Insomma, nell’annosa diatriba tra cani e bambini, è giunto il momento di decidere da quale parte stare.
L’alibi che stabilirlo fosse faticoso e che non avessimo sufficiente tempo per pensarci, non regge più.
Sicuramente questo virus preferisce i cani.
Il “lockdown”non reclude i cani, possono uscire di casa, anche più volte al giorno.
Gironzolare, fermarsi nei loro luoghi preferiti, incontrare altri cani, rilassarsi.
I bambini no. Non possono assolutamente uscire, è pericoloso. I loro amici e luoghi preferiti se li devono scordare. Così sono sempre più nervosi.
Ma già da prima si preferivano i cani.
Nei parchi c’è sempre uno spazio dedicato ai cani. Ha un’entrata riservata, viene tenuto lindo e in ordine. E guai se non viene creato o se è chiuso! Scoppia la rivolta.
Hanno i bambini uno spazio così bellamente attrezzato e arcignamente difeso?.
E’ il cane che ottiene maggiore rispetto.
Occorre accompagnarlo, curargli la dieta che sennò si ammala, scegliergli tutti gli accessori e i capi di abbigliamento.
Il bambino mangia merendine scadenti, desidera vestiti orrendi.
Abbandonato davanti allo smartphone, si rincretinisce.
Il cane soddisfa le ambizioni del coiffeur che a sua volta esegue perfettamente le indicazioni pervenutegli.
Il bimbo sulla sedia del parrucchiere piange e si dimena rischiando ripetutamente la lobotomia.
Il cane al ristorante si accomoda sereno e là sta. Al massimo scodinzola.
I bimbi? Ne vogliamo parlare?.
Potrei fare anche altri esempi, di posti dove è più agevole andare col cane piuttosto che col bimbo, ma non voglio infierire.
Il cane, poi, si allinea precisamente agli orari stabiliti. Dorme di notte, è vigile di giorno. Mangia solo se imbeccato.
Il bimbo di notte piange. E di giorno ripiange. A volte perché ha fame, altre volte non si sa perché. Non sa decidere, è questa la sua unica, pessima, scelta.
Il cane ha il fiuto dell’assennatezza.
Impara facilmente. Se si desidera addestrarlo, impara ancora meglio.
Pure il bimbo imparerebbe ma è costretto ad andare a scuola (almeno fino a qualche tempo fa, lo era). Qui impara pochissime cose, tra le quali numerose parolacce. Viene bullizzato o bullizza. Odia le insegnanti o si fa odiare. Rivaleggia con suoi simili. Competizione che poi trasla nelle famiglie di appartenenza, generando uno spirito agonistico che provoca danni irreparabili al bimbo: umiliazioni, sensi di colpa o sensazione di onnipotenza che lo renderanno fragile nell’età adulta. Quando sarà vittima di esaurimento nervoso, generando “di rimbalzo” ossessioni e sensi di colpa, dei familiari e negli eventuali figli.
Ne si deduce che il bimbo è ansiogeno, il cane è tranquillizzante.
I cani non frequentano aule e possono tranquillamente gareggiare, se lo si desidera, con altri cani senza timore di paragone, protetti da una metodica distinzione di razza. Vengono definiti “capolavori”, ognuno per il proprio settore, anche se rincorrono i piccioni o pisciano sulle lenzuola (cose che anche i bimbi fanno).
Avete mai sentito qualcuno lamentarsi del proprio cane? Rimproverargli di aver deluso le sue aspettative? Io mai.
Il cane, pure crescendo, non minaccia di lasciare casa, anzi accresce la fedeltà. Non rivendica diritti né risponde male, non porta a casa sconosciuti/e, non rincasa alle cinque del mattino, non viene mai arrestato per possesso di sostanze stupefacenti.
Infine, e questa è la virtù che lo rende indubbiamente preferibile, il cane è reversibile.
Se stufi, i più vili possono decidere di liberarsene senza commettere nessun reato.
Ad esempio riportandolo al canile, o regalandolo.
Viceversa il bimbo mica si può regalare!.
Un bimbo, si sa, è irreversibile.
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