I miei zii, zia Rita e zio Riccardo, sono stati in vacanza, al mare, sulla costa ionica. Erano molti anni che non andavano in vacanza, ma mio cugino ha insistito così tanto che alla fine li ha convinti. Ha prenotato per loro una settimana in un villaggio turistico, tutto compreso. Il giorno della partenza li ha anche accompagnati alla stazione ferroviaria per essere sicuri che partissero.
Alcuni villaggi turistici rappresentano l’ultimo avamposto della civiltà, estranei da ogni contaminazione del mondo esterno. Una sorta di comunità autonome ed autosufficienti, anche dal punto di vista culturale, nelle quali sopravvive il sogno romantico del Falansterio di Fourier.
Si può supporre che, con l’ingresso in uno di questi villaggi vacanze, si perda il contatto con il mondo esterno; si può persino avere la sensazione che non ci sia più un mondo al di fuori del villaggio e si atterri su un pianeta di un altro sistema solare. Secondo i ben informati, molti di questi villaggi sono sulla costa ionica, in Calabria.
Per aderire a tali condizioni di atemporalità e aspazialità, in camera i miei zii non hanno trovato né la radio né la televisione. Un apparecchio era nella sala ristorante ma la prima sera un violento temporale ha abbattuto l’antenna e non c’è stato verso di ripararla. Zio Riccardo, che solitamente guarda il telegiornale delle otto, un po’ si è dispiaciuto anche perché, da giorni, seguiva con eccitazione le vicende del calciomercato.
Zia Rita avrebbe, invece, voluto continuare a seguire le repliche di uno sceneggiato, ma ha pensato che, al suo ritorno, la vicina di casa le avrebbe fatto un piccolo riassunto delle puntate perse.
In ogni caso, questo isolamento dai media non ha creato ansia ai miei zii: la mattina scendevano presto a fare colazione e alle nove erano già in spiaggia dove restavano fino alle sei, quando il sole andava a nascondersi dietro l’altopiano. Dopo la cena, solitamente, restavano a guardare i ragazzi dell’animazione che si cimentavano in piccole scene teatrali, imitazioni e karaoke. Prima di mezzanotte rientravano in camera e si addormentavano subitamente, crollando per la stanchezza.
La maggior parte del tempo, dunque, i miei zii lo hanno trascorso in spiaggia chiacchierando con i loro vicini di ombrellone. Il cerimoniale del villaggio vuole che ognuno venga affiancato a turno dagli altri ospiti: giovani e meno giovani, ambientalisti, attivisti politici, ex-detenuti, suore, famiglie tradizionali, arcobaleno o “allargate”. Tale promiscuità ha consentito ai miei zii di ritrovarsi immersi in un flusso di informazioni delle quali, anche volendo, non potevano controllare l’attendibilità. Zia Rita e zio Riccardo, come due spugne, hanno così assorbito queste cronache del mare, come uditori indifesi.
Ingenuamente ignari di come e quanto, sotto gli ombrelloni delle nostre spiagge, circolino le informazioni più riservate ed esclusive che altrove vengono censurate poiché non generano nessuna illusione concreta. Questo fenomeno è tanto più grave quando si manifesta all’interno di “luoghi-non luoghi” come i villaggi vacanze dove non vale nessuna regola riconducibile al metodo sperimentale alla base della conoscenza oggettiva degli eventi, fin dal XVI secolo.
Nel rispetto di una certa meccanica dell’ambiente, nel villaggio vacanze le notizie vengono prodotte a chilometro zero, in completa autarchia, in funzione delle necessità, degli umori e, in parte, anche del clima del posto.
Quando i miei zii sono tornati a casa, mio cugino è stato messo al corrente di tutte queste notizie. In primo luogo vi erano molte tragedie potenziali: terremoti, crolli in borsa, alluvioni, guerre in procinto di scoppiare ma, in compenso, anche un mucchio di piccole buone notizie. Ad esempio un espediente sicuro per non pagare il canone RAI, un prestito a fondo perduto al quale accedere compilando semplicemente un modulo a penna, ospedali dove non hanno sbagliato mai un intervento, ristoranti dove si mangia bene e si paga poco, distributori di benzina dove il diesel costa ancora un euro a litro, concorsi agevoli per posti pubblici a tempo indeterminato. Storie d’amore che sono andate a finire bene, di gente famosa ma anche di sconosciuti. Ma anche complottismi che sconfessano teorie complottistiche e quindi ristabiliscono le presunte verità originali.
Tutto così potenzialmente falso da poter essere vero, o probabilmente vero da essere vero sul serio. Comunque sufficientemente reale e sostanzialmente credibile, almeno quanto tutte le altre notizie che si sentono ogni giorno in giro.
“Siamo stati bene” ha detto zio Riccardo. “Tutti dovrebbero trascorrere una settimana tra gli ombrelloni di in un villaggio vacanze, ogni tanto” ha aggiunto. Senza televisione, senza radio ed internet. La Calabria potrebbe promuovere questo tipo di turismo, e noi trasferirci tutti sulla costa ionica.
Mio cugino all’inizio ha provato a smentire tutto, con energia ha ribattuto colpo su colpo, su ogni argomento, poi si è arreso. Non aveva gli argomenti sufficienti. Zia Rita si è informata sullo sceneggiato ma con diminuito interesse. Zio Riccardo, terminato il calciomercato, non guarda più il telegiornale. Entrambi hanno informazioni a sufficienza fino alla fine dell’anno solare.
I miei zii, dopo qualche giorno di naturale diffidenza, si sono persuasi che le vere notizie passano solo tra i filari degli ombrelloni sulle spiagge dei villaggi turistici.
Dove esiste un mondo parallelo del quale nessuno ci vuole mettere al corrente, che solo le cronache del mare raccontano.
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