Da una ricerca condotta su scala nazionale, si è scoperto che il 65% degli architetti preferisce il presepe, contro solo il 25% che predilige l’albero di Natale. Il 10% ricade nella categoria degli indecisi che non sa o non risponde, tra questi lo 0.5% degli intervistati ha pensato si trattasse di un tentativo di vendere qualche manuale in digitale e ha attaccato il telefono prima ancora che venisse formulata la domanda.
Il presepe per molti architetti italiani costituisce una forma di naturale sfogo, in contrapposizione ai consueti 12 mesi di frustrazione, durante i quali sono maturate decine di illusioni architettoniche, tutte naufragate per variegati motivi.
Nella maggior parte dei casi il presepe rappresenta l’unica possibilità della quale l’architetto italiano dispone per dimostrare la sua preparazione tecnica e teorica; per questo motivo, come nella pratica lavorativa, esistono varie correnti di pensiero e tecniche costruttive. Ecco le cinque categorie di architetto presepista:
– L’urbanista: Il presepe dell’architetto urbanista parte da una pianificazione a grande scala redatta su fogli A0. Queste grandi planimetrie sono sempre accompagnate da una lunga relazione descrittiva nella quale vengono stabilite le volumetrie, l’indice di fabbricabilità delle casette e le maggiori direttrici di traffico lungo le quali si muoveranno prima i pastori e infine i re magi. Al termine di questa lunghissima fase di studio, di solito la città di Betlemme perde le sue caratteristiche di edilizia diffusa e assume le sembianze di una moderna città perfettamente zonizzata. La finezza tecnica è quando la capanna viene posizionata in base ad un criterio perequativo che permette al fornaio di sopraelevare la sua bottega, mentre il pecoraio deve cedere una parte del suo prato in favore di attrezzature a verde pubblico.
– Il concettuale: Il presepe dell’architetto concettuale è realizzato attraverso una serie di metafore che richiamano significati reconditi che rimandano ad artisti di assoluta nicchia che non conosce nessuno. Si tratta di architetti che negli ultimi tempi hanno visitato mostre molto alternative, sognando di intraprendere carriere meno faticose e più redditizie. Di solito, in questi presepi, vengono aboliti tutti i simboli classici del presepe, tipo i pastori, gli angeli, la stella cometa, il laghetto, persino gli zampognari, elementi che in alcuni casi vengono sostituiti con allegorie più o meno comprensibili. I più provocatori eliminano anche la natività, confidando nella capacità di interpretazione dei visitatori che, però, nella maggior parte dei casi, durante la visita frugano in tutti gli angoli della casa, sempre chiedendosi dove sia finito il presepe.
– Il perfezionista: Quello realizzato dall’architetto perfezionista è un presepe di grande perizia tecnica, pieno di dettagli e di minuscoli particolari. Per realizzarlo occorrono dalle 8 alle 10 settimane; i più precisi cominciano a montarne i pezzi già a Settembre, ancora in bermuda e infradito. Durante i lavori, specie se in ritardo con il cronoprogramma, l’architetto accantona qualsiasi rapporto sociale, trascorrendo notti insonni perdendo diverse diottrie. Con la costruzione del presepe, il perfezionista colma tutto il suo gap di insoddisfazione lavorativa, riversando grandi aspettative nell’opera conclusa, tanto da pretendere una cerimonia di inaugurazione con taglio del nastro alla presenza del Sindaco.
– Il megalomane: L’architetto megalomane riserva al presepe un’intera stanza della sua casa, a volte sfrattando un figlio che viene costretto a dormire sul divano per alcuni mesi. In alternativa, occupa un angolo del salone spostando o accatastando mobili, oppure occupandone la superficie senza timore di inchiodare su una console del ‘700. Si tratta di presepi molto pesanti, costruiti in materiali non ecocompatibili e di solito custoditi in cantine enormi, smontati in pezzi comunque molto grandi che per il trasporto richiedono ogni volta il lavoro di un nugolo di sventurati parenti o amici, assoldati con l’inganno. L’inizio dei lavori viene preceduto dal transennamento dell’area e dall’apposizione di un cartello di pericolo. Di solito il megalomane non si accontenta mai e ogni Natale, tende ad aggiungere un nuovo pezzo al suo presepe, incurante dello spazio a sua disposizione. Un architetto di Melpignano (LE) nel 2003, preoccupato dell’estensione volumetrica, per il suo presepe inoltrò istanza di condono edilizio.
– Il Romantico: Il presepe dell’architetto romantico è molto legato alla tradizione classica: il tecnico lo realizza così un po’ per mancanza di coraggio progettuale e un po’ perché troppo condizionato dalle teorie conservatrici che osteggiano la modernità e il cambiamento. In essi si ravvisano tutti gli elementi consueti della memoria, senza nessuna concessione alla fantasia. Di solito si tramandano di generazione in generazione di architetti, posizionati sempre al medesimo posto con la carta delle montagne che ingiallisce, finché un figlio unico rinnega le sue radici, si iscrive a giurisprudenza, lo butta e ne compra uno nuovo a cinque euro, dal cinese. Oppure diventa ateo.
Comunque, che sia preciso o romantico, la vera caratteristica del presepe dell’architetto è la durabilità. Se viene smontato prima della fine di Febbraio, infatti, non è un vero presepe da architetto.
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Per fortuna ho fatto Analisi 1 e Analisi 2 all’università