IL TEOREMA DELLA SCRIVANIA

Faccio outing: nel 2003 ho lasciato un posto all’Ufficio tecnico del Comune, anzi, prima ho rifiutato l’incarico a tempo pieno e poi ho rinunciato a prorogare il contratto part-time che mi era stato conferito. In questo periodo di crisi, posso rivendicare questo primato particolarmente prestigioso che pochi posseggono e che, dunque, esibisco con orgoglio. Resistetti sei mesi, un tempo sufficientemente lungo per imparare molte cose. Questo titolo mi permette di poter dire che conosco bene il fenomeno di cui vi parlerò; ne ho cognizione, più di un semplice addetto ai lavori, ma praticamente da “infiltrato”.

Il caso di specie sul quale ho concentrato i miei studi, riguarda il tempo che occorre affinché venga apposta una necessaria firma su un documento già completo.

Ad esempio: quante volte sarà capitato che il vostro permesso di costruire sia pronto ma che manchi solo una firma?. Tuttavia, per l’aggiunta di questa firma, è indispensabile lo spostamento della pratica da una scrivania all’altra dell’Ufficio tecnico.

Dal punto di vista strettamente fisico si tratta di circa un metro e mezzo, al massimo due, in linea d’aria di distanza. Dal punto di vista teorico, invece, lo spostamento della pratica comporta uno sforzo indicibile, tanto che persino alcune settimane non sembrano sufficienti. L’apposizione della firma viene, ogni volta, impedita da una serie di circostanze imprevedibili, che rendono altrettanto imprevedibile la stima dell’attesa.

Per calcolare la velocità, o ancor meglio, il tempo in giorni indispensabili ad una pratica di un Ufficio tecnico ad effettuare il percorso tra le scrivanie per essere evasa, esiste una formula matematica.

Il teorema e’ il risultato finale di uno studio che ho condotto con attenzione durante i miei sei mesi di infiltramento e successivamente durante la pratica lavorativa. Volgarmente viene chiamato Teorema del  “ancora qui stai? ti ho detto che e’ tutto pronto, passa domani, eccola la’ sulla scrivania!”, oppure per gli esteti della formulistica matematica, Teorema “del dinamismo della pratica sulla scrivania” o più semplicemente Teorema “della scrivania” ed e’ il seguente:

Tgg =1,5 x Cd x (30 + ggferie) / (Pspec Rich. + 1/3 PSpec Prog) x Is

L’enunciato e’: “il tempo in giorni necessari alla evasione di una pratica edilizia in un Ufficio tecnico di un qualsiasi comune e’ uguale al prodotto di 1,5 per il coefficiente di disturbo moltiplicato la somma di 30 per i giorni di ferie maturati nel periodo in oggetto, diviso la somma tra il peso specifico del richiedente piu’ un terzo del peso specifico del progettista moltiplicata l’interesse semplice”.

Il principio e’ molto semplice: il tempo che occorre all’evasione della pratica aumenta con il crescere dei disturbi presenti in ufficio (sindaco importuno, segretario inefficiente, sopralluoghi per abusivismo, controlli delle forze dell’ordine, visite di tecnici molesti ecc.) e ai giorni di ferie che decimano il personale e ne interrompono il percorso, ma diminuisce in funzione di consistenti pesi specifici degli interessati (come potete notare il progettista vale solo un terzo dell’intestatario della pratica) moltiplicato ciò che viene definito l’interesse semplice che è semplicemente l’interesse (personale, economico, sentimentale, affettivo) che ha l’organico dell’ufficio a mandare avanti la pratica.

Senza entrare troppo nel dettaglio matematico, faccio solo notare che nel caso di pesi specifici ed interesse semplice, cioe’ il valore al denominatore, che tendono a zero, il risultato (il tempo che ci vuole), trattandosi di rapporto, tende ad infinito, in sintesi:

per:  (Pspec Rich. + 1/3 PSpec Prog) x Is    che tende a    0

Tgg  tende a  ∞

Il “Teorema della scrivania” non e’ di facile risoluzione poichè alcuni valori sono difficilmente calcolabili e le tabelle non sono sempre attendibili. Inoltre durante il disbrigo della pratica i pesi specifici possono aumentare cosi’ come il disturbo che viene sempre stimato con la media dei disturbi rilevati negli ultimi 18 mesi, ma possono sempre avere variazioni improvvise. Ma ciò che, tradizionalmente, fa oscillare in maniera sensibile il risultato finale, come in tutte le cose, e’ sempre l’interesse.

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