Dunque, l’altra sera ero a casa, in pigiama, sul divano, quando mi squilla il cellulare.
Una voce che avevo già sentito mi fa: “Ciao sono Matteo. Senti noi non ci conosciamo, però io mi sono informato, leggo le cose che scrivi, ho visto che hai delle buone idee, te sei ganzo ! Volevo chiederti di darci una mano per questa grande avventura”.
Gli rispondo: “Senti Matteo, grazie della chiamata, ma veramente ora mi prendi un pò alla sprovvista, ero qui che guardavo «c’è posta per te», non possiamo riparlarne domani mattina ?”.
“Via, Icché tu ti gingilli? Io c’ho furia ! I’ he tu devi da fà da domani fino al 2018 ?”.
“Caro Matteo. In realtà ho qualche scia da consegnare, un paio di certificati energetici, qualche condono edilizio sospeso, ma se vuoi posso anche farcela a liberarmi”.
“Perfetto, Sò felice, perché è ora di cambiare, basta con i soliti politici sulle poltrone, questo paese ha bisogno di facce nuove, gente che viene dal mondo del lavoro, energie fresche, roba forte”. Qui, Matteo si fa serio e mi dice: “Ho qui la lista dei ministeri, sto riempiendo le caselle e mi sono detto lo chiamo, è un architetto, generazione 1975 come me, uno che ha studiato, che si è fatto il mazzo tanto, è l’uomo giusto per il rinnovamento”. Qui cominciavo a preoccuparmi, forse mi confondeva con qualcun altro, ma non l’ho interrotto.
“Non devi spaventarti, ma hai visto chi ha fatto il ministro qui ? Gente che a stento mette insieme il soggetto con il predicato verbale. E poi qui l’è pieno di grulli, dai, scegli un ministero nel quale puoi fare qualche riforma importante, per cambiare un pò le cose. Voi architetti vi lamentate sempre, ora è il momento di impegnarsi. Qualsiasi ministero, senza paura, guarda me, l’altro giorno ero ad inaugurare un centro commerciale, ora sono qui e tra un mese incontro Obama. Il cambiamento è partito, hai sentito quando ho detto quella stronzata dell’ambizione sfrenata ? Ha funzionato alla grande ! Figo, no ?”. Io ci penso su per qualche secondo, poi azzardo.
“Matteo, proprio perchè mi hai detto che posso chiederti qualsiasi cosa, io ho sempre sognato di fare il ministro dell’economia”, e mentre lo dicevo mi tremavano le vene ai polsi, ma mi vedevo già seduto sulla poltrona di palazzo delle Finanze. “Senti, non per deluderti” mi risponde prontamente Matteo con la sua solita prontezza linguistica “ma io desideravo darti un ministero che riguarda il tuo essere architetto, diamo un segnale che la competenza e il merito conta in questo paese ! E poi, detto in tutta franchezza quello è un ministero che è già assegnato alle banche, facciamo finta di discuterci un pò, ma lo decidono loro il ministro, io là non conto niente”. Lo immaginavo. Così, per manifesta incompetenza, ho accantonato subito anche gli interni, gli esteri, la giustizia e la difesa, quest’ultima per incompatibilità considerato il mio pacifismo e la mia riforma per motivi di salute.
Meglio un profilo più basso, accetto il consiglio e rilancio: “Hai ragione Matteo, quindi da architetto vorrei dirti che bisogna cambiare un pò le norme sul mondo del lavoro, ci sono tanti professionisti giovani che sono costretti ad emigrare, vediamo se possiamo fare qualcosa per farli lavorare qui. Prendo il dicastero del lavoro”.
“Senti, mi duole dirtelo ma un ‘se pòle ! Con il lavoro sono proprio incasinato. Tengo il sindacalista che aspetta un risarcimento, poi ho quell’economista che mi ha tirato la volata alle primarie, poi ci sono un paio di pezzi grossi che mi danno i tormenti, i giornali che mi stanno dietro. Se puoi per favore sceglierne un altro, te lo chiedo per cortesia”.
