Secondo le più prestigiose riviste di moda, quello da poco trascorso è stato l’inverno dell’arancione.
L’arancione è un colore che ha alti e bassi, ma non passa mai di moda.
Anche in politica l’arancione ha il suo fascino: nel 2011 De Magistris lo scelse per la bandana elettorale, Iulia Timoshenko per la sua rivoluzione anti-Putin che la portò, nel 2003, a diventare la prima premier donna in Ucraina.
Arancione è anche il colore recentemente scelto dal fantomatico generale Pappalardo per i gilèt dei suoi seguaci aizzati contro “il sistema”.
Più modestamente, in costa d’Amalfi non promuoviamo rivoluzioni. Tantomeno indossiamo gilèt arancioni, pettorine degli ausiliari del traffico escluse.
Tuttavia, per contribuire alla causa, possiamo vantarci di esporre una ringhiera fasciata da un’elegante rete da cantiere arancione in polietilene.
Si trova lungo la strada statale 163, nel comune di Maiori, in uno dei punti più panoramici della costa, all’altezza del km. 36, poco prima della splendida costruzione denominata “Torre Normanna” (che in realtà, come tutte le altre di forma quadrangolare, è di epoca aragonese).
La ringhiera arancione è nel tempo cresciuta. Ed ora si prolunga per circa 200 metri.
Avvalendomi della collaborazione degli archivi della rete, sono andato a controllare da quanto tempo è esposto tale monumento all’incuria. Un paio d’anni, pensavo.
Invece è in quelle condizioni dal Luglio del 2016 (si veda l’immagine tratta da google street view)
Mi sono chiesto, allora, quanto tempo ancora passerà prima che venga fatta la dovuta manutenzione e la ringhiera svestirà i suoi sobri abiti color albicocca.
Quali complessi problemi di natura tecnica e burocratica, uniti agli inevitabili ostacoli economici, bloccano questo intervento?.
Strano perché non è certo lo spirito d’iniziativa a far difetto all’ANAS, di cui quel tratto di strada è di competenza.
E’ stata, infatti, la stessa ANAS a promuovere nel Novembre del 2016, un progetto di fattibilità economica per realizzare, solo due chilometri più in là, una galleria (anzi un “by pass”) tra i paesi di Minori e Maiori, che secondo un primo quadro economico prevede una spesa di circa 19 milioni di euro, compresi 3040 per la “bonifica ordigni bellici”. Un lavoro di certosina cura quanto straordinaria fantasia condensato in un favoloso documento di 84 pagine (scaricabile cliccando QUI sul link del ministero dell’ambiente) e in alcuni fotomontaggi indubbiamente realizzati da analfabeti informatici.
Si tratta di una causa sposata con trasporto ed energia anche dai comuni interessati, nonostante si tratti chiaramente di un’opera faraonica e dannosa, che umilia il territorio e la capacità di progettazione e di tutela dell’ambiente di architetti e paesaggisti.
Ma vuoi mettere il fascino speculativo di una galleria contro la noiosa riparazione di una balaustra?.
Perizie, finanziamenti, nomine di tecnici fidati, clientele, varianti, consulenze, nuovi finanziamenti.
E ancora: interviste televisive, pagine di giornali, tagli di nastro tricolori, campagne elettorali con relative ascensioni nei cieli del paradiso politico.
Un quadro desolante ma non sorprendente.
Come spesso capita, coloro, incapaci di riparare una ringhiera o di pretendere che venga fatto, si sentono perfettamente in grado di fare un enorme buco nel paesaggio, ingrassandosi l’ego e il conto in banca dei servi di turno che, al pari dell’arancione, non passano mai di moda.
(articolo pubblicato nella rubrica “L’Archritico sul sito ulisseonline.it il 23.06.2020)
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