pioggia di “Blade Runner”.
Il test ha dato risultati piuttosto omogenei con minime variazioni dovute ad alcune variabili impazzite come l’anarchia dei costruttore, l’insofferenza del committente e la tendenza a delinquere di entrambi.
Le conseguenze dell’assenza dal cantiere dell’architetto, osservate nel corso del tempo, sono state le seguenti.
TRE GIORNI: Nessun effetto sensibile. Rari interrogativi sollevati al cielo e là rimasti, inevasi.
UNA SETTIMANA: Qualche dubbio. Alcune lavorazioni rimangono sospese in attese di indicazioni, le restanti vengono portate a termine recuperando i grafici già prodotti.
DUE SETTIMANE: Alcune delle lavorazioni sospese vengono riprese secondo interpretazioni personali o stabilite di comune accordo tra il committente, il capocantiere e qualche parente in visita occasionale. Altre vengono rimandate anche per il sopraggiungere della pausa pranzo o per il termine dell’orario di lavoro.
TRE SETTIMANE: L’intervento, provvidenziale, di un cugino mezzo-geometra risolve le questioni più complesse. Rimangono alcuni dubbi su interventi particolarmente delicati sui quali si decide di tenere un’ulteriore riunione, col beneficio della consulenza di una connessione internet.
UN MESE: L’arrivo, frammentato e progressivo, sul cantiere di vari esperti, di dubbia competenza ma di grande risolutezza, consente al cantiere di riprendere a pieno ritmo.
A questo punto l’esperimento poteva ritenersi concluso ma gli scienziati hanno voluto seguitare, per osservare e valutare ulteriormente, fino all’estreme conseguenze.
DOPO QUARANTA GIORNI alla domanda se c’è un architetto, seguono sguardi smarriti. “Architetto? Quale architetto?” si sente dire tra elettricista e pavimentista. Chi, invece, ancora se lo ricorda, ne parla male. Contestualmente un solerte imbianchino, contravvenendo alla regola per la quale lui arriva sempre per ultimo, viene chiamato a cancellare tutti gli schizzi a matita che l’architetto aveva lasciato sulle pareti grezze, a favore di tutti.
INTORNO AL 45° GIORNO affiorano teorie negazioniste. Dal cartello apposto all’ingresso accanto alle voci “progettista” e “direttore dei lavori” sparisce il nome dell’architetto. In alcuni casi sparisce anche il cartello, così come le imponenti documentazioni tecniche lasciate in custodia al capomastro. In taluni casi, in un angolo, si intravede un mucchietto di cenere, disposto alla base di una macchia di bruciato che risale, inquietante, dalla base di una vecchia parete.
AL 50° GIORNO il processo di rinnegazione dell’architetto è totalmente avvenuto, con grande sollievo del committente che non dovrà più pagarlo, neanche per competenze retroattive, ovviamente.
DUE MESI Rimossa ogni traccia dell’architetto, il costruttore se occorre, apporta alcune modifiche al progetto in realizzazione, contravvenendo anche ad istruzioni di natura statica (l’esperimento contemplava anche la scomparsa del presumibile ingegnere). Tipo trasformare tutte le finestre a nastro in interminabili balconate o utilizzare il calcestruzzo come fosse Tavernello e i ferri di armatura come il tartufo nel risotto. Inoltre eventuali tetti-giardino vengono abusivamente sopraelevati e trasformati in mansarde.
L’esperimento si è concluso tra il 65° e il 70° GIORNO quando il committente sostituisce tutti gli incartamenti con una sola, unica e inappellabile, comunicazione di manutenzione ordinaria.
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Leggi “L’Architemario in quarantena – Prigionia oziosa di un architetto”. Il libro che, avendo previsto tutto, vi da l’opportunità di scoprire cosa avverrà in futuro.
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Atto di poesia (vernacolare)
L’architettura è sempre una storia (Premio PIDA giornalismo 2020)