La storia insegna che affidarsi al governo di un “sol uomo”, è sempre pericoloso. Le autarchie sono condannate a produrre, inevitabilmente, diseguaglianze, lotte, disastri, guerre.
Il principio profondamente democratico di non concentrare mai troppo potere nelle mani di poche persone serve di un capo (o addirittura di una soltanto) fu base del lavoro dei nostri costituzionalisti che introdussero un sistema di contromisure (i cosiddetti “pesi” e “contrappesi”) per garantire l’equilibrio dei poteri e la possibilità dell’alternanza.
Si tratta di un sistema che ha assicurato al nostro paese 80 anni di governo del parlamento; per quanto debole, a volte delegittimato, zoppo, privo di veri poteri, a volte persino corrotto, ma inequivocabile e in grado di assicurare le garanzie costituzionali a chiunque. Ad esempio, e non è così scontato come sembra, quella del voto libero.
Ogni legge sui diritti, ogni questione controversa sulla quale si è discusso, ha avuto la dignità di un dibattito, a volte di un referendum. Talvolta persino la lentezza ha garantito ad un provvedimento, pur divisivo, una sua onestà intellettuale.
Il 14 dicembre del 1938 la camera dei deputati fu chiamata a votare nella stessa seduta sui nuovi provvedimenti per la “difesa della razza italiana” e per la sua soppressione, ovvero per la creazione della camera dei fasci e delle corporazioni. Il documento alla base della votazione sulla razza era stato stilato dal Duce in persona e approvato il 6 ottobre dal Gran Consiglio del fascismo. In esso si negavano i diritti fondamentali a coloro considerati di razza ebraica (camita, semita e altre razze non ariane…). Tra cui quello all’istruzione, all’esercizio delle professioni e all’insegnamento; nonché l’iscrizione al Partito Nazionale Fascista obbligatorio per svolgere qualsiasi tipo di incarico. Dopo la lettura, soltanto dei titoli, dei testi di legge, “Costanzo Ciano [presidente dell’assemblea] si rimette alla volontà sovrana del Parlamento affinché si manifesti tramite l’antico, inappellabile, indiscutibile modo della folla clamante. La Camera si alza nuovamente in piedi e acclama (…) Non una parola dei rappresentanti del popolo italiano è stata spesa a suo riguardo. Questa è la misura dell’importanza che il Parlamento fascista attribuisce alla legislazione razziale” (da “Gli ultimi giorni dell’Europa” di A. Scurati).
Ciano comunicherà i seguenti risultati sulla conversione in legge dei regi decreti recanti provvedimenti per la difesa della razza italiana: presenti: 351, maggioranza 176, favorevoli 351, contrari -.
Fu così che venne istituita, in Italia, in quel preciso momento, la più dura legislazione antisemita in vigore in qualsiasi paese del mondo, Germania nazista compresa. La fascinazione dell’uomo forte, nonostante le ripetute sconfitte rimediate nella storia, è rimasta, serpeggiante come un virus, tra il popolo. La deriva dittatoriale di alcune fantomatiche democrazie, che con un neologismo vengono chiamate “democrature”, ci invitano a riflettere sul valore del nostro voto, di ogni nostro singolo diritto specie quando ci viene sottratto. Tenendo bene a mente che i diritti sono di tutti, non solo della maggioranza dei cittadini.
Anzi, sono più importanti quanto più direttamente riguardano le minoranze. È un argomento che ci riguarda sempre: sia quando discutiamo di stati nazionali, sia se lo facciamo in un piccolo paese.
Credo che a scuola si insegni troppo poco la storia del novecento, gli eventi recenti dai quali più direttamente discendiamo. Che non solo i giovani, ma anche molti adulti la ignorino completamente. Per questo motivo ritengo che alcuni testi, ad esempio quelli che Scurati ha dedicato alla storia del fascismo, andrebbero letti nelle scuole dell’obbligo.
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