Il valore degli aggettivi per il signor M.

pomodori e fumoQuel giorno, il 26 di Aprile, era il compleanno del signor M.. Nessuno sa di preciso quanti anni avesse. Però era vecchio, molto vecchio. Nessuno ricorda neanche quale fosse il suo nome, ma tanto non era un grande problema: per per trent’anni esatti era rimasto solo. Da dove abitava lui erano andati via tutti: l’ordine di sfollamento era stato dato in ritardo, qualcuno si era opposto, ma poi gli abitanti avevano ubbidito; tutti tranne il signor M..

Da quel brutto edificio in cemento si era alzata una nuvola color cenere e l’aria aveva preso a puzzare di zolfo e cane bagnato. Un generale in mimetica aveva puntato un compasso su una vecchia mappa, facendo centro sulla nuvola di fumo e aveva disegnato un cerchio di raggio venti chilometri. Lungo quell’incerto segno di matita, vennero sistemati delle reti, parecchio alte, almeno fino alla curva del cielo.

Due giorni dopo, soldati in tuta metallizzata bussarono alla sua porta, il signor M. che era in cucina a preparare l’insalata di pomodori, pensò fosse arrivato il Carnevale in ritardo.  “Deve lasciare questa casa” gli dissero. Erano in sei, viaggiavano in due vecchie auto begie. “Perché mai dovrei farlo ?” rispose il signor M..

Non ha sentito alla televisione ? C’è stata un esplosione. E’ pericoloso restare qui.

Il signor M. che intanto non smetteva di tagliare i pomodori, pensò che non aveva sentito nulla mentre sollevò appena il capo.

La televisione non ce l’ho. Comunque io da qui non mi muovo” (breve pausa), “E poi non ho neanche un posto dove andare”.

Il governo ha messo a disposizione degli alloggi per lei e per gli altri”.

A me piace vivere da solo” rispose il signor M..

Se non lascia questo posto, presto sarà vittima delle radiazioni” urlò il capo dei soldati che si stava spazientendo.

Dite alle radiazioni che le aspetto. Ed ora se per cortesia potete lasciarmi cenare”. E mentre lo diceva accompagnò lo sguardo verso la porta.

I soldati ebbero un breve conciliabolo, l’ordine del Governo era di tornare con il signor M. ma i piani stavano deragliando. Qualcuno pensò addirittura di sopprimerlo e arrivederci. Dopo qualche minuto, il capo fece cenno agli altri di uscire, poi si avvicinò al signor M. e gli si sedette accanto.

Tenga” e così facendo gli infilò in tasca una busta. “Si presenti a quest’indirizzo, con questa busta; dica che la manda il presidente”. Il signor M. lo guardò dritto in viso, curioso. “Si fidi, è una grande occasione, non se la lasci sfuggire” e gli strizzò l’occhiolino con complicità.

Quindi uscì anche lui, sparendo nella sera.

Il signor M. non fece una piega, ritrasse la busta dalla tasca, la guardò un secondo e la poggiò nel cassetto del comodino. Poi non ci pensò più. Fu così che il signor M. rimase solo. Per molti anni non si ebbe più nessuna notizia di lui. Nessuno lo cercò, lui non cercò nessuno. L’area fu completamente interdetta, il primo mese gli elicotteri sorvolarono il reattore. Poi il silenzio. Il Governo insabbiò tutto, si disse che quell’area venne sgombrata per motivi militari, qualche oppositore provò a denunciare il disastro radioattivo, ma venne messo a tacere, con le buone o con le cattive maniere.

Da allora passarono 30 anni. Il signor M. pensò a tante cose e visse sereno, lui, il suo orto e per altri 12 anni il cane Pluto che poi venne sostituito da un gatto randagio, che non ebbe mai un nome. Intorno a lui, oltre quel cerchio di raggio venti chilometri, cambiò tutto. Cambiarono le stagioni, i governi, i programmi alla tv, le mode e le pettinature dei cantanti. Venne scoperto il PVC, il PET, il DVD, inventato il floppy disk, l’USB, la TASI e la TAC. Finché un giorno, dopo circa 30 anni, alcuni scienziati entrarono nella zona radioattiva per fare degli esperimenti. L’orto del signor M. era pieno di pomodori enormi di un colore rosso intenso, ma anche di fave, fagiolini, quattro alberi di arance e un campo di rose. Tutte in perfetta salute. Gli scienziati bussarono alla porta; erano le due del pomeriggio di uno splendido Maggio. Il signor M. mangiava da solo la sua solita insalata di pomodori e pensava alla semina del pomeriggio.

Accomodatevi” disse il signor M., “era un po’ di tempo che non avevo visite”.

Lo scienziato più giovane si sedette accanto al signor M., mentre gli altri due restarono in piedi accanto alla porta, come sentinelle. Erano come increduli, gli fecero alcune domande, poi uno scienziato aprì una borsa e cominciò a visitare il signor M. che intanto aveva finito di pranzare e non si oppose.

