Da quando sono venuto a vivere qui, quattro anni fa, non le ho più indossate eppure ho deciso che continuerò a conservarle. Le tengo nel cassetto in fondo all’armadio in una scatola di cartone grigia e blu, avvolte nella carta di giornale. Quando ho bisogno di rincorrere un ricordo, mi siedo sul pavimento di fronte all’armadio e apro quel cassetto, sposto la roba che c’è davanti e sopra e tiro fuori la scatola. Lentamente le libero dalle pagine di quotidiano che le custodiscono e le posiziono sul pavimento davanti ai miei occhi. Sono ancora, pressappoco come quando le vidi in vetrina: la suola nera e bianca con una riga gialla che gira intorno, la tomaia in tela bianca e blu con la plastica dura dietro. Sopra, dalla parte dei lacci, due linee gialle sottili le attraversano da parte a parte unendosi alla riga che corre lungo il perimetro in basso. Pressappoco dicevo.
La sinistra ha un taglio sottile tra il bordo della suola e la tomaia, proprio nella parte anteriore, internamente, ma lo squarcio riguarda solo la tela, come una ferita di guerra non ben suturata. E’ la a testimoniare quella volta che rischiai di perdere il treno. Era un treno che non potevo lasciare andare, perché avrei trovato lei alla stazione d’arrivo ad aspettarmi. E allora corsi, corsi forte e arrivai al binario che già il capotreno fischiava e allora fui costretto a saltare sul vagone. Quel movimento troppo repentino e brusco, ritengo, causò lo strappo.
La destra aveva invece solo un piccolo buco in alto proprio dove capita l’unghia dell’alluce, è il ricordo di una partita in strada, di notte dopo aver tanto bevuto. Cioè, io non tanto, ma i miei amici si. E riso, quello anche io, parecchio. Un tiro formidabile, al volo, con la palla che volò lontanissimo oltre la recinzione di un condominio sancendo la fine della partita.
Solo i lacci sono cambiati. In origine erano bianchi, ora sono blu. Nuovi, contrastano con la patina di sporco che c’è intorno. Ma amo il blu. E poi si abbina così bene al giallo.
So che dopo tutti questi anni potrebbero andarmi ancora perfettamente. Le ho comprate che avevo già il mio 42. Che avrò sempre, finché campo. Ecco una cosa meravigliosamente positiva dell’invecchiare: volendo, puoi metterti sempre le stesse scarpe.
(da “descrivi un oggetto” – corso di scrittura creativa, Salerno – Aprile/Giugno 2017)
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