EFFETTI COLLATERALI

Da quando Saverio è rimasto solo non ha voglia di far nulla ed è sempre triste.

Trascorre intere giornate a fissare il mare seduto su una panca della via Panoramica.

“Cos’hai?” gli chiesi avvicinandomi.

“Ho la noia” rispose.

“Non puoi startene tutto il giorno qui”.

“Cosa dovrei fare?”.

“Muoviti. Passeggia. Parla con qualcuno!”.

“Forse dovrei andare da un medico”.

“Piuttosto che star qui…”.

Fu così che Saverio si mise alla ricerca di un medico che curasse la sua noia.

Su internet si imbatté in uno specialista che aveva appena aperto uno studio in centro. Il suo faccione sorridente campeggiava su invadenti banner pubblicitari che comparivano a ripetizione sullo schermo, accompagnando articoli premiati da numerosi “mi piace”.

Saverio telefonò immediatamente, rispose la segretaria; gli disse che, se lo desiderava, poteva passare anche subito. Saverio così fece.

All’ingresso un’insegna al neon illuminava un cartello con gli orari di ricevimento. L’assistente lo ricevette con poco entusiasmo, si limitò ad indicargli meccanicamente la porta giusta mentre fissava davanti a sé una parete bianca.

Saverio attraversò la sala d’aspetto ammobiliata con poltroncine in stile decò e divanetti in pelle con passamani d’acciaio lucido. Il pavimento, in finto marmo bianco, splendeva sotto lampade a muro da centinaia di watt.

“Prego. Entri pure” gli comandò la segretaria vedendolo che indugiava.

Il medico accolse Saverio con lo stesso sorriso gigantesco con il quale farciva i suoi annunci pubblicitari. Indossava una camicia celeste, pantaloni scuri e mocassini bordeaux, senza calzini. Teneva i capelli leggermente brizzolati e un filo di barba. Era un uomo elegante con fascino da attore.

Fece sedere Saverio sul lettino e gli auscultò il torace, quindi gli ordinò di aprire la bocca e di dire “aaaaa”. Gli misurò i riflessi e formulò una serie di domande.

“Ho la noia, sono triste” disse più volte Saverio.

“Chiaro, chiaro” ripeteva il medico dopo ogni risposta.

“Le serve una scossa. Una botta di vitalità” disse infine, quindi impugnò la stilografica e con una grafia incomprensibile scrisse qualcosa su un foglio intestato.

“Le do queste compresse, si chiamano Vigorex. Contengono psicoattivatori che agiscono sul sistema nervoso. Le basterà una compressa appena sveglio!”.

Saverio strinse la mano al medico; “è davvero un luminare” pensò convinto.

Ritirò la ricetta e uscì in retromarcia salutando la segretaria che guardava sempre la parete, dritto davanti a sé.

Saverio iniziò la cura immediatamente: una compressa di Vigorex appena sveglio, come gli aveva detto il medico.

Il farmaco fece subito effetto. Saverio si sentiva pervaso da un’energia sorprendente tanto che sbrigò numerose commissioni, accollandosi fatiche anche per conto di altri. Una quantità enorme di energia accompagnata da straordinaria loquacità.

Preso dall’irresistibile impeto, Saverio tornò pure in farmacia e acquistò altre cinque confezioni di Vigorex: non voleva correre il rischio di trovarsene improvvisamente senza.

L’eccezionale vigoria teneva scostata anche la noia. Quando il rischio di uggia si avvicinava, Saverio passeggiava lungo la via Panoramica; se non bastava, per stancarsi la ripercorreva accelerando il passo: quell’impegno lo teneva occupato per ore.

Ma con il passare dei giorni Saverio si accorse che il Vigorex aveva un effetto collaterale piuttosto problematico: lo teneva sveglio tutta la notte.

Siccome lo sforzo fisico non bastava a sfiancarlo, aggiunse altri accorgimenti: bevve litri di camomilla, contò migliaia di pecore, lesse libri e guardò programmi televisivi soporiferi, ma non ci fu nulla da fare.

