Se in costa d’Amalfi il 90% del territorio è a rischio idrogeologico, politici e presidenti di ordini ed enti vari, qualche domanda dovrebbero farsela. Ed infatti proveranno a farsela il 6 ed il 7 Aprile a Minori, in una convention itinerante dedicata al rischio non solo idrogeologico ma anche vulcanico e sismico. Tra gli invitati persino l’aviatore dello spazio Luca Palmitano. Domande che resteranno senza risposta, c’è da scommetterci. Il simposio comincerà da una visita al sito archeologico della Villa Romana, che è l’unico luogo dove non vi sono rischi per la popolazione e che, da seppellito, si è discretamente preservato per venti secoli, prima di essere scoperto.
Che la costa d’Amalfi sia così a rischio lo hanno sancito le mappe dell’Autorità di Bacino, redatte a seguito della tragedia di Sarno, nel Maggio del 1998, tuttavia il rischio c’era anche prima e c’è ancora adesso, dopo quasi vent’anni, spesi male, dove, se è possibile, le cose sono andate anche peggio se si pensa all’alluvione di Atrani del 2010. Il rischio continuerà ad esserci, è nella natura della nostra terra, un prezzo da pagare a questa smisurata bellezza.
In realtà, finora le mappe dell’Autorità di Bacino, sono state vissute solamente come un ostacolo all’unico tipo di sviluppo che interessa ai nostri politici affiancati da schiere di tecnici e/o viceversa: quello edilizio. E l’abbassamento del rischio idrogeologico è sempre strumentale ad operazioni di natura immobiliare, già previste nei vecchi e nuovi piani regolatori. Come se la sicurezza degli abitanti e l’innesco della loro più grande risorsa, ovvero il turismo, fosse funzionale solo alla creazione di nuove volumetrie, nuovi posti letto ed auto.
Ed infatti in questi anni si è continuato a costruire box, e spargere lingue di asfalto, intubando fiumi e spianando terrazzamenti, coperti dal grande alibi dell’interesse pubblico evocato come una formula magica. Intanto tutte le volte che piove in maniera insistente, si teme sempre che qualcosa di grave possa accedere.
Abbiamo dimenticato che a prevenire il dissesto idrogeologico, anticamente, pensavano le manovalanze con la manutenzione quotidiana, quei contadini che sono scomparsi mentre si moltiplicavano le scrivanie. Certo, non sono questi i tempi della manutenzione, la silenziosa e quotidiana operazione alla quale si preferiscono le conferenze stampa e i tagli del nastro. Eppure questo lavoro di bonifica dei canali e del terreno, per secoli ha funzionato piuttosto bene; almeno finché di agricoltura si è potuto vivere, ma oggi la cura del territorio è diventata antieconomica e nessun privato intende più farla.
Oggi ricostruire una macera può costare più di burocrazia che di manodopera e la vendita degli agrumi non copre neanche le spese. Il fondo agricolo che una volta era un segnale di ricchezza, oggi è diventato una zavorra onerosa e scomoda. La politica si occupi di questo, piuttosto.
Eppure oggi i turisti continuano a venire numerosi in costa d’Amalfi e non certamente per una camera a cinque stelle o per una piscina con solarium, non per il segnale wi-fi o per presunti grandi eventi costosi quanto inutili, queste sono cose che troverebbero in cento altri posti nel mondo. Sono qui per camminare lungo i nostri sentieri (sempre abbandonati), per il nostro mare (spesso sporco) e le nostre spiagge (oramai privatizzate), per godere del silenzio e dei sapori di una terra unica al mondo.
La maggior parte dei nostri ospiti è qui per questo inconfondibile paesaggio e ci basterebbe prendercene cura per garantirci il migliore possibile dei nostri futuri.
Senza scomodare astronauti.
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