In questi giorni mia madre continua a lamentarsi per il caldo.
“Non ti lamentare mamma” le ripeto.
Al sud c’è questa tradizione: quando si soffre bisogna subito comunicarlo agli altri membri della famiglia, per condividere la pena. E’ un procedura che innesca fenomeni di tipo “circolare”.
Dunque ha chiamato sua sorella, zia Giuseppina, che vive solo a qualche decina di chilometri di distanza, però in campagna.
“Giuseppì…qui si muore dal caldo … 32 gradi. Per resistere andiamo al mare!” le ha detto.
Mia zia, subito dopo ha telefonato al figlio, cioè a mio cugino Nicola, che da qualche mese si è trasferito a Roma perche vuole fare l’attore. Ma Nicola teneva il cellulare spento allora ha risposto la segreteria telefonica.
Zia ha lasciato un messaggio: “Bello di mamma, qui si muore dal caldo!…35 gradi ! Per resistere ce ne stiamo in giardino all’ombra del nespolo e aspettiamo che il sole se ne scenda“.
Quando, dopo pochi minuti, mio cugino ha ascoltato il messaggio, ha provato a richiamare la zia, ma ha sbagliato parente e ha chiamato zio Peppino, che è un asociale risaputo, infatti per stare lontano da tutti, si è trasferito a Bolzano.
“Qui si schiatta”, gli ha detto asciugandosi il sudore dalla fronte ”…Siamo a 38 gradi. Resistiamo solo grazie al ponentino”.
A zio Peppino non gli pareva vero di aver ricevuto la telefonata da un nipote (non era mai capitato prima) e ha chiamato suo figlio, Brando, un altro mio cugino che studia a Parigi.
“Brando! Non puoi immaginare che caldo oggi! Il termometro della farmacia in piazza portava 41 gradi! Resisto standomene al reparto surgelati del supermercato”
Io, mio cugino Brando e un altro mio cugino, Giuliano, siamo cresciuti insieme. Giuliano ora vive a Dubai.
Brando lo ha videochiamato: “…guarda… Parigi è in una bolla di caldo!” gli ha detto mentre ruotava lo smartphone per mostrargli il panorama della città “43 gradi! Per resistere andiamo a tuffarci nella fontana di Saint Michel!”. E infatti era là che si stava dirigendo.
Giuliano non si è scomposto per nulla, ha chiamato il padre, cioè a zio Carlo, che ha la panetteria proprio sotto casa di mia mamma.
“Papà, sò Giuliano, si… si… qui a Dubai tutto bene. Caldo ? Mah, ti dirò… fuori ci sono 48 gradi, ma in ufficio, se funziona l’aria condizionata, resistiamo”.
Zio Carlo è uomo di poche parole, orgoglioso del figlio che per non farsi mantenere se n’è andato così lontano da casa per lavoro. Poco fa ha portato due filoncini caldi a mia mamma, è un pensiero grazioso che ogni tanto tiene.
“Oggi sono stato 8 ore a fare pane…” le ha detto “…al forno c’erano 50 gradi. Non si resisteva”.
A mia mamma ho detto che si è sempre meridionali di qualcuno, pure nel clima.