Trascorreva interminabili notti insonni a fissare il soffitto: imparò a memoria ogni spigolo delle travi del solaio.

Finché tornò dal medico.

La segretaria lo accolse piuttosto freddamente.

“Il medico la sta aspettando” gli disse.

Saverio schizzò dentro sommergendo di parole il medico illustrandogli l’effetto indesiderato delle compresse.

“E’ chiaro, è chiaro” ripeteva lo specialista cercando di interromperlo.

 “E’ indispensabile che prenda un sedativo per compensare l’effetto collaterale dell’eccitante”.

Quindi, prima che Saverio riattaccasse a dire, estrasse la stilografica dal taschino e esclamò: “Bastano venti gocce di Pigramol prima di andare a letto e vedrà che dormirà profondamente”.

Saverio uscì dall’ambulatorio sollevato “li merita tutti quei «mi piace»!” pensò; fece un cenno con la mano alla segretaria che lo degnò appena di uno sguardo.

Quando fu il momento di coricarsi, Saverio, come da prescrizione, si lasciò cadere sulla lingua venti gocce di Pigramol. Rimase qualche minuto seduto sul letto, quindi si infilò tra le coperte. Stava per estrarre dal comodino un voluminoso romanzo d’appendice russo ma non fece in tempo perché crollò, beatamente addormentato.

Il mattino seguente, subito dopo colazione, Saverio ingoiò una compressa di Vigorex: si fidava ciecamente del medico. I due farmaci combinati sembravano funzionare alla perfezione: il potere eccitante del Vigorex era opportunamente smorzato dal Pigramol.

Saverio continuò con le lunghe passeggiate ma, capitava che, la noia tornasse ad affacciarsi nei suoi interminabili pomeriggi solitari. Qualcuno lo rivide sostare, mesto, sulla panca della via Panoramica.

Finché fu il manifestarsi di preoccupanti aritmie cardiache a sconsigliargli qualsiasi attività fisica. Durante il corso della giornata, infatti, all’improvviso e senza nessun apparente motivo, avvertiva accelerazioni del cuore come in preda ad un insostenibile affaticamento, o, viceversa sentiva il ritmo abbassarsi progressivamente. A quel punto gli si annebbiava la vista e doveva trovare qualcosa al quale reggersi per non perdere l’equilibrio.

Impaurito tornò dal medico.

La segretaria lo accolse remissiva, senza manifestare nessun stupore.

“Prego. Il medico è libero” disse soltanto.

Saverio piombò in ambulatorio proprio durante un accelerazione dei battiti. Il medico lo fece stendere sul lettino, quindi gli contò le pulsazioni. Stava per iniettargli una flebo di adrenalina, quando il cuore di Saverio decelerò inspiegabilmente, passando da 140 battiti al minuto a meno di 50.

“Chiaro, chiaro” sussurrò il medico, valutando la situazione senza scomporsi.

“In taluni pazienti, particolarmente sensibili, il Vigorex e il Pigramol possono innescare alterazioni del ritmo cardiaco. E’ un banale effetto collaterale” diceva mentre con la solita grafia incomprensibile compilava uno dei suoi fogli intestati.

“Ancora effetti collaterali?” domandò Saverio.

“Le occorre un regolatore cardiaco… le darò il Torporil, un ottimo prodotto. Glielo segno in bustine solubili così non si confonde. Ne deve prendere tre al giorno. La prima me la assume la mattina subito dopo il Vigorex, un’altra dopo pranzo e l’ultima a sera, subito dopo le gocce di Pigramol. Capito?”.

Saverio fece di “si” col capo.

“A proposito, come va con la noia?”.

“Passeggiavo…” rispose Saverio.

“Bravo! Da domani potrà tornare a farlo.” rispose il medico.

