“Se il mondo fosse giusto, ognuno avrebbe una casa adeguata alle proprie necessità”. (cit. io).
Oggi, per la prima puntata della rubrica “Le case ideali del…” parleremo della casa ideale del Maschio italiano.
Il Maschio italiano vive, idealmente, in un ambiente unico, essenziale, anche detto, nel linguaggio moderno “open space”, di circa 30 metri quadri, dei quali circa i 2/3 sono occupati da un divano ad un numero di piazze indefinito che il Maschio italiano utilizza per la totalità dei suoi bisogni elementari. La restante parte dell’ambiente, in posizione frontale al divano, è occupata da un mobile basso dove vi è appoggiato un grande televisore minimo da 42 pollici.
Tale mobile basso contiene anche alcune strumentazioni elettroniche quali: console e un paio di decoder per pay per view. Un apposito scompartimento di tale mobile è riservato allo stivaggio di un quantitativo di alimenti zuccherati, solidi e liquidi, variabile dagli otto ai quattordici chili. Sulla parete opposta è parcheggiato un frigorifero nel quale il Maschio italiano conserva la sua riserva di snack, insaccati, cibo spazzatura, birre ed alcolici in genere. Lo spazio restante viene lasciato libero per consentire gli spostamenti dalla porta di ingresso al divano, dal divano al mobile tv e viceversa.
A volte la camera è aerata da una finestra, altre volte no perché comunque sarebbe molto faticoso aprirla e chiuderla al bisogno. La temperatura ideale è garantita da uno split di aria condizionata posizionato lateralmente al divano che rimane accesso ininterrottamente dodici mesi l’anno, ventiquattro ore al giorno. L’illuminazione è garantita da una lampada a pavimento che viene accesa solo quando il maschio italiano smarrisce il telecomando tra i cuscini del divano, per ritrovarlo.
Per consentire al Maschio italiano di compiere l’unico bisogno che non sarebbe furbo espletare sul divano, comunicante con l’open space, ha a disposizione un bagno minimo che utilizza anche per le pause di riflessione dedicate alla lettura di riviste risalenti anche a dieci anni prima e, dove al contrario della camera, la finestra di arieggiamento, per ovvi motivi, rimane sempre aperta anche quando fuori c’è il sottozero.
Adiacente alla casa ideale del Maschio italiano, vi è un’altra minuscola abitazione che rende ideale la prima, formata da una lavanderia e da una cucina fornita di una poltrona-letto. In questa dependance vive silenziosamente una donna, chiamata a seconda dei casi “moglie”, “fidanzata” o, nella maggior parte dei casi, “madre” o meglio ancora “mamma” che provvede al sostentamento fisico del Maschio italiano attraverso la produzione pressoché continua di cibo.
Tale donna somministra, ad intervalli periodici molto precisi, anche biancheria pulita al Maschio italiano. Gli scambi avvengono attraverso una piccola porta finestra che è anche l’unico collegamento tra la parte abitata dalla donna e quella nella quale vive il Maschio italiano.
Teoricamente il Maschio italiano e la donna non vengono mai a contatto diretto, utilizzano ingressi separati e le pareti delle due parti sono massicciamente schermate sia dal punto di vista acustico che termico.
Si narra, infine, che nottetempo, o approfittando delle brevi assenze del Maschio italiano, la donna irrompa in camera per effettuare le necessarie pulizie, spingendosi coraggiosamente persino in bagno per evitare il proliferarsi di colonie di batteri in numero di diversi miliardi, scongiurando il rischio di pandemie planetarie.
Nell’immagine la casa ideale del Maschio italiano in pianta (clicca per ingrandire).
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