In un paese in perenne crisi di natalità, per fortuna, c’è un fenomeno che non resta mai orfano.
Si tratta dell’erogazione del finanziamento pubblico (da ora FP), tradizionale strumento attraverso il quale gli ottomila comuni italiani realizzano le più basilari opere di governo del territorio.
La gestazione del finanziamento pubblico ha, di solito, durata compresa tra i 20 giorni e i 2 anni tra i tempi del topo e quelli dell’elefante. Intervalli sufficienti a consentire il cambio di almeno due o tre giunte politiche a livello tra il nazionale ed il provinciale, una rotazione che consente quella promiscuità antica, sincera ed efficiente ma soprattutto quegli accoppiamenti necessari alla procreazione del finanziamento. Per questo motivo, i primi padri di un FP sono presidenti, assessori e sottosegretari che in genere ignorano l’argomento, ovvero sono padri a loro insaputa, partecipi di rapporti occasionali.
Appena partorito, al capezzale del FP compare immediatamente l’astuto podestà che si autodenuncia immediatamente suo padre naturale, in caso di scetticismo è pronto a denunciarne le generalità con tanto di certificazione pubblicamente affissa, che in teoria dovrebbe possedere la credibilità di un test del DNA.
Tuttavia, pur assumendosene la paternità, il governante, con il suo altruismo, intende dividerne il merito con qualche funzionario particolarmente acuto e preparato, un paio di collaboratori puri di cuore e, in un impeto di prodigalità, anche alla cittadinanza intera che ha sempre creduto in lui, sostenendolo come il più efficace dei Viagra.
Se ci sono problemi in termini giuridici, tra i padri del FP compare anche un avvocato, a volte persino uno studio intero. In caso di parti complicati, viene riconosciuto la paternità anche ad un super-tecnico, che proprio in virtù di queste doti viene pagato moltissimo. Ma, sia chiaro, da padre di figli difficili, sono soldi che merita fino all’ultimo centesimo.
A questo punto il FP a pochi giorni dalla sua erogazione ufficiale ha già una dozzina di padri: figlio di un enorme orgia.
Ma siccome il fascino di un FP è nella sua spesa, utilizzare un FP contempla il riconoscergli altri parenti più o meno stretti. Per questo, ancora in culla, il FP riceve numerose visite, si tratta di incontri riservati perché al FP va garantita l’adeguata riservatezza; in queste impenetrabili riunioni il FP scopre di avere numerosi zii e cugini, geograficamente quasi sempre gli stessi, che ricevono puntualmente la bomboniera e la partecipazione.
Dopo pochi mesi, la famiglia del FP si è allargata moltissimo, tanto che quando tecnicamente si esaurisce, subito prima della sua scomparsa (dunque prima che sia troppo tardi), nuovi padri arrivano a rivendicarne la paternità. Si tratta in genere di padri adottivi, che denunciano di aver, prima di altri, già seminato, fecondando quel FP. A sostegno di questa tesi, mostrano documenti pregressi per certificare la còpula, oppure in uno slancio di lealtà, dichiarano che, da padri adottivi, conoscono i veri padri che non sono quelli che si crede siano. In genere questi nuovi padri però non si sbilanciano, potrebbero esserlo, ma, pure loro senza saperlo.
Si stima che per ogni FP esistano in media circa 30-35 tra padri naturali, adottivi e presunti, tuttavia nessuno di questi conosce precisamente il sistema attraverso il quale è stato generato. Se interrogati potrebbero raccontare ancora la storiella del ritrovamento sotto il cavolo, dell’ape che vola di fiore in fiore o della mai accantonata cicogna.
Ma per fortuna e per buona pace di tutti, ogni FP nasce discreto per costituzione: non racconta a nessuno del suo vero papà.
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