A pochi metri da dove abito, stanno costruendo un “Palazzone”. Il Palazzone (“P” maiuscola perché è nome proprio), nel linguaggio non tecnico dell’italiano medio, è qualsiasi costruzione che superi l’altezza di due piani. Per edifici uguali o minori di due piani, si parla infatti di villa o più disinvoltamente di palazzina, per dimensioni ancora più modeste si può utilizzare la parola “casa” o i diminutivi “casetta” o “casarella”. E’ facile intuire che solo il Palazzone, però, faccia notizia.
Tutti hanno, prima o poi, un Palazzone che gli stanno costruendo accanto casa. Se si vive in una zona già densamente edificata, si può pensare ad un Palazzone che si costruisce accanto al proprio posto di lavoro o lungo la strada casa-ufficio. Infine si può immaginare il Palazzone che è sempre in costruzione di fronte alla casa dei genitori, cantiere che si visita dopo numerose invocazioni dei familiari con richieste di sopralluoghi.
La costruzione di un Palazzone richiama, infatti, la curiosità di tutti gli abitanti della zona nel raggio di 2 chilometri. Quando si inizia a costruire un Palazzone, innanzitutto si mettono dei cartelli stradali a caso, poi l’intera area viene recintata con reti dalla maglia fittissima, in modo che nessuno possa vedere nulla di quanto accade all’interno. Almeno all’inizio.
Questo però aumenta di molto la curiosità e la diffidenza intorno al cantiere. Meglio sarebbe che non ci fosse nessuna recinzione, per non destare sospetti. Purtroppo non si può fare poiché la costruzione di qualsiasi Palazzone comincia sempre con un enorme scavo. Molto clamore suscita anche l’apposizione del cartello da cantiere. In genere per la costruzione di un Palazzone, l’architetto preferisce utilizzare una formula vaga oppure molto criptica in modo che non si capisca mai di cosa si tratta. Ad esempio va molto il termine “riqualificazione” o meglio ancora “riconversione”, vocaboli buoni per tutto, dal parcheggio al grattacielo. Ma torniamo allo scavo. In linea di massima, anche i più ingenui comprendono che l’altezza del Palazzone è sommariamente proporzionale alla profondità dello scavo. Quando dalle reti, si intravedono scavi che inghiottono completamente pale meccaniche fino a farle scomparire nelle viscere della terra, i vicini iniziano a preoccuparsi di non vedere mai più il sole. Dopo la prima settimana il Palazzone inizia ad avere alcuni problemi a causa non solo dei vicini che mandano i vigili disturbati dal rumore, ma anche degli ambientalisti che controllano che tutte le autorizzazioni siano in regola, dei comitati “no cemento”, “no case”, “no consumo di suolo” ecc. e degli anziani che, durante la costruzione delle fondazioni, operano i primi fori nelle reti di recinzione per controllare che i manovali non sbaglino l’armatura delle travi rovesce. Nessuno infatti conosce il posizionamento, il dimensionamento e la piegatura dei ferri di armatura del cemento armato come gli over 80. Come questo sia possibile, è un mistero che nessuno ancora ha svelato.
Per evitare di dare spiegazioni a decine di curiosi e contestatori, l’architetto che dirige i lavori del Palazzone, effettua i sopralluoghi sempre intono alle 5 del mattino, in compagnia del capomastro che, per farsi trovare, quella notte dorme in macchina.
Ultimate le fondazioni, il Palazzone cresce al ritmo di un piano a settimana. Con un efficienza che non ha pari in Italia. Questa rapidità rispetta il principio della “rapidità inversa”, secondo il quale se si deve costruire un minuscolo parco giochi, un teatrino, una piccola palestra, una piazzetta o semplicemente pavimentare un marciapiede, il tempo di esecuzione viene misurato in ere geologiche, mentre il Palazzone di n-mila piani, basta che ti distrai un attimo e gli operai sono già arrivati al tetto.
Durante la costruzione del Palazzone, tutti si disperano dicendo che per colpa di quell’orrendo fabbricato, la zona sarà irreversibilmente deturpata e che si tratta di un vero e proprio “pugno nell’occhio”, tale ostilità si dissolve prima lentamente, poi repentinamente quando l’architetto ordina di montare le balaustre finto marmo, oppure fa dipingere di rosso il basamento o ancora, quando nel parcheggio antistante vengono sistemati quattro alberi e un paio di panchine. A quel punto gli abitanti della zona cominciano a considerare il Palazzone “non così brutto” oppure “tutto sommato decente”, il che la dice lunga sulla percezione che ha dell’architettura la gente comune; persino gli anziani, che notoriamente sono i più intransigenti, cominciano ad ammorbidire le proprie posizioni. Alcuni, però, lo fanno solamente perché, nel frattempo, hanno fatto amicizia con le maestranze e a fine turno vanno alla sala scommesse a giocarsi la bolletta insieme. Intanto i comitati del “no cemento”, “no case” e “no tutto”, si sono già spostati verso un altro Palazzone molto più mostruoso, un centinaio di metri più in là e gli ecologisti sembrano soddisfatti dalla piantumazione di una siepe di profumatissima lavanda e dei tanti vasi con i gerani ai balconi. Anche l’architetto del Palazzone è sollevato poiché, prima della fine dei lavori, può effettuare sopralluoghi ad orari, mano a mano, sempre più normali e a fare colazione al bar a fianco. Alcuni, riconoscendolo, gli chiedono persino se può salire su a casa a guardare la macchia di umidità sul soffitto. Fino a che passa, finalmente (e giustamente), inosservato.
Il successo del Palazzone, però, è definitivamente sancito da un ultimo, sorprendentemente lieto accadimento: l’apertura di un nuovo meraviglioso supermercato al piano terra.
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