L’ARCHITELEFONICO (Strategie di Efficienza per la Comunicazione Auricolare)

Molti architetti sottovalutano l’importanza dei colloqui telefonici all’interno della loro professione. Per questo motivo nascerà a breve il corso in “Strategie di Efficienza per la Comunicazione Auricolare”, abbreviato in SECA.

Capita, infatti, sempre più spesso, che occorra impartire comandi, attingere informazioni o chiedere commissioni, tramite lo strumento telefonico, anche a gente che non si conosce personalmente. Un architetto che, al giorno d’oggi, non sa usare con autorità il telefono, parte molto svantaggiato nei confronti dei suoi colleghi più capaci. Pochi sanno che l’uso esperto del telefono consente anche di partecipare a riunioni senza esserci. Io conosco un geometra che riesce a presenziare anche a tre commissioni edilizie contemporaneamente, tutte al telefono.

Il SECA per architetti avrà una durata di 72 ore, alle lezioni orali verranno affiancate prove pratiche, con un esame finale, molto complicato, che consentirà di ottenere la certificazione di “Architelefonico”. Il conseguimento del diploma in SECA consentirà all’architetto di lavorare via telefono anche 4 giorni a settimana, sempre da casa, comodamente a letto almeno fino alle 10 e trenta, e poi ciabattando in pigiama anche a mezzogiorno, senza trascurare nessun cantiere.

Il corso si suddivide in tre parti.

PRIMA PARTE: L’ATTREZZATURA

All’architetto vengono impartite informazioni e dati circa le caratteristiche specifiche dei vari smartphone e della copertura delle celle telefoniche. Si passa poi allo studio delle varie forme di contratto in abbonamento, delle tariffe “flat” e della gestione delle schede con diversi operatori. Fondamentale anche la parte fiscale, con la possibilità di scaricare le spese del traffico telefonico. La parte si conclude con la prova pratica dell’acquisto di un paio di cuffiette con microfono dal cinese.

SECONDA PARTE: IL METODO

Qualsiasi conversazione telefonica va affrontata con estrema sicurezza, mostrando toni della voce stentorei e senza nessun cedimento di volume. Anzi questo deve aumentare progressivamente, specie in occasione di richieste specifiche. Alle prime proteste dell’interlocutore gli ordini vanno ripetuti con maggiore veemenza, interrompendolo ogni volta per non consentirgli di frapporre giustificazioni o di delegare, tutte le richieste vanno fatte in maniera rapida e fluida, senza soluzione di continuità.

Alla fine si passa all’apprendimento dell’uso della minaccia che va utilizzata in caso di ostacoli seri. Questa deve riguardare personalmente l’interlocutore, ventilando conseguenze funeste, spesso è utile prevedere risvolti economici, se non basta è utile intimidire con eventuali effetti giudiziari. La prova pratica consiste nel telefonare a SKY, farsi passare un operatore e negoziare un’offerta sul pacchetto “calcio”.

TERZA PARTE: IL LINGUAGGIO

Questa è la parte più importante del corso. Innanzitutto l’architetto deve bandire dal proprio linguaggio qualsiasi forma di educazione verbale. Parole quali: “buongiorno”, “scusate”, “disturbo” vengono eliminate. Se si pronuncia anche per errore un “per cortesia”, si viene automaticamente eliminati. Quindi si passa allo studio delle coniugazioni dei verbi: il condizionale è assolutamente vietato quindi le forme quali “vorrei”, “desidererei” e “dovrei”. Le uniche forme verbali consentite, sono quelle al presente imperativo, ovvero “voglio”, “devo” ecc.. Di particolare importanza anche l’utilizzo degli avverbi di tempo. Tutte le richieste devono essere espletate per “oggi”, “adesso”, “immediatamente”. Infine qualsiasi ordine o richiesta deve essere di importanza capitale, le ultime lezioni sono dedicate alla tecnica d’uso delle parole “assolutamente”, “fondamentale”, “importantissimo”, “imprescindibile” ecc.

La prova pratica è molto specifica: si telefona ad un Ufficio Tecnico di un Comune o alla soprintendenza e si chiede di ricevere informazioni su una pratica.

Queste tre cicli consentono agli esaminandi di fare una grossa selezione. La maggior parte degli architetti non supera neanche la seconda parte del SECA, pochi riescono a sottoporsi al lavaggio del cervello del linguaggio.

Per i restanti c’è l’esame finale, che è davvero di difficoltà capitale: si telefona all’ANAS e si prova a parlare con chiunque.

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