Come potete immaginare, la Pasqua dell’architetto è diversa dalla Pasqua dell’avvocato, del commercialista o dell’ingegnere. Inoltre (anche questo è intuibile) la Pasqua per un architetto è differente dal Natale e dal Ferragosto o dalle altre festività più o meno comandate. Questo perché le festività pasquali hanno quella durata intermedia tra il “paio di giorni” e la “quasi settimana” che per un architetto non rappresentano mai un vero periodo festivo. Infatti nella maggior parte dei casi l’architetto a Pasqua non riesce mai completamente a staccare dal lavoro e a riposarsi.
Ecco, in sintesi, come un architetto trascorre la Pasqua.
GIOVEDI SANTO: L’architetto è normalmente ancora a studio, nel caso di studi condivisi ha già assistito alla partenza per il mare o per la montagna dell’avvocato della stanza accanto (i tribunali, come tutti gli uffici pubblici, hanno calendari speciali), del geometra scomparso da due giorni mentre il commercialista sta chiudendo le ultime fatture con il trolley pronto sotto la scrivania. L’architetto, che non aveva neanche lontanamente immaginato di poter smettere di lavorare già dal Giovedi, è impegnato nel suo solito orario continuato fino a sera inoltrata, quando prima di spegnere il pc da uno sguardo alle previsioni del tempo che danno variabile, e lui, nel profondo del suo animo, spera che piova a dirotto così avrà la scusa per starsene a casa sul divano.
VENERDI SANTO: L’architetto il Venerdi si trascina regolarmente a studio promettendosi di sbrigare solo alcune piccole faccende entro mezzogiorno e poi di chiudere tutto per ritornare almeno il Martedi seguente, “ma anche Mercoledi se mi va” (pensa con ottimismo). Mentre è là, squilla il telefono e dall’altra parte ecco quel cliente che vive lontano e torna solo per Pasqua, giusto nel weekend e quindi ha bisogno, assolutamente, di parlare con l’architetto perché c’è quella vecchia pratica rimasta sospesa. L’architetto vorrebbe tanto rispondere: “e che c… ! Non ti fai sentire per un anno poi vuoi vedermi a Pasqua !?”. Ma non lo fa perché quel cliente gli deve ancora alcuni mila-euro di arretrati e, dentro di sé, spera che questa volta sia venuto a portarglieli e allora non importa che oggi deve tornare allo studio, perché potrebbe davvero valerne la pena. Intanto rimette in ordine la pratica della quale ha dimenticato tutto e magari la deve anche terminare o aggiornare. Il pomeriggio il cliente invece di arrivare alle 16, arriva alle 19, di fretta, fa alcune domande di rito che fanno presumere che di quella pratica ora si stia occupando un altro architetto, si fa fare delle fotocopie poi riceve una telefonata dalla moglie che lo intima di raggiungerlo al centro commerciale dove è impegnata nell’acquisto di uova gigantesche che non riesce a caricare in auto. Il cliente (a questo punto quasi certamente ex-cliente) saluta con affetto l’architetto, gli dice che si rivedranno presto e, ovviamente, non paga nulla dei mila-euro di arretrati. L’architetto rimane basito, vorrebbe bestemmiare ma non lo fa per rispetto alla festa religiosa.
SABATO SANTO: MATTINA – Il Sabato l’architetto dentro di sé è sicuro che se ne starà tranquillo e, finalmente, potrà organizzare il suo weekend festivo senza preoccupazioni. Vorrebbe svegliarsi tardi ma alle 7.30, per abitudine, è già desto e fissa il soffitto come fosse quello della Cappella Sistina. Alle 9 gli balena nel cervello l’intenzione di andare a fare jogging ma poi rinuncia perché ha deciso che deve veramente riposarsi. Allora esce e, così, ma solo per curiosità, per andare al bar fa il giro lungo così può passare davanti al ponteggio di quel condominio di cui sta sistemando le facciate. “Così, giusto per dare uno sguardo veloce”, pensa. Perché l’architetto ha come un guai-detector che gli consente di fiutare gli inconvenienti anche a miglia di distanza. E così, passando sotto il ponteggio nota un capannello di gente che discute e si insospettisce. Allora, preoccupato, chiama l’amministratore di condominio che lo informa che, proprio il giorno prima, degli operai distratti hanno inavvertitamente perforato il tubo dell’acqua ed ora ci sono 8 appartamenti allagati e altrettanti a secco, proprio in vista della Pasqua. Inoltre lo invita a prendere subito provvedimenti per evitare il linciaggio dei còndomini. A questo punto l’architetto prova a chiamare il geometra dell’impresa che ovviamente è al mare a Capoverde, quindi prova con il capomastro che non risponde perché è alle terme a fare un percorso di benessere. Disperato, chiama allora un suo conoscente idraulico che rintraccia solo perché è appena tornato da Ischia e il giorno dopo parte per il Marocco, e lo implora di riparargli la tubazione tranciata. Questo arriva con il SUV classe G, abbronzatissimo, con un ragazzino minorenne al seguito che gli porta la cassetta dei ferri e che lui comanda come l’omino della playstation, infatti lo spedisce sul ponteggio mentre lui dal basso senza neanche togliersi il pullover di cachemire via cellulare impartisce, con scortesia, ordini secchi. Il ragazzo, senza fiatare, in circa 35 minuti esegue la riparazione mentre l’architetto tiene a bada il condominio rischiando l’aggressione fisica. Ad intervento terminato, l’idraulico emette una finta fattura fiscalmente non valida, per 500 euro (circa 15 € al minuto, più dello stipendio di Balotelli) che pretende sia pagata seduta stante. L’architetto paga sull’unghia di tasca sua e, su invito dell’idraulico, da anche 10 euro al ragazzo.
