L’ARCHITETTO E LE MOSTRE D’ARTE

GAM BolognaL’estate è il momento delle mostre d’arte, fateci caso: locali sfitti, vecchi negozi, chiese sconsacrate, depositi di alimentari andati a male (sia i depositi che gli alimentari), garage troppo umidi anche per le auto, qualsiasi spazio va più che bene per riempirlo di paccottiglia e organizzare una personale di un qualche pittore naive o un ensemble di designer riciclativi.

Ma il vero problema non è il contenitore, né il tipo di contenuto di queste mostre, ma le persone che vi partecipano e le frequentano, specie durante il vernissage di inaugurazione. Statuendo un anagrafe dei presenti, si potrebbe stabilire che il 75% sono architetti e questo fa subito, di ogni mostra, un pessimo ambiente.

Esistono varie figure di architetti che si incontrano alle mostre d’arte, ecco le dieci principali tipologie:

–         Il designer ecocompatibile-riciclatore: Specializzato in oggetti realizzati con materiali di scarto, per essere coerente si veste con roba avanzata dai parenti o scavata in qualche pallet all’outlet. Te la mena per ore con la faccenda del sostenibile predicando stili di vita da asceta, poi lo vedi andare via, trafelato, su un SUV che inquina come un incidente nucleare.

–         Il designer giovane che ha vinto un premio: Tutti i giovani architetti sognano di fare i designer, se non altro per riuscire a mostrare ai parenti e agli amici qualcosa che hanno fatto loro. Questo entusiasmo in genere sfuma dopo aver realizzato un portaombrelli con i tubi del gabinetto o una applique con il flessibile della doccia. Resistono solo quelli che hanno, inconsapevolmente, vinto un qualche premio, una menzione ad un concorso, una pubblicazione, una pacca sulla spalla dal vicedirettore di una fabbrica di poltrone ecc. Questo ritarda sensibilmente il loro ingresso nel mondo del lavoro e, conseguentemente, allunga di molto la loro permanenza nel mondo del design. Ciò gli da diritto ad innumerevoli passerelle alle mostre d’arte.

–         Quello che non espone perché espone in un posto più grande e più bello: In realtà nessuno lo sa che questo tipo di architetto produce anche opere d’arte e, soprattutto, che sta esponendo in un’altra mostra; questo finché lui stesso non estrae dal taschino un bigliettino da visita dove sotto la scritta, molto piccola, “architetto” ci sono una serie di ruoli quasi tutti in inglese ed incomprensibili. In mancanza del bigliettino si può riconoscere anche da lontano per l’atteggiamento di sufficienza e superiorità, che porta stampato sul volto.

–         Il mecenate: L’architetto mecenate è quello che mette in contatto i vari architetti artisti, dopodiché trova uno spazio per farli esporre e si occupa anche di trovare un filo conduttore tra di loro, operazione, quest’ultima, che nella maggior parte dei casi non riesce benissimo. Al mecenate spetta di diritto il ruolo di grafico del manifesto e del raccoglitore di sponsor perché, sia chiaro, lui non ha un euro da investire. Spesso il mecenate è anche il proprietario del locale dove si svolge la mostra, questo è quello che fa veramente di lui un mecenate.

–         Lo scenografo: A volte coincide con il mecenate ma a volte anche no ed è un nuovo architetto che si occupa, a nessun titolo, di allestimenti. Le sue credenziali sono una buona dimestichezza con i chiodi ed il martello, ma anche con il filo di ferro e i tendaggi. Per essere ingaggiato l’architetto scenografo deve dimostrare di avere molto tempo libero che di questi tempi non è una dote difficile da possedere. Essere gay, infine, non è indispensabile ma senz’altro aiuta.

–         Il critico d’arte: Per dare maggiore autorevolezza alla mostra d’arte, viene sempre preventivamente convocato un architetto che ha abdicato con l’architettura costruita e si occupa di critica. Non importa di che tipo di critica si occupi, perché va bene tutto, in fondo il critico è un esperto a prescindere. In genere l’architetto-critico ha una parola non buonissima ma buona per tutti; utilizza frasi assolutamente incomprensibili e formula paragoni e metafore delle quali non ha nessuna cognizione. Un suo scritto, lunghissimo, viene messo all’ingresso e non lo legge nessuno (per fortuna). I più coraggiosi, quando va bene e il buffet ancora non è pronto, ne leggono cinque righi.

–         L’anziano presidente di qualche cosa: E’ una figura quasi mitologica che non può mancare ad ogni mostra che si rispetti. Viene invitato perché presiede qualche cosa (una rivista, un ente, un ordine), ovviamente non per meriti, di solito per investitura politica o potere economico. Alla mostra si aggira tra le opere con l’aria di quello che ne sa ma in realtà non ne capisce niente ed è venuto per altri motivi che poi si scopriranno verso la fine. E’ sempre accompagnato da un altro architetto, molto giovane, che gli fa da autista. Riceve molte presentazioni di gente che gli stringe la mano e dei quali lui dimentica immediatamente il nome. Va via prima perché ha un’altra mostra da vedere. Almeno così dice.

–         L’educato: E’ un architetto che avrebbe altre cose da fare ma è stato invitato e non ha saputo dire di “no” e allora va alla mostra d’arte con l’animo di un astemio che entra in una vineria. All’ingresso indossa il suo sorriso migliore e fa finta di conoscere tutti e di voler conoscere tutti quelli che non conosce. Quando gli chiedono cosa ne pensa delle opere esposte risponde sempre con aggettivi tipo: “suggestivo”, “particolare”, “originale”. Nutre una naturale invidia per tutti questi architetti dall’animo sereno e dal parecchio tempo libero a disposizione. Alla prima distrazione collettiva utile, scappa via.

–         Il fotografo: Quando non espone le sue creazioni, questo tipo di architetto si reca comunque alle mostre con la sua macchina fotografica, pensando di fare cosa gradita scatta un milione di foto che nessuno gli ha mai chiesto di fare e che, infatti, nessuno vedrà mai. Al massimo i suoi amici di facebook. La variante speculativa è l’architetto addetto stampa che scrive pezzi per giornali locali a tiratura condominiale che, viceversa, viene invitato con grande energia per garantire alla mostra qualche riga su un quotidiano. Quest’ultimo solitamente possiede dei poteri misteriosi, perché anche se non va alla mostra, il pezzo sul giornale esce comunque.

–         Il povero che deve cenare: E’ una categoria di architetti molto vasta che in teoria potrebbe contenere tutte le altre nove. Lo si riconosce perché arriva sempre molto puntuale per non rischiare di perdere il primo piatto del buffet. La sua tecnica è passare più volte dal banco e nel frattempo fingere grande interesse per le opere d’arte. Interesse che cessa in concomitanza con la fine del buffet o quando, dopo ripetuti passaggi, ritiene di essere sazio o di essere stato scoperto.

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