Periodicamente, come se si trattasse di un rito religioso, l’architetto a partita iva è costretto a celebrare “La settimana della fattura”.
Solitamente capita dalle tre alle quattro volte l’anno in coincidenza dell’arrivo di grosse bollette, pagamento dei contributi pensionistici o raggiungimento della soglia di indigenza dovuta a improvvisi fattori esterni quali ad esempio visite mediche.
La settimana della fattura, come tutte le settimane tradizionali, inizia di lunedì ma affonda le sue radici in una domenica piena di congetture e rabbia, pensieri funesti, determinazione e invettive, durante la quale l’architetto controlla il suo conto corrente, annota la cifra residua e si ripromette che è giunto il momento di incrementarne il saldo.
Accade così che l’architetto, storicamente lasciato come ultimo creditore in qualsiasi operazione edilizia, dopo aver tanto atteso, decide che la successiva sarà la settimana durante la quale spedirà le fatture dei pagamenti arretrati, intenzionato a recuperare tutto il denaro che gli spetta.
Solitamente la settimana della fattura si svolge nel seguente modo.
Il lunedì l’architetto, determinatissimo, raccoglie tutte i fascicoli dei clienti creditori e di ognuno calcola a quanto ammonta il debito nei suoi confronti. Per alcuni deve recuperare pratiche polverose risalenti ad anni prima, ricevute di acconti ricevuti o solamente promesse di acconti mai ricevuti, per altri vanno persino ritrovate mail già scritte e spedite ma che non hanno provocato nessuna reazione.
Il martedì l’architetto, deciso, scrive ad ognuno dei suoi creditori che sta per emettere fattura riguardo ai debiti pregressi, articolando le motivazioni in funzione del grado di confidenza, la situazione economica del moroso, e l’ammontare del debito. Si preoccupa di essere al tempo stesso cortese ma inflessibile. Il tutto al grido di “mi dovete pagare, maledetti!”
Il mercoledì l’architetto, volitivo, controlla se qualcuno dei suoi creditori gli abbia risposto. Verifica come nel 95% dei casi le sue comunicazioni siano cadute nel vuoto. Di alcuni apprende persino la dipartita attraverso certificato di morte (non per forza veritiero) prontamente inviato dagli eredi. In genere aderisce al suo appello soltanto uno dei creditori (quello che gli deve di meno) che però già gli aveva comunicato che lo avrebbe saldato a fine mese, che evidentemente è quello seguente.
Il giovedì, perplesso ma non scoraggiato, l’architetto inizia a elaborare le fatture. Calcola acconti in percentuale con attenzione e saldi mai incassati; in alcuni casi allega la documentazione prodotta e già terminata ribadendo la richiesta di pagamento già formulata mesi prima e mai presa in considerazione. Questa operazione lo coinvolge per l’intera giornata, tanto da impedirgli di concentrarsi su nessun’altra attività. Salta anche il pranzo. A sera, distrutto, raccoglie tutte le fatture emesse e le spedisce ai creditori in tutti i modi possibili: mail, PEC, whatsapp, raccomandate postali, piccioni viaggiatori ecc…
Il venerdì l’architetto, esitante, attende, proprio come il mercoledì precedente ma con maggiore ansia, che arrivi qualche risposta perlomeno telefonica, un messaggio, un qualsiasi segno non diciamo di accettazione ma almeno di vita, un gesto di buona volontà, un’ammissione di mancanza, una redenzione da parte di qualche suo creditore. Ma non ne arriva nessuna. E’ in questa fase che l’architetto si accorge che l’intensità della sua determinazione è prossima al dissolvimento.
Si tratta di un cattivo presagio: infatti nel pomeriggio viene progressivamente raggiunto da una serie di recriminazioni, richieste di spiegazioni, stupori, in alcuni casi persino rimbalzi categorici o minacce di ritorsioni.
Non è improbabile che qualche risposta gli giunga da un sedicente avvocato, prima di allora sconosciuto. Qualche creditore, non di rado, arriva all’intimidazione fisica, chiedendo un incontro a breve in un luogo appartato.
Così il sabato, l’architetto, preoccupato, lo trascorre a dare spiegazioni, conciliare, ritrattare, effettuare sconti. Talvolta pentirsi.
La domenica, come ogni settimo giorno che si rispetti, l’architetto si riposa da “tutte le opere che ha portato a termine”.
Il lunedì, oramai terminata la settimana della fattura, l’architetto controlla il saldo del suo conto corrente.
Ovviamente immutato.
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