LO “SCALTRARCHITETTO”

Hopper- ufficio di notteSono in mezzo a noi, vicino a noi, davanti a noi, spesso dietro di noi (anche metaforicamente), ma non ce ne accorgiamo.

Spesso compaiono, magicamente, dopo le elezioni; ci sorridono da dietro ad una scrivania affollata di carte, con l’aria di chi vorrebbe dirti: “guarda come sono oberato di lavoro” (oberato è la parola che usano più di frequente), “non ho il tempo neanche per andare in bagno”.

Se provi a chiedergli di dare uno sguardo a quella tua pratica di cambio di destinazione d’uso che sta ammuffendo su un tavolo dell’ufficio tecnico, allargano le braccia sconsolati fino a farti tenerezza, che se potessi gli allungheresti degli spicci per il caffè o comunque li abbracceresti per rincuorarli.

A volte li incontri per strada che camminano veloci con dei fascicoli sottobraccio, sempre accompagnati da sconosciuti in giacca e cravatta, oppure da agenti (carabinieri, forestali, finanzieri) con i quali scambiano grandi sorrisi e si parlano con il “tu”.

Sono gli “Scaltrarchitetti”, quegli architetti astuti che hanno capito come gira il mondo del lavoro e allora grazie ad un sapiente gioco di amicizie (in genere politiche) sono entrati semi-abusivamente in un ufficio comunale strappando un occupazione, si dice, temporanea, con un misero contratto di collaborazione, che copre giusto le spese. Per essere Scaltrarchitetto non bisogna possedere competenze particolari, fondamentale è una abbondante dose di paraculaggine, un discreto aspetto, educazione quanto basta, molta pazienza, disponibilità a portare la borsa anche per anni a qualche potente, ma soprattutto conoscere. All’inizio lo Scaltrarchitetto ricopre mansioni modeste (spugnetta per francobolli, fotocopiatore, istruttore di condoni edilizi ecc.) infatti, quando li incontri la prima volta, pensi, sbagliando, che finalmente in quell’ufficio sia arrivata una ventata di aria nuova, che qualcuno si occuperà anche di te, che la burocrazia sarà snellita e che le cose  miglioreranno. E lo Scaltrarchitetto te lo fa credere, ti risponde sempre con gentilezza, ti indica la procedura corretta, ti regala una parola buona se sei in difficoltà.

Improvvisamente, spesso da un giorno all’altro, cominci a capire che lo Scaltrarchitetto sta facendo carriera. Come si dice con un proverbio partenopeo “è trasut e sicch e se mmis e chiatt” (ovvero: è entrato di sbiego e si è sistemato comodamente), , un piccolo incarico fiduciario, poi un concorso taroccato qui e uno là,e lo Scaltrarchitetto ha cominciato a scalare posti in graduatoria, così la sua occupazione non sembra essere più tanto temporanea.

Nel frattempo, però, continuano ad occupare la stessa, modestissima, scrivania, quella piena di carte risalenti finanche al 1993, dove insieme alla tua pratica puoi trovare: forniture di vasi da fiori, esposti di cittadini insoddisfatti, pagamenti per sturare le fogne ecc.., questo per meglio confondersi con il geometra anziano che da 30 anni di occupa di queste cose e non vede l’ora di andare in pensione. Il meglio, però, lo Scaltrarchitetto, lo da ad ufficio chiuso, all’orario in cui non dovrebbe esserci nessuno e tu passi sotto le finestre del comune e dalla strada noti una luce accesa proprio nell’ufficio tecnico.

E’ in quel momento che lo Scaltrarchitetto sta lavorando per davvero, ma solo per le cose sue. Di solito si trova in compagnia dell’ingegnere capo (il capo, chissà perché, è sempre un ingegnere, forse perché fa più concretezza), dell’immancabile assessore all’urbanistica che di urbanistica non capisce niente però ha i contatti giusti e di un altro che si riconosce perché è vestito da lavoro e potrebbe essere un capoditta, un faccendiere o uno, molto discreto, al quale vengono chiesti consigli. A volte passa anche il sindaco, “a salutare”.

Lo Scaltrarchitetto può dunque fare carriera in due modi differenti. Esiste lo Scaltrarchitetto giuridico e lo Scaltrarchitetto di movimento. La differenza fondamentale è la sua stanzialità. Se radifica sulla poltrona e si specializza in formule tipo: “visto che, considerato che, ritenuto che” allora è un giuridico e riceverà tutti gli incarichi di natura legale; se viceversa, ogni volta che lo cerchi in ufficio è sempre fuori “per sopralluogo”, allora miracolosamente è diventato direttore dei lavori in un paio di opere pubbliche da un milione di euro ciascuna con onorari a cinque cifre.

Quando lo Scaltrarchitetto fa il salto di qualità te ne accorgi subito, perché non ha più tempo per darti il consiglio o scambiare due chiacchiere con te, pur non avendo smarrito l’espressione di povera anima in pena, sofferente perché oberato di lavoro, ti trasmette subito quella sensazione di fatica che le nuove responsabilità gli hanno, suo malgrado ovviamente, conferito.

La consacrazione giunge all’improvviso, nell’albo pretorio, tra una pubblicazione di matrimonio e un avviso di sospensione dell’erogazione dell’acqua, spunta l’angolino di un foglio che, se si potesse leggere, mostrerebbe che lo Scaltrarchitetto è diventato dirigente di area, settimo livello e  riceve uno stipendio di 100000 euro all’anno, più i vari incarichi, gli straordinari, le indennità, la cassa, l’iva, i contributi e numerosi panettoni e bottiglie di spumante a Natale.

Alcuni, ma solo i più megalomani, li rivedi in tv, a parlare alla Leopolda.

Mentre tu sei ancora là, a chiederti se qualcuno ha dato uno sguardo al tuo cambio di destinazione d’uso.

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(nella foto: E. Hopper “office at night”, 1940)

 

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