Prima che possedere una casa diventasse un lusso, in Italia si era molto diffuso il fenomeno della seconda casa, specie al mare. Abitazioni che restano (forse sarebbe meglio dire: restavano) silenziosamente sbarrate per 350 giorni all’anno e, improvvisamente, riprendevano vita a cavallo del Ferragosto. La cerimonia della riapertura di una “seconda casa” è preceduta sempre da una telefonata all’architetto, la chiamata arriva di solito verso il 10 di Agosto; l’architetto lo sa, vorrebbe non rispondere ma poi risponde sempre. In questa telefonata il proprietario della “seconda casa” annuncia fiero il suo arrivo in paese e contemporaneamente chiede la disponibilità dell’architetto ad accompagnarlo per fare il solito sopralluogo perché l’immobile ha bisogno di alcuni lavori urgenti.
I lavori riguardano sempre in ordine di urgenza:
1) Il rifacimento del bagno o la realizzazione di un ulteriore bagno
2) L’apertura di una nuova porta o l’ingrandimento di una stanza perché i “ragazzi” nel frattempo si sono fatti grandi
3) La bonifica da qualche macchia di umidità (trasformatasi in muffa) proveniente da chissà dove.
La telefonata non trova impreparato l’architetto che si oppone adducendo fantastiche motivazioni, prima di provare con la soluzione finale cioè millantando di essere in viaggio a circa 3000 chilometri da casa e quindi tecnicamente e fisicamente impossibilitato a presenziare alla riapertura. Siccome questi espedienti non funzionano quasi mai, l’architetto, nella maggior parte dei casi presenzia alla cerimonia, che si tiene sempre in orari assurdi, tipo alle 2 del pomeriggio o alle 3 di notte. Il proprietario della °seconda casa” arriva sempre con almeno 45 minuti di ritardo come il regionale per Caserta, abbronzato non si sa come e sudato non si sa il perché. Di solito la chiave non apre più perché nel frattempo la serratura si è ossidata o deformata. A quel punto, dopo un comprensibile momento di imbarazzo e ilarità, si passa all’abbattimento della porta di ingresso o alla telefonata ai vigili del fuoco. Immediatamente entrando si annusa una puzza di chiuso o nel peggiore dei casi di corpi in decomposizione, tipo anguria lasciata in frigo (spento) dall’anno prima, piscio di gatto entrato non si sa da dove o stagnamento dell’acqua fognante del water in sospensione. L’architetto osserva quindi nell’ordine: l’apertura della porta del frigo dove nel frattempo è nato un nuovo ecosistema popolato da moscerini aggressivissimi. Il tentativo di apertura delle finestre, anch’esse bloccate dal disuso, che vengono forzate di solito con il manico della scopa. La riaccensione delle luci e della caldaia, salutata come l’ammaraggio dell’Apollo 11. A questo punto, espletate le formalità di rito, il proprietario chiama in causa l’architetto al quale, innanzitutto, chiede di accertarsi che non vi siano state occupazioni illecite delle parti comuni, poi che le macchie di umidità non siano aumentate di superficie ed intensità, infine una sintesi riassuntiva del quadro fessurativo dell’immobile. L’architetto esegue silenziosamente queste operazioni mentendo su qualsiasi eventuale peggioramento della situazione pregressa. A questo punto il proprietario, soddisfatto, espone la sua lunga lista dei desideri che non prevede solamente l’impegno urgente dell’architetto ma anche quello di una schiera di artigiani edili, elettricisti, idraulici, falegnami ecc., il tutto da effettuare, ovviamente, tra il 12 e il 18 Agosto al massimo, perché lui ci tiene alla sua “seconda casa” e vuole seguire i lavori (in realtà il proprietario di “seconda casa” appartiene alla famiglia dei clienti che non si fidano e quindi non lascerebbe mai le chiavi di casa né all’architetto né a nessun altro).
Questo è il momento in cui l’architetto esperto prende tempo, sa che deve temporeggiare, ci sono vari metodi per farlo, uno di questi è fingere di effettuare delle telefonate per dare maggior credito alla sua buona volontà; dopodiché sparire e spegnere il cellulare per un paio di giorni, il tempo che lo slancio di euforia si esaurisca, e l’energia del proprietario si dissipi in giro per sagre e visite ai parenti
Alla fine capita sempre che tutte queste opere, nonostante ogni anno vengano dichiarate improcrastinabili, poi siano rimandate all’anno successivo.
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