IL FALSARCHITETTO

GIARDINOSo che la cosa può sembrare impossibile ma accanto al fenomeno dei falsi dentisti, dei falsi d’autore e dei falsi invalidi, esiste anche il fenomeno del falsi architetti. Si tratta di un avvenimento che andava molto negli anni ’70, quando spacciarsi per architetto faceva molta impressione sia negli ambienti mondani che nei circoli politici. Nei momenti d’oro del mattone, essere un architetto con una solida tessera di partito in tasca significava avere la possibilità di progettare interi quartieri popolari, esercitandosi con forme bizzarre e ringhiere interminabili. Oggi  il periodo buono è finito da un pezzo: il mattone tira meno di un carro di buoi e molto ma molto meno di quell’altra cosa che gia sapete.

Inoltre fino a qualche decennio fa, era anche più semplice spacciarsi per architetto, bastava indossare una giacca a costine, maneggiare una matita a punta doppia e citare Heidegger a caso (ma andava bene anche Flaiano o Mogol) e il più era fatto.

Oggi mimetizzarsi da architetto è una pratica molto pericolosa e si poggia su due credenze errate, cioè quelle che l’architetto abbia ancora considerazione nella società odierna e che occupi una posizione economica dignitosa. Tuttavia, nonostante questo, ancora oggi si aggirano tra di noi falsarchitetti. I colleghi non farebbero nessuna fatica a scoprire il raggiro, ma come può farlo l’uomo della strada ?.

Ecco le cinque frasi che un architetto vero non direbbe mai,

–        “Devo pensare bene se accettare questo incarico” – Casi del genere possono capitare quando il falsarchitetto si trova in gravi difficoltà teoriche e tecniche, allora può temporeggiare in attesa di capire cosa deve fare e soprattutto come. In genere è una scelta di prudenza perché l’incarico che lo coinvolgerebbe riguarda interventi di consolidamento di edifici storici o la progettazione di ponti strallati su fiumi veri. Si tratta di un comportamento tipico del falsarchitetto che ha abbandonato gli studi dopo aver tentato per l’ottava volta tecnica delle costruzioni, ed è invecchiato a calcolare tensioni di taglio senza averci capito mai niente. Questo tipo di falsarchitetto, comunque, continua imperterrito ad esercitare nell’ambito della piccola progettazione appoggiandosi ad un geometra sottopagato per la firma. In realtà, con i tempi che corrono, nessun vero architetto rinuncerebbe ad un incarico se retribuito, neanche il più audace e quindi davanti alla problematica di cui sopra risponderebbe: “non si preoccupi, nel caso chiediamo una consulenza ad un bravo ingegnere”.

–        “Non si preoccupi dell’acconto, mi pagherete con calma dopo” – Il falsarchitetto che si può consentire la licenza di posticipare un pagamento è chiaramente un benestante, forse figlio di architetto o nipote di assessore all’urbanistica, che esercita la professione per puro spirito di avventura e/o curiosità. Essendo falsarchitetto non ha pendenze con l’Inarcassa o con l’ordine, quindi può permettersi di fare credito a chiunque, commettendo il crimine denominato “manipolazione del mercato tra architetti”, punibile con un rimprovero e due caffè al baretto all’angolo. Un architetto vero direbbe invece “non dimenticatevi di versarmi  immediatamente l’acconto, ecco il mio IBAN”.

–        “Qui possiamo anche non essere precisi, facciamo che come viene, viene” – Si tratta di una frase che può dire solo un falsarchitetto che non conosce uno dei capisaldi del pensiero di ogni bravo architetto e cioè che il particolare è tutto. O se volete “God is in the details” frase attribuita a Mies Van Der Rohe come principio di architettura ma in realtà utilizzata dall’architetto tedesco per bestemmiare contro le maestranze sciatte. Con le opportune generalizzazioni si tratta di un atteggiamento da geometra o da perito tecnico/agrario preoccupato maggiormente di raggiungere l’importo del prossimo stato d’avanzamento; invece il vero architetto trascorrerebbe giorni e giorni a pensare e a ripensare pure allo schema di posa di due metri quadri di rivestimento del gabinetto, bloccando un intero cantiere in attesa dell’illuminazione divina. Quindi il vero architetto risponderebbe: “qui dobbiamo assolutamente essere precisi, datemi qualche giorno per pensare, vi chiamo io la settimana prossima”.

–        “Una veranda su questo balcone ? Ma si, facciamola pure” – In questo caso il falsarchitetto utilizza la sua clandestinità professionale per lavarsi comodamente le mani, addossando l’eventuale responsabilità dell’abuso edilizio sul proprietario e sull’inconsapevole tecnico che, imprudentemente, sta assentendo a tutto ciò. In questo caso il falsarchitetto potrebbe essere, tecnicamente, anche un dottore in architettura ma magari non abilitato o sospeso per debiti vari o recidivo per condanne penali. Il vero architetto, specie se incensurato, dinanzi all’intenzione del committente di commettere reati, innanzitutto lo terrorizzerebbe con il racconto delle possibili conseguenze (aver a che fare con degli avvocati, innanzitutto), quindi, non pago, piazzerebbe quattro sentinelle fisse, due sul balcone e due davanti all’ingresso del cantiere, giorno e notte. Inoltre risponderebbe: “Se ci provate, ve la faccio demolire il giorno stesso, insieme al balcone”.

–        “Quando sarò in pensione mi dedicherò al giardinaggio” –   Quando sentite un architetto, o presunto tale, specie sotto i cinquant’anni, pronunciare la parola “pensione”, già è evidente che, al 90%, si tratta di un impostore. Spesso siamo in presenza di un falsarchitetto che aderisce ad una cassa previdenziale personale, con coperture assicurative stipulate da banche svizzere, diamanti in cassette di sicurezza in Africa o villaggi-vacanza sparsi per le isole del pacifico. Per questo motivo il falsarchitetto è impermeabile a qualsiasi manovra di governo ed è spesso un capitalista senza scrupoli che si occupa di architettura solo per entrare nel fatato mondo delle compravendite immobiliari, tipo Ricucci. Inoltre i veri architetti odiano il giardinaggio perché tutte le volte che hanno provato ad inserire un aiuola verde in un loro progetto gli è stata sempre sostituita con posti auto. Il vero architetto direbbe quindi “Se un giorno mi daranno la pensione mi dedicherò alla ricerca del parcheggio”.

Si tratta di piccoli consigli per scoprire, nella vita quotidiana, la presenza di un falsarchitetto; tuttavia nella maggior parte dei casi basterebbe una sola, decisiva, informazione: sapere se possiede una sua foto sul prato di villa Savoye.

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