LA CLASSIFICA DEI 10 PEGGIORI REGALI DA FARE AD UN ARCHITETTO (non solo a Natale)

Non so voi, amici architetti, ma io, in una decina di anni sono riuscito ad educare coloro che intendono, in occasioni di festività o anniversari, farmi dei doni, facendogli intendere almeno cosa evitare. In realtà, in principio, credevo che fare un regalo all’architetto, avendo costui molteplici interessi dislocati in vari ambiti della vita sociale, fosse un operazione piuttosto semplice. Invece proprio questa ampiezza di interessi può indurre il generoso “regalatore” a commettere errori imperdonabili. Per aiutare tutti voi “regalatori” con amici, parenti, coniugi o amanti architetti a non sbagliare ecco la classifica dei 10 regali assolutamente da evitare per un architetto (non solo a Natale):

10° posto: Il libro di architettura. L’architetto se ha del tempo libero, di solito, riesce a ritagliarsi un po’ di spazio per leggere; tuttavia essendo costretto per lavoro o per darsi un tono, a leggere di architettura per tutto l’anno, se ha tempo si concede volentieri letture distanti anni luce da tutto ciò che riguarda il suo lavoro. Inoltre siccome non si mai conoscono i gusti dell’architetto, che comunque sono nella maggior parte dei casi incomprensibili, si potrebbero regalare autori odiati e quindi sbagliare due volte. Variante intelligente: Abbonamento annuale a “La Gazzetta dello sport” mobile su smartphone.

9° posto: La matita con la mina doppia e morbida. A tutti va spiegato che all’architetto, per lavorare, la matita non serve più. Gli serve solo quando va al bar a fare la pausa caffè, che c’è sempre uno che parla di qualcosa che non sa spiegare a parole e allora per fare i tipi brillanti l’architetto fa lo schizzo sul tovagliolo di carta, che viene sempre uno schifo, ma tutti fanno finta che sia bellissimo e qualcuno addirittura fa la sceneggiata che se lo vuole conservare. Inoltre con tutte le matite che hanno già regalato all’architetto negli anni scorsi, potrebbe imbrattare i tovaglioli di tutti i bar dell’Asia minore per duecento anni. Variante intelligente: il caffè al bar, almeno ogni tanto.

8° posto: La pen drive con il pupazzetto. Un architetto che passa davanti al computer almeno 10 ore al giorno, non ha alcun piacere a ricevere doni che gli ricordano la sua scrivania. E comunque è di cattivissimo gusto regalare gadget per quello che lui ritiene uno strumento di tortura. Questa categoria comprende anche tutti gli altri inutilissimi accessori tipo il ventilatore, l’asciugasmalto e il fornellino scalda caffè tutti rigorosamente USB. Variante intelligente: un antivirus

7° posto: L’oggetto di design. Chi regala un oggetto di design ad un architetto ignora un concetto tanto semplice quanto ovvio. Gli architetti disegnano oggetti che definiscono di design per tutta una serie di ragioni che solo loro possono comprendere, per farli utilizzare ad altre persone in quanto questi oggetti, fondamentalmente, essendo di design, funzionano male o non funzionano affatto. Per questo motivo regalare un oggetto di design ad un architetto è come regalare un forno elettrico ad un tacchino. Variante intelligente: un ombrello normale, che ripari semplicemente dalla pioggia, che si apre facilmente e si chiuda facilmente.

6° posto ex-aequo: Il “Moleskine”. Se pensate che l’architetto sia sempre in giro per il mondo con il suo blocchetto “Moleskine” nel taschino e ogni tanto si fermi ad ammirare qualcosa per fare lo schizzo (con la matita punta morbida di cui sopra) sul taccuino, siete fuori strada. Vi siete visti troppi documentari del National Geografic Channel o puntate di Passepartout. Chiariamo quindi una volta per tutte che l’architetto innanzitutto non viaggia e pure se lo fa, quando lo fa, non schizza, né scrive, né si appunta pensieri o poesie. L’architetto oggi non ha tempo né per scrivere, né per disegnare. E ultimamente non ha tempo neanche per pensare. E si vede. Variante intelligente: un blocchetto per le fatture (che è anche di buon augurio).

