Mentre in tutto il mondo si stabilisce di limitare l’uso dell’auto privata e si elaborano strategie di mobilità alternativa, in costa d’Amalfi siamo sottoposti ad un dibattito, piuttosto surreale in realtà, sulla possibilità di realizzare tre nuove gallerie per agevolare il traffico.
Tre nuovi trafori nel paesaggio, già patrimonio Unesco dal 1997, precisamente tra Maiori e Minori, ad Amalfi e a Positano.Articolo
Sospetto che si tratti solo di uno spot elettorale in vista delle elezioni regionali e probabilmente è così. Tuttavia, va considerato il rischio, pur minimo, che un pugno di irresponsabili ed anacronistici capibastone infliggano nuove, fatali, ferite al paesaggio costiero.
La realizzazione di nuove gallerie non dovrebbe indignare solo gli abitanti dei paesi interessati (ad esempio di Minori e Maiori) ma dovrebbe scatenare le proteste dei cittadini dell’intero territorio, in quanto la bellezza della costa è un bene di tutti. Ma non accade. Tutto procede in una sonnolente silenziosità.
Perciò, prima ancora, andrebbe dibattuto non del varco tecnico, ma del baratro culturale.
Del provincialismo, non solo geografico, che ci condanna culturalmente in serie B.
Trincerati, ad occuparsi solo di sé stessi. A difesa, ostinata, del proprio metro quadro di privilegio personale, nella speranza che si allarghi, e divenga un metro intero.
Atteggiamento che ci spinge, inesorabilmente, nella direzione opposta al resto del pianeta.
A ribellarsi, a dare il cambio di passo, dovrebbero essere i giovani, gli unici in grado di farlo, se non fossero, giustamente, emigrati quasi tutti.
Sarebbero loro i destinatari, nel futuro, di queste opere inutili che, conoscendo l’efficienza amministrativa corrente, sarebbero terminate in un’epoca in cui la costiera dovrebbe essere già abbondantemente affrancata dal traffico veicolare privato.
La prosperità, ipoteticamente generata dall’affluenza di veicoli, rappresenta una condizione temporanea e deleteria. La moltiplicazione delle “case-vacanze” che allontana residenti e attività artigianali, il consumo di suolo e la privatizzazione degli spazi pubblici, la realizzazione di nuovi parcheggi interrati, sono tutte cambiali che, prima o poi, andranno riscosse.
La costiera è sempre stata preziosa in quanto difficilmente raggiungibile. E’ proprio questa complessità orografica, questo susseguirsi di insenature, declivi e alture, a costituirne il valore aggiunto.
Proteggerla è l’unico modo, indiscutibile, per mantenerlo intatto.
Si pensi a Matera, capitale europea della cultura 2019, che deve la sua conservazione e fortuna, al suo isolamento.
In costiera dovrebbero arrivare solo le persone davvero intenzionate a visitarla. A goderne dell’esclusività e a rispettarla. Tutte gli altri visitatori vanno scoraggiati.
Contestualmente gli amministratori scriteriati, fermi nel passato, legati a logiche politiche, impegnati a estendere il proprio orticello di un altro mezzo metro quadrato, andrebbero rimossi.
(Articolo comparso nella rubrica “L’Archritico” sul sito Ulisseonline.it)
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Sull’argomento leggi anche: La tentazione del buco (da “L’Archritico – ulisseonline.it)