LA NAVE

Quando, nel 1995, sostenni un esame sull’architetto Nicola Pagliara, fui invitato a scegliere tra le sue opere.

A quel tempo il “Grand Hotel” l’edificio che ricorda una nave, sorto sul lungomare di Salerno nell’area che fu di un cementificio, non era ancora stato realizzato.

Il “Grand Hotel”, terminato nel 2000, è una delle ultime opere di Nicola Pagliara, architetto, classe ’33, triestino di nascita ma adottato dalla città di Napoli dove, dalla sua cattedra di progettazione, ha formato generazioni di architetti.

L’impronta impressa nei suoi studenti gli conferisce quella patente di «maestro», attribuibile a pochi, che gli consente di restare “vivo” anche dopo la scomparsa avvenuta nel 2017.

Di Salerno il “Grand Hotel, per dimensione e immagine, è divenuto rapidamente uno dei simboli.

A Pagliara fu conferito l’arduo incarico di realizzare dinanzi al mare un edificio di 4000 mq. e 90000 mc di volume, disposto su sette livelli più un terrazzo sul quale elevò una piastra circolare per gli elicotteri.

Vista del “Grand Hotel” dal lungomare Tafuri

L’architetto gli diede le sembianze di una nave, con una sorta di prua puntata verso ponente e i balconi come sbalzi di cabine, sopra una immaginaria linea di galleggiamento segnata in rosso.

Particolari sulla facciata a nord

Non era un’operazione banale costruirlo dal nulla contando che il luogo lo assimilasse come suo. Farlo in una città diffidente al cambiamento (e a ragione viste le “incompiute” degli anni seguenti) non era scontato.

Chi conosce Pagliara riconosce nel “Grand Hotel” gli elementi della sua scuola. Il basamento, la decorazione Wagneriana (Otto, non il musicista), l’orizzontalità dei piani e l’uso pregiato di ogni materiale a disposizione.

Vista del prospetto ovest

Ma soprattutto una chiara affezione per la metafora che conferisce ad ogni sua architettura un divertito, quanto caratteristico, tocco di surreale.

E pazienza se manca quel rapporto con il suolo (Whrigt avrebbe detto “organicità”) che distingue alcune sue ville costiere costruite tra gli anni sessanta e settanta.

Come ad esempio la casa a Cetara o la Villa “F” sull’arenile di S. Maria di Castellabate (che scelsi per il mio esame).

Dall’alto: Casa a Cetara (1968/70) – Casa “F” a Santa Maria di Castellabate (1966)
foto da archivio personale

Articolo comparso nella rubrica “L’Archritico” su ulisseonline.it

Sulla casa a Cetara di Nicola Pagliara ho già scritto in: LA CASA NELLA ROCCIA e in “L’Archritico” VILLA CON SPIGOLI

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