C’è un solo posto nel mondo dove, causa coronavirus, gli asili e le scuole materne sono state chiuse, disponendo la didattica a distanza anche per i bambini.
Una piccola regione del sud Europa. Ed è la nostra.
Ovunque si fanno sforzi indicibili per mantenere aperte le scuole di grado inferiore: nessun alunno può realisticamente imparare qualcosa dinanzi allo schermo di un computer. Sarebbe più utile convincerlo a sfogliare un libro o invitarlo ad uscire a guardare le foglie cadere dagli alberi.
Nelle aule scolastiche, blindate come sale operatorie, è tecnicamente complesso che avvengano dei contagi, ma è verosimile che lo spostamento degli studenti sui mezzi di trasporto pubblico favorisca la diffusione della malattia.
Risolvere in pochi mesi il problema della mobilità urbana, nelle aree densamente popolate, non era possibile. Sicuramente, però, si poteva tentare di fare qualcosa in più.
All’interno di comunità piccole, come la costa d’Amalfi, dove c’è una sola strada e si conosce in anticipo il numero dei pendolari scolastici, quello da fare non era un semplice tentativo.
L’affollamento dei bus scolastici è una questione antica: nel 1988, quando affrontai da matricola delle superiori i miei primi viaggi verso il capoluogo, già esisteva.
Con una nota del 29 Settembre, forse folgorati sulla via di Damasco dall’apertura improvvisa di quegli stabili denominati “scuole”, i Sindaci della costa d’Amalfi, riuniti in conferenza, chiedevano alla Regione Campania di incrementare le corse del trasporto locale.
Appello ovviamente caduto, come ogni altro, nel vuoto e poi reso vano dall’ordinanza del governatore De Luca che il 16 Ottobre chiudeva tutte le scuole, “risolvendo” a monte il problema del trasporto scolastico.
Pensare, per tempo, al trasporto pubblico scolastico era un dovere degli amministratori.
Ma, evidentemente, erano impegnati in questioni più urgenti.
Tipo farci compilare i moduli per accedere alla spiaggia libera e a produrre e diffondere filmati apologici, degni della parodia dell’Istituto Luce.
Tuttavia non erano gli unici, e probabilmente neanche i più titolati, che potevano occuparsi di organizzare per tempo le corse del trasporto scolastico.
Poteva, ad esempio, farlo la Commissione regionale in materia di trasporti.
Peccato avesse altre urgenze: il 27 Luglio, mentre i nostri autobus già viaggiavano con la dicitura “completo”, il presidente della Commissione, proprio lui, trovava il tempo di occuparsi del tanto rinomato quando sconsiderato progetto di galleria tra Minori e Maiori, intervenendo in consiglio regionale per chiedere un’apposita variante al PUT, ovviamente concessa.
Un’azione talmente meritoria che gli consentiva, circa due mesi dopo, in occasione delle elezioni regionali, di essere l’uomo ritratto sul volantino più distribuito in alcuni paesi della costiera amalfitana, tra cui, casualmente, proprio Maiori e Minori.
Era il segnale che, mentre taluni romantici ancora sostengono che le priorità siano la salute, l’istruzione e la tutela dell’ambiente, altri, eletti, probabilmente ritengono sia più utile occuparsi di trivellazioni, circolazione stradale, appalti, parcheggi, magari semafori.
Tuttavia, tra Minori e Maiori, contate le preferenze racimolate, ampiamente sotto le previsioni, il risultato è stato una sonora batosta. Segno che i cittadini, quelli in grado di informarsi almeno, hanno capito bene da che parte stare.
E qui vale l’adagio di Sartre: “La fiducia si conquista a gocce, ma si perde a litri”.
Intanto migliaia di ragazzi campani, mentre i loro coetanei europei provano ancora a fare lezione in presenza, già dal 17 Ottobre si confrontano con lo schermo di un monitor.
I bambini delle materne, viceversa, che non hanno bisogno di mezzi di trasporto e potrebbero stare in classe, in queste splendide giornate d’autunno sono tutti in giro con i genitori o con i nonni.
Di loro ho fiducia.
Sono convinto che faranno di questo, un posto migliore. Riparando, per quello che gli sarà possibile, i nostri danni.
A Minori, giocano felici; tutti insieme, calciano un pallone o si rincorrono intorno alla fontana, nello spiazzo assolato del lungomare che è da sempre il loro preferito.
Proprio là, dove i nostri amministratori hanno deciso di far passare la strada statale.
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