IL MANIFESTO DELL’ARCHITETTURA SOVRANISTA ITALICA

Gli italiani in architettura sono sempre stati i più capaci. Non è un giudizio di parte: lo dice la storia

E’ un primato che nessuno ci può sottrarre. La casa l’hanno inventata gli antichi romani, prima di loro, i nostri antenati dormivano dove capitava. Mentre da noi Brunelleschi alzava la cupola del duomo di Firenze, in America stavano ancora cercando un modo per lanciare le frecce e in Cina erano alle prese con il problema dell’aspirazione del fumo nelle caverne. Quando Sant’Elia immaginava la città futurista i giapponesi ancora facevano le pareti con la carta per i pacchi.

Il novecento con la sua deriva consumistica ha inquinato la supremazia italica. Untori provenienti dal centro Europa, tipo Lanzichenecchi, radunatisi sotto l’effige del “movimento moderno” hanno provato a scardinare l’asse basamento-colonna-architrave, con teorie stravaganti come “Le plan libre” o “le fenétre en bandeau”, introducendo materiali artificiosi quali il vetro e l’acciaio al posto del sempre eterno marmo o del mattone in cotto.  

Questa ubriacatura esotica però sta per finire. L’architettura italiana tornerà ad essere Sovranista, sia per motivi politici che per scelta culturale.

E’ indispensabile dare alla luce un nuovo manifesto, suddiviso in 13 ambiti tematici, il:

MANIFESTO DELL’ARCHITETTURA SOVRANISTA ITALICA.

I – ESPRESSIONE – L’architettura italiana si esprime secondo concetti e materiali di matrice italiana, ovvero partoriti sul suolo italico; dove nella dizione “Italia” si considerano incluse anche parti marginali della nazione, tipo la Sardegna, la provincia di Catanzaro ed il Molise, ammesso che esista.

II – PREDILEZIONE – L’architettura Sovranista dovrà prediligere l’essere umano italiano. Sia il cliente italiano che la manovalanza italiana. Il cliente straniero va agevolato solo in casi eccezionali, tipo se immediatamente solvente, altrimenti va accantonato. Nell’ambito della valorizzazione delle tipiche maestranze edilizie, si dovranno preferire stuccatori di Bergamo alta, posatori brianzoli, carpentieri della provincia di Bari e abusivisti del litorale laziale e casertano. L’obiettivo è l’esclusività professionale e manovale su scala regionale. Manovali clandestini irregolari potranno essere utilizzati in luogo dell’armatura nei pilastri di fondazione: il Genio Civile non si opporrà. Per le pause pranzo sul cantiere ammessa la pizza preparata da egiziani, vietato il kebab che è pesante e porta il sonno.

III – MATERIA – I materiali dovranno provenire tutti da risorse italiane: vetro di Murano, acciaio di Taranto, marmo di Carrara e eternit di Casale Monferrato.

IV – TEMPI – L’architettura Sovranista dovrà proclamarsi rapida ma restare lenta, come sempre. La burocrazia dovrà essere invadente e corruttibile come da consuetudine. Ogni grande opera avrà un periodo di gestazione superiore ai dieci anni e di realizzazione di alcuni decenni, per non rischiare di sbagliare. In qualsiasi momento si potrà cambiare la legge per far ripartire tutto daccapo. A tal proposito i concorsi di architettura saranno progressivamente eliminati. D’altronde l’Italia è già bella così e non c’è bisogno di fare niente.

V – STILE – Lo stile dell’Architettura Sovranista dovrà rifarsi alla sempre valida scuola romana imperante tra il V secolo a.C. ed il III^ secolo d.C.. Dinanzi alle problematiche del processo costruttivo contemporaneo l’Architettura Sovranista riproporrà il modello colonna-timpano per l’abitazione e il capannone in ferro e lamiera per il terziario. Secondo tali principi verrà rilanciata anche l’antica Domus, nella versione “chiusa”, con tipologie in grado di soddisfare i bisogni elementari dell’Homo Erectus Italicus.

