Per molti anni, Mauro aveva trascorso Agosti perfetti.
Era stato negli anni della sua adolescenza, quando non ancora impaurito dalla vita, si era dedicato con grande tenacia ai suoi sogni e soprattutto all’amore. La perfezione dei suoi Agosti non era stata tanto ravvisabile nella assoluta realizzazione di quelle storie, ma nel percorso che ognuno di essa gli aveva indicato di fare. Un incontro, le prime parole lungo la riva del mare o di sera, su una panchina in piazzetta lontano dalla folla e poi il primo bacio, una serata speciale a guardare le stelle, la dedica di una poesia, il regalo, il saluto (che in alcuni casi era un addio). Tutto unico ed irripetibile, come ognuno di quegli Agosti della sua giovinezza.
Ne ricordava una sequenza di almeno quattro o cinque, che, coincidenza voleva, terminavano sempre con un temporale. Quando Mauro sentiva l’arrivo del temporale di fine Agosto, comprendeva che quella storia, la sua vicenda di quell’anno era terminata e Settembre, e poi l’Autunno, poteva iniziare. E tutte le volte questo temporale lo sorprendeva senza ombrello, ma non gli importava, lui ci camminava attraverso ed era contento di bagnarsi. La pioggia era il segnale, bagnarsi era la consuetudine.
In una circostanza la pioggia era arrivata con qualche giorno di anticipo e Mauro non ci aveva fatto caso, pensava che il suo Agosto avesse da dargli ancora qualche occasione, invece, quell’anno la pioggia se lo portò via prima. Mauro non potè evitarlo e si ricordo del temporale arrivato presto e pensò che, viceversa, era arrivato ancora al momento giusto.
Poi Mauro era diventato grande. Non si sa bene cosa vuol dire “grande” però, insomma, era cresciuto d’età.
La fase della adolescenza era terminata. ma Mauro aveva continuato a pensare al tempo diviso per stagioni, custodito in compartimenti stagni. Così ogni volta Agosto per lui era un capitolo e Settembre, un altro. Questa sua ostinata razionalità non gli impedì di iscriversi ad architettura. Capitò al terzo anno, leggendo l’incipit di un libro di storia che avrebbe amato molto: “I secoli, si sa, non scandiscono un bel niente” cominciava così il primo capitolo di quel testo “sono solo una convenzione per dividere sommariamente fenomeni ed eventi che hanno una loro particolare durata“. Mauro rilesse quell’incipit molte volte. “I secoli sono proprio come gli Agosti” pensò “non dividono mai nulla per davvero”. La premessa di quel libro, letta decine di volte e mandata giù a memoria, spiegò a Mauro molte cose che non era riuscito mai veramente ad assimilare.
Fu così che i suoi sogni cominciarono a mischiarsi, l’estate divenne una parentesi tra mille impegni ed impedimenti e non ci furono più veri Agosti e forse nemmeno più vere estati; tanto che la sua memoria, ogni volta ritornava a quegli anni oramai così distanti nel tempo. C0sì Agosto non era più neanche un mese, ma una foto ingiallita, una nostalgia. Mauro si laureò, poi cominciò a lavorare; neanche ci pensava più a poter ritornare a fare di un Agosto, un viaggio lungo ed unico. Una sequenza di emozioni e batticuori: un tempo felice.
Questo finché Mauro visse un Agosto meraviglioso come un tempo. E stava finendo, quasi finendo, quando se ne rese conto, insomma proprio alla fine, l’ultimo giorno, riguardando il film dei giorni appena trascorsi si rese conto di quanto era stato felice e quanto quel mese somigliava a quelli della sua adolescenza.
E’ il merito fu quasi esclusivamente delle previsioni del tempo del 31 Agosto, quando Mauro vide che erano previsti temporali. Ecco che ripensò ai suoi Agosti di tanti anni prima, quella sensazione di lieto fine bagnato, che si ripeteva puntuale.
Ma quel giorno, il 31 di Agosto di quell’anno, erano quasi le venti della sera e il temporale non era ancora arrivato, le nuvole cariche di pioggia si erano fermate al di là della collina, all’interno della valle. Forse in quel punto stava piovendo ma non era la stessa cosa, doveva piovergli sulla testa, altrimenti non sarebbe stato uguale.
Mauro pensò che si era sbagliato, che in fondo, forse, quell’Agosto non era uguale a quelli di tanti anni prima, perché la pioggia era sempre stato il segnale e adesso la pioggia non era arrivata. Per questo motivo Mauro, che non era più un ragazzino e non aveva più tanto tempo per rimandare le cose e i sogni, salì in auto e si diresse verso est, all’interno della valle, sempre di più. Fino a che, sul vetro comparve una goccia e poi un’altra e poi cento e quindi centomila. Mauro scese dall’auto, senza l’ombrello, e si bagnò tutto. Ora quello era stato davvero un Agosto come quelli di una volta ed era pure, veramente, terminato.
A sera Mauro andò a rileggersi il primo capitolo di quel libro. Si ricordò che lo aveva letto in Aprile, riletto ad Ottobre, ritrovato a Gennaio; in anni differenti, persino in secoli diversi. Che il tempo non è mai un contenitore stagno, ma ogni tanto un punto bisogna metterlo, per poter, un giorno, raccontare meglio la storia, e non solo dell’architettura. Intanto fuori era già Settembre e non c’erano più i lampi del temporale, il mattino dopo ci sarebbe stato persino il sole.
Mauro pensò anche che nella vita ci sono momenti in cui il temporale ci colpisce improvvisamente, non lo aspettiamo ma arriva, ed altri in cui, stiamo là ad attenderlo ma non ci raggiunge.
E allora dobbiamo cercarcelo.
*: Il libro è “Architettura del novecento” di C. De Seta (UTET, 1981)
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