Il portafoglio. Regalare un portafogli ad un architetto, in questo momento di crisi profonda rappresenta una provocazione che va ben oltre la semplice ingiuria, si tratta, a mio di una vera e propria offesa irreparabile. Potrebbe anche rappresentare una soluzione definitiva per perdere l’amicizia, separarsi dal coniuge o litigare con il parente. Variante intelligente: Mettere dei soldi nel portafogli, anche una banconota da cinquanta va benissimo

5° posto: Il completo per la palestra. Tutte le volte che sentite dire ad un architetto che deve ricominciare a fare sport perché è ingrassato, credete solo alla seconda parte della frase, cioè che è ingrassato e dimenticate la prima. Quel desiderio, solo vagamente ventilato, di iscriversi alla palestra è l’esternazione di un momento di scarsa lucidità che naufragherà tra pranzi con i parenti e cene dagli amici. Anche gli architetti che in gioventù sono stati grandi sportivi, ad una certa età, diventano grandi amanti del divano e una volta rientrati dal lavoro, il massimo dello sforzo che riescono a fare è la traversata del corridoio, il lancio del calzino nel cesto dei panni sporchi, il salto della biancheria sporca in bagno e il sollevamento del vassoio con gli affettati. Variante intelligente: Abbonamento a Sky cinema.

4° posto: Il puzzle (magari 3d, magari della Torre Eiffel): Nella mente di chi fa un regalo del genere, c’è l’idea che l’architetto abbia tempo da dedicare agli hobby come un qualsiasi pensionato che sorveglia gli scavi dei cantieri. E che, ammesso che ce l’abbia, il suo desiderio sia quello di litigare con centinaia di tessere che incastrandosi in maniera misteriosa danno vita ad un oggetto, per la totalità delle persone, altrettanto misterioso, che una volta terminato non si sa mai dove mettere perché dovunque lo metti, occupa troppo spazio che sottrae ad altre cose molto più utili. L’unica possibilità di salvezza per il puzzle 3d è che l’architetto abbia figli (almeno due) con un’età compresa tra i 6 e i 9 anni, che una sera si ritrovi a casa con loro, che quella sera vada via la luce, che quella sera le batterie della Nintendo siano scariche e che possa ricattarli con un argomento molto convincente. A quel punto forse il puzzle 3d verrà costruito. Variante intelligente: un biglietto aereo per Parigi

3° posto: La confezione di sashimi (sushi o qualsiasi altro cibo esotico). Molti pensano che il mito dell’architetto alternativo si riproponga anche nel cibo. Si immaginano dunque questi architetti che cenano in locali di nouvelle cuisine con ingredienti provenienti da luoghi sperduti della terra, che l’architetto, siccome conosce il mondo, apprezza in nome del suo multiculturalismo. Bisogna invece spiegare con chiarezza che gli architetti si cibano di cose assolutamente consuete, basic, come tutti gli esseri umani; anzi, leggermente sotto la media degli esseri umani. Variante intelligente: un cartone da sei di vino buono

2° posto: Il pennino con il calamaio. E’ la variante raffinata della matita. Si tratta chiaramente di un rigurgito dei ricordi del libro “Cuore” anche in versione sceneggiato televisivo, dove, giustamente, a fine ‘800 non essendo ancora state inventate le penne a sfera, l’unico strumento per scrivere era il pennino intinto nell’inchiostro. Questi oggetti dotati di un packaging molto affascinante, di solito rimangono per sempre  ben chiusi nella confezione, a sua volta ben rinchiusa nell’armadio. Di solito, dopo molti anni, l’architetto lo ritrova e lo regala ad un suo collega. Si calcola che nel mondo ci siano circa 2,6 milioni di pennini & calamai che girano per gli armadi vorticosamente. Variante intelligente: il packaging, sempre molto utile, vuoto però.

1° posto: La targhetta “chi vuole male all’architetto…ecc..”. Si tratta di uno degli oggetti più kitsch della storia dell’umanità, di solito viene regalata alla laurea o in caso di successi professionali. Fatto sta che, storicamente, nessun architetto al mondo ha mai esposto nel suo ufficio una di queste targhette neanche se gli e la regala la figlia 7enne; in quanto innanzitutto contengono una potenziale maledizione nei confronti di un eventuale cliente (che con i tempi che corrono non è il massimo del marketing) e poi in sostanza perché trasmettono una nettissima sensazione di sfiga, così evidente che il primo a toccarsi sarebbe proprio l’architetto. Variante intelligente: in questo caso non esiste nessuna variante.

Ed ora che sapete tutto, controllate a che posto è il regalo che avete ricevuto (o fatto).

In realtà il regalo più bello sarebbe stato il mio libro “L’Architemario – volevo fare l’astronauta”, l’unica ed indispensabile guida di sopravvivenza che ogni architetto contemporaneo dovrebbe assolutamente leggere.

Purtroppo il libro è esaurito, quindi potete solo sperare in una ristampa. copertina L'Architemario 

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