Ho pensato che effettivamente il ministero del lavoro fa gola a tanti, e allora ho smorzato un pochino le pretese. “Senti Matteo, il sistema degli appalti pubblici è davvero troppo farraginoso, ogni volta che c’è da realizzare un’opera tra ribassi e ricorsi passano i decenni, con il tuo permesso prenderei il ministero delle infrastrutture”.
Matteo fa un colpo di tosse, si schiarisce la voce, poi attacca: “Guarda hai toccato proprio un tasto dolente, quello è il ministero che mi sta creando più problemi di tutti. C’ho quel tipo che va sempre ai talk che un ‘ce verso di farlo fuori, devo tenermelo calmo, poi per quel posto si sono già prenotati un paio di sindaci, anche quella della zona tua, inoltre questo ministero è collegato con quello dei trasporti e non posso separarli, insomma se per favore puoi concentrarti su un altro posto mi dai un sollievo, mi dai”.
Indubbiamente litigare con uno che sta sempre in tv non è conveniente, quindi ho pensato che da architetto potevo avere qualche chance per i beni culturali. Ma Matteo, mortificato, mi fa: “senti, sulla cultura in generale c’ho un guaio grosso, l’ho già promesso ad un mio amico d’infanzia, sai com’è con gli amici non si possono fare figuracce, poi lo conosco da quando s’era boy-scout, veramente non posso tirarmi indietro. E poi ti ho chiesto di mirare a qualcosa di importante e tu mi chiedi la cultura ?! un ‘mi fare incocciare perché guarda eh, unné aria”.
“Potrei fare il ministro dell’ambiente, gli architetti con l’ambiente hanno dimestichezza. O almeno dovrebbero” mi propongo svelto. “Eh senti, ora non fraintendere” mi risponde Matteo, “ma il tipo che sta all’ambiente proprio non posso sostituirlo, poi protestano gli ambientalisti, il WWF, i verdi, invece così li tengo buoni. In ogni caso quello l’è cotto, al primo rimpasto lo faccio fuori”.
Non mi erano rimaste molte alternative, intanto la De Filippi aveva riappacificato madre e figlio lontani dal 1979, un’impresa che mi sembrava impossibile quasi quanto Matteo a Palazzo Chigi. “Senti Matteo, da architetto, per la mia esperienza, posso dirti che c’è troppo distacco tra mondo dell’università e del lavoro, se mi dai il ministero dell’istruzione possiamo lavorare ad una riforma”.
“Purtroppo l’istruzione ho dovuto prometterla agli alleati di governo. E’ stata proprio la telefonata prima della tua. Guarda, sò davvero dispiaciuto, ma io ho solo due alleati e non posso giocarmeli prima di cominciare. E poi, sinceramente, l’istruzione in Italia è come la cultura: nun’ conta niente, tu puoi ambire a qualcosa di più importante”.
Non sono molto pratico di ministeri, però avevo ancora qualche idea. “Matteo, che ne dici di darmi la pubblica amministrazione, un architetto sa quanto è invasiva la macchina burocratica, potrei mettere un pò di ordine, sveltire un pò le cose”. Qui Matteo ha un attimo di indecisione, sento un rumore di fogli al quale segue qualche attimo di silenzio. “Guarda, non vorrei deluderti ma quella è una cosa che devo curare io personalmente e non posso delegare nessuno, l’ho promesso al partito che mi sarei occupato della faccenda; ci so altri posti liberi, certo che tu mi vai sempre a chiedere quelli dove ho un problema ! Sei un bischero te !”
“Le riforme ?”: “c’ho già messo la giovane bionda”.
“L’agricoltura ?”: “c’ho quello degli alimentari”
“Matteo, cosa è rimasto ?” mi ero spazientito.
“L’è rimasto i rapporti con il parlamento, ma aspetto una risposta da quello dello sciopero della fame. Se rimani in linea provo a chiamarlo ora”.
“Matteo, non importa, lascia perdere” gli faccio, la De Filippi raccontava di una storia strappalacrime e non avevo intenzione di perdermela.
“Guarda ti ringrazio per la disponibilità, comunque #architettostaisereno , lavoreremo anche per te; ora scappo che c’ho il secondo tempo della Viola che tra l’altro è anche sotto per uno a zero, maremma bucaiola !”.
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