POMERIGGIO-SERA: La prima metà del pomeriggio l’architetto la trascorre al telefono con il capomastro che nega qualsiasi responsabilità dei suoi operai e ovviamente rifiuta di rimborsare l’architetto per la riparazione. Questo gli riacutisce il suo principio di ulcera che si ripropone sempre in queste occasioni. Quando si sono fatte già le 18 l’architetto si ricorda di non aver ancora comprato neanche un mezzo ovetto per fidanzate, mogli, nipoti e parenti vari dei quali gli è stato notificato l’avviso di arrivo solo ad ora di pranzo. Per questo motivo si fionda al supermercato dove compra una decina di chili di cioccolato ben confezionato ma scadente. A sera viene convocato per la classica partita di calcetto-rimpatriata di vecchi amici, che, causa le inattività pregresse dei presenti, si conclude dopo circa mezz’ora per eccesso di infortuni. L’architetto, di solito incapace di trattenere l’impeto, rimane zoppo per uno scontro di gioco dovuto alla scarsa coordinazione unito all’appannamento di riflessi causato dall’anaerobìa.
DOMENICA DI PASQUA: L’arrivo di una massiccia truppa di parenti costringe l’architetto a svegliarsi presto e a recarsi ad una messa che, come da tradizione, viene celebrata in latino antico e dura dai 95 ai 120 minuti, configurandosi più come un sequestro di persona che come un rito religioso. A quel punto l’architetto partecipa ad un pranzo di famiglia che si apre con il casatiello intorno alle 13 e termina con il limoncello delle 16.30, come un matrimonio, ma senza le bomboniere. A quel punto l’architetto vorrebbe riposare ma viene trascinato, a fare il classico giro dei parenti per conoscere nuovi nati o a salutare bisnonni novantenni che è meglio andare a trovare perché “non si sa mai”, in case dove deve sempre rispondere a domande su “umidità di risalita” o “sgravi fiscali” e ci sono ancora da assaggiare salumi e pizze rustiche avanzate. Il giro dura fino alle 20 quando uno zio del quale l’architetto non ricordava neanche le generalità invita tutti a cena. A quel punto l’architetto, che prevedeva di dedicare qualche ora delle sue festività pasquali all’attività fisica per rimettersi in forma, si ritrova (oltre che zoppo) ingrassato di 2 kg, positivo all’alcool test e con i trigliceridi oltre il limite di guardia (e manca ancora il giorno di Pasquetta).
LUNEDI DI PASQUETTA: Il giorno di Pasquetta l’architetto non può sottrarsi alla tradizione della gita fuori porta. In realtà lui odia la gita fuori porta da quando ha smesso di decidere la destinazione che, in quanto architetto calcolatore, in gioventù stabiliva sempre in funzione della comoda accessibilità. Da anni oramai l’architetto, per la gita fuori porta della Pasquetta, con la scusa che lui è sempre “giovanile”, viene utilizzato come autista e (s)caricatore di bagagli, frigo portatili e sedie pieghevoli. Nonostante le sue obiezioni, la gita si svolge sempre in luoghi popolarissimi che si raggiungono tramite strade lungo le quali puntualmente avvengono incidenti e dove si formano file lunghissime. L’architetto che nei giorni precedenti per le note vicissitudini, non ha avuto né il tempo né la forza per opporsi ad un programma così incauto, accetta il giorno di Pasquetta come Cristo la passione. Trascorre 6 ore nel traffico, mangia cibo freddo, seduto su sedie scomodissime quando ne rimane una per lui (altrimenti per terra), a volte si becca un temporale che lo inzuppa fino ai calzini (nei bagagli c’è tutto ma mai un ombrello, perlomeno non c’è mai quello per lui) e trasporta carichi per un totale di 110 kg come una sollevatrice di pesi della DDR in una gara olimpica. Il tutto sempre da zoppo causa partita di calcetto del Sabato sera. A sera l’architetto ha mal di schiena come se avesse disegnato 12 ore consecutive al tecnigrafo ed è nervoso come quando arrivano i carabinieri sul cantiere.
MARTEDI IN ALBIS: Il Martedi l’architetto si è ricordato di dover assolutamente finire delle relazioni per una consegna del giorno dopo e che di conseguenza ha 3 appuntamenti solo in mattinata. Stanchissimo e claudicante, crede di sognare quando alle 9.30 è ancora a letto. Poi, dal buio della sua camera, realizza che l’inconsueta pace è solo la conseguenza della batteria esausta del suo cellulare. Ha come un sussulto, istintivo, che lo porta a cercare il cavo dell’alimentazione, tastando il comodino. Poi, come baciato da improvvisa saggezza, si abbandona a corpo morto sul materasso, regalandosi ancora 10 minuti di vacanza.
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