“E’ veramente preparato” pensò Saverio mentre usciva di corsa, salutando la segretaria che  ricambiò sommessa. Quindi si diresse in farmacia a prendere le bustine di Torporil, per sicurezza ne prese qualche confezione in più. “Non si sa mai” pensò.

Effettivamente il Torporil riportò subito il cuore di Saverio a regime, tanto che, quando fu certo di essere guarito, ricominciò a passeggiare lungo la via Panoramica, raggiungendo persino il parco lacustre e tornando indietro da viale dei tigli.

Tuttavia alla tachicardia e agli annebbiamenti della vista si sostituì gradualmente un fortissimo senso di nausea che lo accompagnava praticamente per tutto il giorno.

Saverio immaginò fosse un fatto episodico magari legato alla dieta o alle condizioni atmosferiche. Ma quando ebbe il sospetto che si trattasse di un nuovo effetto collaterale si recò ancora dal medico.

Oltrepassò di slancio la segretaria, comparendogli dinanzi improvvisamente.

Questi non sembrò per niente preoccupato.

“E’ chiaro. E’ così! Si tratta proprio di un nuovo effetto collaterale. Non si preoccupi, le darò un analgesico a largo spettro” disse il medico.

“Ma non può darmi qualcosa che non abbia effetti collaterali?” chiese Saverio mentre, seduto sul lettino, lo guardava brigare tra gli armadietti dei medicinali campione.

Allora il medico, mostrandogli uno scatolino estratto dal mucchio, gli disse: “Non sottovaluti gli effetti collaterali. Sono indispensabili per farci apprezzare l’efficacia del rimedio”.

“Quest’uomo è veramente un fenomeno. Ed è anche saggio” pensò Saverio.

“Mi prenda mezza compressa effervescente di Placebol, tre volte al giorno, dopo i pasti. Se la nausea non passa, aumenti la dose e ne mandi giù una intera. Stia sereno: male non le farà” disse il medico mentre scriveva la ricetta sul solito foglio intestato.

“E con la noia come va? Meglio?”

Saverio fece ondeggiare il palmo della mano destra, come a dire “così e così”.

“Stia sereno: il tempo è galantuomo” sorrise il medico.

Saverio uscì dallo studio provando un filo di invidia per quell’uomo.

“Una persona così brillante, con la risposta sempre pronta, avrà certamente una vita perfetta” pensò.

In farmacia Saverio prese due astucci di Placebol: di uno divise tutte le compresse a metà, dell’altro le lasciò intatte. Così da poterne avere sempre la dose utile a disposizione.

Erano piccoli dischi azzurrognoli che immersi in acqua frizzavano producendo una nuvola di bolle. L’acqua gorgogliava fino a colorarsi di celeste. Saverio mandava giù quei mezzi bicchieri tutti d’un fiato, senza nemmeno provare a sentirne il sapore.

La nausea scomparve, a costo però di dolorosissimi mal di pancia che lo coglievano immancabilmente durante le passeggiate al parco. Saverio li sopportava stringendo i denti, aiutandosi con massicce dosi di bicarbonato “da viaggio”, che, tuttavia, alleviavano solo in parte quella sofferenza.

Trascorsero quattro o cinque giorni, finché Saverio si ripresentò dal medico.

“Il medico la sta aspettando” disse la segretaria seguendolo con lo sguardo.

Il medico fece stendere Saverio sul lettino, quindi gli tastò la bocca dello stomaco con entrambe le mani. “Fa male qui?” chiese.

“Si… si…”. Saverio si sforzava di non urlare.

“E’ chiaro. E’ chiaro” disse il medico socchiudendo gli occhi come per riflettere meglio.

“Sono farmaci efficaci ma hanno sempre qualche effetto collaterale. Utilizzeremo un agevolatore gastrico…”.

“Agevolatore gastrico…” ripeté Saverio.

“Il Gastrorin sciroppo è quello che fa per lei. Basta un cucchiaio dopo i pasti. La aiuterà a tollerare il Placebol. Così potrà passeggiare tranquillamente” chiarì il medico.

