Inutile prenderci in giro, l’architetto (ma già lo studente in architettura), in amore parte avvantaggiato. Non può temere, infatti la concorrenza di altre categorie professionali, come, ad esempio, avvocati, ingegneri, commercialisti, medici ecc.
Mi riferisco alla parte più complessa ed avvincente dell’avventura amorosa, quella del corteggiamento, dove gli studi in architettura, ma anche la successiva pratica, conferisce all’architetto la conoscenza, l’abilità e la praticità necessaria a sorprendere ed impressionare il/la partner, fino a circuirla del tutto.
Ogni architetto infatti trascorre anni a prendere dimestichezza con frivolezze ed attenzioni formali che non fanno parte del bagaglio informativo dei suoi concorrenti. L’aridità degli studi giurisprudenziali, la monotonia di quelli ingegneristici, la cupezza di quelli economici e l’estrema serietà di quelli medici, non possono competere con la varietà di prove spesso al limite dell’assurdo dinanzi alle quali viene posto l’architetto negli anni. Per tutti coloro che hanno a che fare con gli architetti in amore, per metterli in guardia, ecco le migliori cinque armi che l’architetto può sfoderare nella fase del corteggiamento.
Al quinto posto: La tuttologia. L’architetto è un tuttologo per definizione, deve esserlo per forza per restare sul mercato. In qualsiasi discussione di gruppo o anche di coppia non riuscirete mai a trovarlo impreparato. Riesce a discorrere di qualsiasi argomento, conosce di cinema, teatro, sport, motori, politica interna ed estera, persino di cucina e metereologia. Questa sua conoscenza a 360 gradi gli conferisce grandissima popolarità soprattutto nei confronti degli eventuali suoceri, con i quali trova sempre un punto di contatto.
Al quarto posto: Il racconto di viaggio. L’architetto ha fama di viaggiatore. Di solito ha viaggiato negli anni universitari per le vacanze estive, alla ricerca di una chiesa di Le Corbusier o di un quartiere popolare nella ex-DDR, ma siccome è attento ai dettagli, pure se non ha viaggiato riesce a trasformare qualsiasi gita della domenica in un avventuroso racconto con spiegazione precisa di ogni particolare. Di solito, per non rischiare l’”effetto noia”, l’architetto infarcisce la narrazione di un sacco di balle, che possono essere svelate solo se ad ascoltarle c’è anche un altro architetto.
Al terzo posto: L’abilità pratica. Specie negli anni universitari l’architetto ha imparato ad usare colla, forbici, cartone, cartomplum, tessuti e mille altri attrezzi meglio di qualunque altro. A questo si aggiunga anche, negli ultimi anni, l’abilità informatica, specie in programmi di fotoritocco. Tutte queste abilità gli consentono di confezionare, ad esempio, biglietti d’auguri, lettere d’amore, inviti galanti ecc, con la massima creatività ed originalità, che fanno molto romantico. Virtù quasi estintesi nel XXI secolo.
Al secondo posto: L’apertura mentale. Notoriamente l’architetto è un anticonformista con ideali fermamente progressisti. Per questo motivo può facilmente giocarsi la carta della libertà dei diritti, del non avere tabù, dello “stare avanti”. Caratteristica che in alcuni contesti, tipo quelli sessuali, può fare pure la differenza. L’apertura mentale però è un terreno minato, perché l’architetto che punta tutto su questo potrebbe soffrire la concorrenza di anarcoidi, rivoluzionari antisistema e cantanti hip-hop, gente non facile con la quale discutere.
Al primo posto: La fantasia. Gli architetti hanno fantasia, lo sanno tutti. Un architetto senza fantasia al massimo è un geometra (mentre un geometra con la fantasia al massimo è un presuntuoso). Basta uno sprazzo di creatività, anche fortunoso, che subito l’architetto può prendersi la fama di creativo e quindi lasciare il/la partner in perenne attesa del colpo di genio, dell’invenzione a sorpresa, che può essere un sms o un biglietto nella cassetta della posta. Tutti espedienti che l’architetto copia da altri architetti che copiano da altri architetti, che quasi sempre copiano dal settimanale “Cioè”.
In genere tutte queste armi si rivelano boomerang al termine della fase del corteggiamento, quando il partner scopre che l’architetto può essere come un avvocato qualunque: un retrogrado, imbranato, pieno di pregiudizi che non è mai uscito di casa. Sono esenti dal teorema gli architetti che si innamorano tra di loro, in quel caso non essendo validi i trucchi, spesso è amore vero.
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Tratto da “L’Architemario – volevo fare l’astronauta” di Christian De Iuliis, illustrato da Roberto Malfatti (overview editore).
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