VI – RIMOZIONI – Per l’Architettura Sovranista vanno eliminati alcuni elementi assenti dalla tradizione costruttiva italiana. Quindi basta con l’open space, il tetto giardino, il rispetto dei confini, la porta sul retro e i bidoni per la raccolta differenziata. Le moschee già esistenti verranno riconvertite in “centro anziani” dove si potrà praticare il tressette ma solo con carte da gioco “mantovane” (le “napoletane” solo per deroga). Gli edifici ex-novo dovranno avere tutti un basamento in pietra vulcanica dell’altezza pari almeno ad un metro dalla quota del livello stradale, con venature disposte in orizzontale. Sul quale si potrà far pisciare il cane.

VII – VALORE LEGALE – Per favorire la diffusione dell’Architettura Sovranista, il titolo di architetto rilasciato dalle facoltà di architettura perderà il suo valore legale, ovvero sarà facoltativo e/o si tramanderà su base ereditaria. Gli ordini potranno continuare ad esistere, ma saranno riconvertiti in club esclusivi dove giocare a burraco o a scacchi. Si potrà fare l’architetto con una autodichiarazione da presentare allo sportello delle poste. Vale anche per le donne: potranno ancora fare l’architetto ma solo dopo aver finito di stirare le camicie. Avere un parente di primo grado titolare di una ditta edile varrà come il vecchio PHD.

VIII – DISEGNO – La rappresentazione per l’Architettura Sovranista tornerà al grado zero. Accantonata la tecnologia, schiava delle multinazionali d’oltreoceano, si reintrodurrà l’uso della carta millimetrata e la scala metrica del “più o meno”. Ripristinato l’uso dei trasferibili.

IX – TRADIZIONE – Nell’Architettura Sovranista alcuni segni tipici del patrimonio edilizio italiano verranno valorizzati: i fili elettrici e telefonici “volanti”, gli svincoli a quadrifoglio nel nulla e le tettoie abbandonate nella campagna saranno tutelati da una normativa speciale. Il nuovo potrà essere inserito nell’antico ma solo di nascosto, magari di notte quando non se ne accorge nessuno. Inoltre la veranda, quale elemento simbolico dell’edilizia condominiale italiana, sarà libera da qualsiasi titolo autorizzativo. Finalmente, vaffanculo!.  

X – VERDE – L’Architettura Sovranista avrà particolare attenzione nei confronti del paesaggio: per ogni marca da bollo richiesta da un ufficio pubblico verrà piantato un albero. Nei piani regolatori bisognerà inserire più verde. Tanto verde. Anzi: solo verde. Abolita la modica quantità degli standard urbanistici. Costruzioni quali il bosco verticale dovranno ospitare solo essenze italiane, con preferenza per il prezzemolo, il rosmarino, l’ulivo pugliese e il mandarancio. Ammessa la vigna da balcone, eliminati tutti i ficus e le palme.

XI – INFRASTRUTTURE – L’Architettura Sovranista non ostacola il progresso infrastrutturale. I ponti in pericolo saranno fatti brillare con la dinamite e ricostruiti in opus incertum. I porti saranno difesi con barriere tipo il Mòse ma più alte e con un po’ di filo spinato in cima, che non si sa mai. La Tav farà e i treni arriveranno tutti in perfetto orario. I regionali per Reggio Calabria, invece, dovranno accumulare ogni volta almeno 140 minuti di ritardo.

XII – SCUOLA – L’Architettura Sovranista non prevede nessun piano per l’edilizia scolastica, giudicato inutile dopo un’analisi costi-benefici. Tanto lo sanno tutti che la migliore scuola è la strada. Allo stesso modo, gli edifici pubblici dichiarati inagibili saranno utilizzati come sede per impiegati pubblici inefficienti, sacrificabili in caso di eventi sismici.

XIII – FORMAZIONE – Abolita l’obbligatorietà dei crediti formativi per gli architetti. La formazione sarà volontaria, ma a chi raggiunge i crediti previsti andrà in regalo una felpa.

Parafrasando Dante: “Nessun maggior gioia che ricordarsi del tempo infelice nell’allegria“. Dopo L’Architemario è uscito il mio secondo libro: “L’Architemario in quarantena – Prigionia oziosa di un architetto”. Il libro perfetto per dimenticare le zone rosse, arancione rafforzato, arancione e gialle . CLICCA QUI PER ORDINARLO SU AMAZON

Leggi anche: Le case della nostra vita

La stagione dei disastri

Biennale d’architettura: 5 padiglioni “speciali”

La soprintendenza speciale

Piccioni a Ravello

(Visited 1.701 times, 1 visits today)

Leave A Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


+ 7 = 15