Uno scienziato gli sentì il cuore, gli misurò la pressione sanguigna, gli fece aprire la bocca e dire “aaaaaaaa”, lo fece tossire, poi gli provò i riflessi. Il signor M. era in perfetta salute. Infine, poggiandogli il contatore sull’avambraccio misurò la sua radioattività. I valori sembravano nella norma: circa 2 millisieviert. Sotto il limite di guardia. Seguirono altre visite di medici e strani tipi che fecero al signor M. molte domande. Il signor M. pensò che la sua tranquillità stava per finire. Una troupe televisiva gli chiese un’intervista ma lui rispose a monosillabi, controvoglia e il filmato venne allungato con molta moviola e musica di sottofondo del Rondò Veneziano.

Quindi tutto tacque finché un funzionario alto in grado si introdusse in casa sua di notte offrendogli molti soldi per dire che non c’era stata nessuna esplosione, anzi che quell’area era ospitale e si viveva benissimo. Il signor M. ci pensò un po’ su, ma non accettò. Poi con delle gru spianarono un grande pezzo di collina, una settimana dopo sulla collina spianata arrivarono cento camion e quattro gru. Sistemarono un grosso cantiere, un architetto molto famoso diresse i lavori e in sei mesi costruirono una centrale color argento, con una strana forma trapezio-circolare e un laghetto con pesci veri proprio davanti all’ingresso; in fondo in un cono rovesciato posero un reattore più grande di prima. Il giorno dell’inaugurazione della nuova centrale venne tutto il Governo, il signor M. fu invitato ma non andò; dalla finestra della sua piccola casa sentiva la banda musicale e il baccano della gente. Il governatore fece un bellissimo discorso, disse che quell’opera era un capolavoro ma soprattutto sicura e avrebbe portato tanto lavoro, benessere e ricchezza a tutta la popolazione. Che i detrattori erano ingenui a stare contro il progresso che non si può fermare, che il futuro era realtà e bla bla bla. Poi disse anche che quell’area era tutta bonificata, l’aria purissima e l’intervento completamente ecologico, e dal camino non uscivano sostante inquinanti ma profumo di pesche sciroppate e dopobarba al mirtillo. Il signor M. pensò a lungo per capire il significato dell’aggettivo “ecologico”, ma non ci riuscì. Inoltre da quel giorno nell’orto del signor M. non crebbero più pomodori, né fave e neppure fagiolini. Gli alberi di arance si seccarono e al loro posto spuntò un solo albero dalla corteccia resistente e rugosa, con rami lunghi e senza frutti. Le rose appassivano prima di spuntare.

Al signor M. venne una gran tosse, chiese spiegazioni agli operai del reattore che risposero portandogli riserve di pomodori cinesi e grandi quantità di sciroppo al mentolo. Il gatto scappò, e non venne mai più ritrovato. Il signor M pensò che la colpa fosse di quel fumo alla pesca sciroppata. Poi a cento metri dalla casa del signor M., costruirono un quartiere di case basse e bianche, opera di un altro architetto molto noto in città: erano le case per gli operai e le loro famiglie. Persino un asilo, con un parco pieno di giostre e siepi finte.

Due giorni fa il signor M., per caso, tra un catarro e l’altro, ha ritrovato quella busta nel cassetto del comodino ed è partito. Ha camminato a lungo a piedi, poi ha preso un treno ed ha viaggiato per molte ore, finché è giunto a quell’indirizzo preciso. Là vi ha trovato un grande palazzo color ocra, con grandi vetrature, appena costruito. Il signor M. si è presentato alla reception mostrando la busta. La receptionist aveva chiamato la direttrice che a sua volta aveva chiamato l’amministratore delegato. Seguirono delle telefonate. Perché tutto era cambiato, ma i presidenti, quelli con la “P” maiuscola restano sempre presidenti. E le promesse nelle buste non vanno mai in prescrizione.

Oggi il signor M. ha festeggiato il suo compleanno, lo hanno sistemato in una stanza ben ammobiliata con molti conforts. All’ultimo piano, lo ha voluto lui perché è abituato a vivere senza nessuno che gli cammini sulla testa. Non può tenere un cane, e neanche un gatto. Pazienza.

Ha festeggiato questo compleanno, ma festeggerà anche quello successivo, e quello seguente ancora. Per la precisione altri 12 compleanni. Spesso pensa che nella sua piccola casa era felice ma anche ora sta bene.

Un giorno in televisione (perché ora ha anche una televisione) vedrà le immagini che provengono da quel raggio di venti chilometri. Di striscio rivedrà anche il suo orto, senza più pomodori né fave. Hanno sfollato le case degli operai e le giostre sono vuote. Uomini in tuta metallizzata spruzzano liquido fosforescente su un cumulo di macerie bruciate. Sono cose che non si possono più insabbiare, perché nel frattempo hanno anche inventato gli smartphone, internet, i social network e i canali allnews.

Il signor M. pensa che siccome gli uomini non imparano tanto dai loro errori, spesso il passato può tornare, peggiore di prima. E che gli aggettivi hanno un valore e bisogna diffidare da chi ne usa troppi e troppo spesso. Pensa tutto questo; immerso in una vasca idromassaggio.

P.S.: Oggi sono trent’anni esatti dall’esplosione di Chernobyl. Tra le tante cose mi ricordo che ci dissero che non si potevano mangiare i pomodori ma soprattutto l’insalata. Ma non ci feci molto caso: a me l’insalata neanche piaceva.

TWITTER: @chrideiuliis

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