L’ARCHITERRORISTA

terroreIn tempi di integralismi religiosi, alimentari e politici, uno sparuto novero di professionisti appartenenti alla tribù degli architetti italici, coltiva il rischioso hobby del terrorismo. Non con finalità mistiche e neanche ideologiche od eversive, ma solo per mera deformazione lavorativa. Gli psicologi ci stanno ancora lavorando su, per ora si sa soltanto che si tratta un atteggiamento di sfiducia genetico o indotto che conduce l’architetto, in questo caso detto Architterrorista, a pratiche di violenza psicologica a danno degli inconsapevoli committenti, che ne diventano vittime.

Secondo le più recenti teorie, l’Architerrorista può agire in cinque campi di applicazione differenti, classificati dagli studiosi come di seguito:

L’Architerrorista Finanziario (ATF): Questo tipo di Architerrorista è tecnicamente un autolesionista che ancora sopravvive nonostante la crisi che c’è. L’ATF, tutte le volte che si approccia ad un nuovo intervento lavorativo, sente il dovere, che lui presuppone etico, di avvertire il cliente che le opere a farsi costeranno una cifra assolutamente superiore a qualsiasi supposizione, anche la più negativa. Alle richieste di spiegazioni, l’ATF elencherà una serie di imprevisti che lui già prevede accadranno e che faranno lievitare i costi in maniera esponenziale. Secondo gli scienziati, si tratta di una tecnica che l’ATF adotta per poi poter dire che grazie a lui si è speso molto di meno e dunque far lievitare la sua parcella. La tecnica però prevede dei rischi, nel 20% dei casi il cliente ringrazia l’Architerrorista e chiama un architetto normale. Oppure rinuncia ai lavori e si spende tutti i soldi alla SNAI.

L’Architerrorista Burocratico (ATB): Questa specie di Architerrorista è in genere un pessimista cronico, che non nutre nessuna fiducia nella macchina dello stato o per sentito dire o perché ha subìto nella vita una serie lunghissima di vessazioni e contemporanee umiliazioni da parte di commissioni edilizie, soprintendenze e assessori all’urbanistica ai quali ha risposto male (gli assessori sono sempre molto permalosi). Dinanzi ad un qualsiasi intervento, anche nel più semplice dei casi, l’ATB snocciola una serie di adempienze assolutamente necessarie, per le quali occorre la compilazione di infiniti moduli in bollo che di conseguenza comportano la presentazione di innumerevoli domande che saranno oggetto di puntuali richieste di integrazioni. Il cliente spaventatissimo, si informa presso altri architetti che in genere la fanno semplice semplice ed infatti fanno il lavoro al posto dell’ATB che quindi lavora poco, e, solitamente, solo grazie al sistema delle autocertificazioni.

L’Architerrorista Statico (ATS): Questa specie di Architerrorista è solitamente un ingegnere mancato. A volte ha frequentato alcuni anni alla facoltà di ingegneria, magari sostenendo quattro o cinque esami, poi dinanzi al primo calcolo integrale indefinito fratto, terrorizzato si è spostato ad architettura. Il suo incubo rimane quello di doversi confrontare con solai che misteriosamente restano integri nonostante terremoti, eruzioni vulcaniche e feste di diciottenni. Quando viene convocato per dare un parere sulla possibilità di aprire un varco in un muro o di rifare una piattabanda, gli sovviene subito un principio di fibrillazione atriale che, per uno strano fenomeno sconosciuto alla medicina, trasmette subito al cliente. Alcuni ATS arrivano a ventilare l’ipotesi che anche solo sostituendo la persiana di un balcone, l’edificio potrebbe collassare su sé stesso. L’inquietudine dell’ATS ben presto contagia tutti i presenti sul cantiere, finché il committente decide di chiamare il 118 per l’architetto e un ingegnere per concludere i lavori. In tal caso l’ATS torna sul cantiere solo se massicciamente sedato.

L’Architerrorista Giudiziario (ATG): E’ il classico architetto che ha già subìto un paio di processi, solitamente per cazzate, ma dai quali ha accumulato condanne tali da sfiorare l’esaurimento della “condizionale”. Questo suo camminare “filo-filo” con l’accumulo di pena e la detenzione in carcere è proprio alla base del suo disturbo. Infatti con la fedina penale già lercia, è naturale che l’ATG vèntili l’ipotesi di un reato per qualsiasi intervento e centèllini l’apposizione del suo timbro come farebbe con l’acqua un attraversatore del deserto a piedi. In genere dinanzi a qualsiasi richiesta del committente, specie se in variante a quanto previsto, l’ATG risponde che non è assolutamente possibile, che c’è bisogno di una nuova autorizzazione e che nel frattempo occorre fermare tutto il cantiere, mandare in ferie gli operai, sbarrare l’ingresso e far sparire qualsiasi prova con la varechina. Gli ATG più pericolosi sono quelli che per ogni piccolo dubbio si fanno accompagnare da avvocati che poi fanno pagare dal committente. I clienti più navigati, che posseggono alibi incrollabili e non temono la magistratura, ignorano le raccomandazioni dell’ATG e fanno sempre, nottetempo, di testa loro.

L’Architerrorista Dimensionale (ATD): E’ l’architetto che non si trova mai sulle misure e tutte le volte che bisogna inserire qualche particolare preciso al centimetro abusa di osservazioni votate al pessimismo, tipo: “non ci va”, oppure “non ce la facciamo”. Frequenti pure i: “dobbiamo smontare e rifare tutto daccapo” e i: “bisognava pensarci prima”. L’ATD è il peggior nemico degli artigiani, odiato soprattutto da idraulici e falegnami e da quelli che fanno le cucine con i quali ingaggia furiose discussioni. Per riconoscere un ATD basta fargli fare l’ordine delle piastrelle: nel timore che non bastino ordinerà un quantitativo tale da pavimentare non solo l’abitazione in questione ma anche un’altra, in genere al mare più piccola. L’errore più grave è fargli ordinare le greche in ceramica smaltata del bagno, quelle che si pagano al pezzo. Artigiani e committenti che conoscono l’ATD, in genere, lo assecondano con grandi pacche sulle spalle e sorrisi di circostanza, poi si accordano e montano bagno e cucina quando lui è a casa con l’influenza.

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