Saverio stava per uscire quando il medico lo richiamò.

“Senta. Per evitare che torni le do anche un antidiarroico. Il Gastrorin le potrebbe dare qualche problema di eccessiva evacuazione. Mi prende anche una supposta di Stispomel la mattina ed una la sera. D’accordo? A proposito: la sua noia?”.

“Viene e va”.

“Andrà. Ma lei ci pensi meno” sentenziò il medico.

Saverio sorrise “quanto è preparato” pensava, strinse la mano al medico che ricambiò.

Uscendo Saverio salutò la segretaria che, insperatamente, ricambiò.

Saverio aggiunse alla sua terapia il Gastrorin. Uno sciroppo di colore rosso fragola veramente disgustoso. Grazie al Gastrorin, Saverio riusciva ad assorbire le compresse effervescenti di Placebol. Subito dopo, però, si tutelava con una supposta di Stipsomel.

A quel punto la giornata di Saverio era zeppa di medicinali.

La mattina, dopo la colazione prendeva una compressa dell’eccitante Vigorex, subito seguito da una bustina di regolatore cardiaco Torporil per contrastare le aritmie e da mezza compressa dell’analgesico Placebol per sconfiggere la nausea, al quale faceva seguire un cucchiaio dell’agevolatore gastrico Gastrorin e una supposta dell’antidiarroico Stipsomel per scongiurare la dissenteria. Dopo pranzo prendeva un’altra bustina di Torporil e mezza di Placebol, quindi nuovamente lo sciroppo di Gastrorin. A sera, dopo cena, assumeva una bustina di Torporil per regolare il ritmo cardiaco notturno seguita da mezza compressa effervescente di Placebol contro la nausea. Quindi contava fino a cento dopodiché ingeriva un cucchiaio dell’agevolatore gastrico Gastrorin e subito dopo l’antidiarroico Stipsomel. Infine, per potersi addormentare, si affidava alle consuete venti gocce di Pigramol.

Una sequenza così complessa che Saverio, di tanto in tanto, confondeva.

Un giorno ad esempio, confuse la compressa di Vigorex con quella di Placebol. Prese il Gastrorin ma sciolse la supposta di Stipsomel nell’acqua al posto del Torporil, facendogli perdere efficacia. Trascorse tutto il giorno al gabinetto, addormentandosi sulla tazza in preda ad un attacco di tachicardia.

Dopo circa un mese Saverio fu ricoverato per overdose da farmaci.

Per salvargli la vita dovettero praticargli tre lavande gastriche. Una dietro l’altra.

Dimesso dall’ospedale si recò subito dal suo medico per sapere il da farsi. Ma al suo posto trovò uno studio dentistico.

Cambiate le sedie in sala d’attesa, scomparsi i divanetti, modificata l’insegna e rivoluzionati gli orari di ricevimento. Chiese spiegazioni. Un uomo in camice e mascherina gli spiegò che quello che c’era prima non era neanche un medico. Era un geometra. Smascherato, si diceva fosse scappato in Argentina.

Uscendo, lungo le scale, incontrò la segretaria, rimasta senza lavoro.

“Ha anche problemi di denti?” gli domandò lei.

“No. Di noia”.

“Pure io”.

“E che medicine prende?” le chiese.

“Nessuna”.

“Io tante, ma non funziona” rispose Saverio alzando le spalle.

La segretaria, sorridendogli per la prima volta, gli propose: “le va se passeggiamo?”.

“Volentieri” rispose Saverio “Io solitamente faccio tutta la via Panoramica e arrivo fino al parco col laghetto. Da là torno indietro per il viale dei tigli. Viene con me?”.

Lei annuì. E partirono.

Da quel momento Saverio e la segretaria hanno iniziato a camminare insieme.

Li vidi al parco, tenersi per mano.

Successivamente sono andati pure al cinema, al ristorante, a cena fuori.

Adesso vivono insieme.

E non si annoiano più, che dell’amore è il principale effetto collaterale.

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