(per il ciclo “Favole d’architettura”)
C’era una volta una mamma porcellina che abitava in una grande casa con i suoi tre figli porcellini.
Quando i figli, dopo essersi laureati in architettura, riuscirono a superare l’esame di stato, mamma porcellina li chiamò da parte e gli disse: “Vi ho mantenuto per tutti questi anni, ora è tempo che andiate per la vostra strada”.
“Ma mamma noi siamo ancora giovani architetti” disse il porcellino più piccolo che aveva trentadue anni.
“Questa casa è grande, possiamo vivere tutti insieme, qui con te” aggiunse il mezzano.
“No. E’ giunto il momento che apriate la partita iva e vi costruiate una casa tutta vostra”.
Allora il porcellino architetto più grande prese la parola: “La mamma ha ragione. Ora che siamo porcellini architetti e possiamo fare la libera professione ci costruiremo ognuno una casa”.
“Sono sicura che diventerete porcellini architetti di successo e avrete case bellissime” disse la mamma ”Ma, mi raccomando, fate attenzione al lupo cattivo ingegnere!”.
I tre porcellini architetti raccolsero le loro cose e partirono.
Il primo porcellino architetto, il minore dei tre, specializzato in bioedilizia, decise di costruirsi una casa tutta con pannelli in fibra di canapa. Economica, ecologica e ben isolata termicamente.
Al termine dei lavori il porcellino architetto andò subito ad abitarci ma, come previsto dalla madre, ben presto giunse il lupo cattivo ingegnere.
“Questa casa non è a norma!” urlò dal cortile “esci immediatamente e mostrami i calcoli statici dei solai!”.
Il porcellino architetto fece finta di non sentire. Si chiuse dentro a chiave e mise la radio al massimo volume.
Allora il lupo cattivo ingegnere ordinò subito una prova con carichi distribuiti sul solaio di copertura. Ma non si accontentò di osservare le deformazioni plastiche del materiale. Continuò la prova fino al crollo del solaio.
“Come immaginavo!” disse sghignazzando.
Il porcellino architetto fece appena in tempo a scappare e a rifugiarsi nella casa che aveva costruito il primo dei suoi fratelli maggiori.
Si trattava di una casa realizzata con moduli a pianta quadrata e tetto a quattro falde. Interamente in legno.
“Vieni a stare qui con me” disse il porcellino architetto al fratello minore accogliendolo sulla soglia. “Qui non abbiamo nulla da temere”.
Il lupo cattivo ingegnere raggiunse la casa il giorno seguente, le diede uno sguardo, quindi strillò: “Ehi voi! Ce l’avete il certificato antincendio?”.
“Vattene!” rispose il porcellino architetto che aveva costruito la casa.
“Ce l’avete la «messa a terra»? E il piano di emergenza ed evacuazione? Senza queste cose la casa non è abitabile!” minacciò il lupo cattivo ingegnere.
“Sparisci!” ripeté il porcellino architetto. Allora il lupo cattivo ingegnere, che aveva anche un PHD in elettronica, si avvicinò al quadro elettrico esterno, estrasse due cavi e li incrociò.
Il corto circuito fece esplodere tutti gli elettrodomestici dell’abitazione.
La camere dapprima si riempirono di fumo, quindi divampò un incendio che avvolse tutta le casa. I due porcellini architetti provarono a spegnerlo ma senza successo e così furono costretti a scappare e a rifugiarsi nella casa del porcellino architetto più grande.
Una bella villa, a due livelli, con ambienti spaziosi e soggiorno a doppia altezza, piscina e garage, tutta in muratura portante.
“Venite a stare da me!” disse il porcellino architetto. “Alla mia casa il lupo cattivo ingegnere non può fare nulla!”.
Quando il lupo cattivo ingegnere sopraggiunse, notò che la casa era certamente solida e ben coibentata. Tuttavia, con un rapido sopralluogo, notò che le mura perimetrali erano male ammorsate: c’era una certa approssimazione nei collegamenti degli elementi strutturali.
“Questa zona è ad alto rischio sismico e il tempo di ritorno tellurico non è superiore ai 20 anni” pensò il lupo cattivo ingegnere al quale non mancava certo la pazienza.
Passarono 15 anni, finché un mattino di primavera ci fu un sisma di 3,5 gradi Richter. Allora il lupo cattivo ingegnere corse subito a controllare cos’era accaduto alla casa in muratura del porcellino architetto.
La casa, come il lupo cattivo ingegnere aveva previsto, era quasi completamente collassata.
Il lupo tentò allora di rintracciare i porcellini “c’è qualcuno?” urlò più volte.
Ma, siccome non otteneva nessuna risposta, decise di entrare in casa. Ma mentre si faceva largo tra le macerie una scossa di assestamento causò il crollo di una parete che lo centrò proprio in testa, ammazzandolo.
Ma dove erano finiti i porcellini architetti?.
Siccome con i loro miseri guadagni non potevano permettersi una casa così grande, già da alcuni anni, erano tornati a stare dalla madre.
“A stento arriviamo alla fine del mese. Non riusciamo nemmeno a pagare Inarcassa!” le avevano confessato in lacrime.
Mamma porcellina, per il dispiacere, poco dopo era morta di crepacuore.
A quel punto i porcellini architetti, grazie al decreto “Sblocca Italia” che aveva equiparato il frazionamento di immobili ad interventi di “manutenzione straordinaria”, avevano suddiviso la casa in tre distinte unità immobiliari.
Così ognuno di loro poteva avere, finalmente, una casa.
Successivamente aprirono un “Bed & breakfast” e vissero felici e contenti.
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