Nella processione di autorità che in questi giorni ha sfilato ad Amalfi dinanzi alla frana sulla strada statale, non poteva mancare il tecnico della procura.
In Italia, prima o poi (più poi che prima) la magistratura arriva sempre.
Si indaga per “disastro colposo”.
In un’intervista a “Radio24”, il procuratore di Salerno, Giuseppe Borrelli, commentando il crollo, ha annunciato che: “Comincerà una stagione di demolizioni delle costruzioni abusive sulla costiera amalfitana”. Che la costiera “è un territorio ferito da una serie di interventi dell’uomo, avvenuti spesso senza autorizzazione e programmazione, che hanno portato ad un indebolimento”.
Lo sappiamo: se pure ci crollasse in testa la cima di un monte, la colpa sarebbe sempre di un abusivista.
D’altronde, in Italia, il destino di ogni dibattito, tecnico o culturale che sia, si decide sempre in un’aula di giustizia.
Ma qui non bastano i carabinieri. Qualcuno avverta il procuratore: c’è un difetto di mira.
A minacciare la nostra integrità, oggi, non sono le opere realizzate senza autorizzazione, viceversa quelle mai realizzate e soprattutto quelle fatte e che si faranno con tutti i permessi necessari.
Un pugno di colletti bianchi, se vuole, fa molti più danni di una tribù di abusivi.
E’ il governo (del territorio) dei peggiori: non cura e manutenzione ma operazioni immobiliari speculative.
Non “Green economy” ma project financing che “tombano” corsi d’acqua.
Non mobilità sostenibile ma trafori, box e parcheggi pertinenziali.
L’esemplare contributo di politici e amministratori, fini urbanisti, che intendono un solo modello di sviluppo: il loro.
Così frana ogni giorno la strada del buon senso.
(L’immagine è tratta dalle riprese realizzate col drone dai Vigili del fuoco)
FOLLOW ME ON TWITTER: @chrideiuliis – search me on LINKEDIN
Leggi anche: Ce lo meritiamo?