L’ARCHITETTO “DIO” E LA STORIA DI ADAMO ED EVA

(Per il ciclo “Favole d’architettura”)

C’era una volta, tanti anni fa, un architetto bravissimo, pressoché infallibile.

Infatti, tutti lo chiamavano “Dio”.

Era capace di realizzare qualsiasi cosa in brevissimo tempo: massimo una settimana.

Tra le tante cose, l’architetto “Dio” creò anche una villa meravigliosa immersa in un giardino, dove piantò alberi piacevoli alla vista e ricolmi di frutti buoni da mangiare. Ci portò pure delle bestie selvatiche e offrì riparo agli uccelli del cielo. Un fiume che irrigava il giardino, da lì si divideva a formare quattro nuovi corsi d’acqua.

Quel posto era così bello che l’architetto lo chiamò “Villa Eden”. O, più semplicemente, “Eden”.

L’”Eden” rimase a lungo vuoto, finché un giorno un giovane uomo benestante di nome Adamo lo preferì a tutti gli altri luoghi.

L’architetto “Dio” allora chiamò l’uomo da parte e gli disse: “Complimenti per la scelta. Potrai godere dell’Eden. Ma, ricorda, non potrai cambiare nulla. Se cambierai qualcosa te ne pentirai”.

Così l’uomo si sistemò nella casa, imparò i nomi di tutti gli oggetti e si occupò della manutenzione di ogni sua parte. Curò gli animali e nutrì gli uccelli.

Tuttavia, ben presto si accorse che quel posto era troppo grande per starci da solo.

Aveva bisogno di una compagna.

L’architetto “Dio” pensò: “E’ giusto che l’uomo si cerchi un aiuto che non gli sia simile”.

Così, quando Adamo conobbe una giovine donna, le chiese: “Vuoi venire a stare con me ? Vivo in un paradiso”.

La giovine di nome Eva accettò. I due si sposarono e vissero felici nell’”Eden”.

Finché un giorno gli fece visita il cugino di lei, un geometra che lavorava all’ufficio tecnico del Comune. Costui era un uomo astuto e viscido, lo chiamavano “Il Serpente”.

“Carina questa casa” disse dopo averla a lungo esaminata “…ma io avrei messo la cucina in una veranda. Allargato un po’ il bagno inserendoci la lavatrice. Costruito un gazebo in giardino. Anzi no, un deposito per gli attrezzi. Anzi no, una dependance. Poi avrei messo un pavimento diverso: un parquet e le finestre in alluminio che durano di più. Cambiato la caldaia, e rifatto l’impermeabilizzazione del terrazzo: ci sono gli sgravi”.

Ma Adamo lo interruppe: “Mi spiace, l’architetto ci ammonì di non toccare nulla. O ce ne saremmo pentiti”.

“Non date retta all’architetto” rispose il geometra “un mio amico ha una piccola ditta edile, in quindici giorni vi fa tutto a poco prezzo”.

Eva allora vedette che il progetto era gradevole alla vista e appetibile nel costo e che avrebbe spostato la cucina in veranda come lei desiderava.

Chiamò Adamo da parte e lo convinse.

“E’ mio cugino. E’ geometra. Lavora al Comune. Fidiamoci” gli disse.

“Non ve ne pentirete!” rispose il geometra “Anzi, io credo che l’architetto teme che voi, modificando la casa, aprireste i vostri occhi diventando come lui e conoscendo il bene e il male dell’architettura”.

Ma quando l’Eden fu completamente ricostruito, Adamo ed Eva si accorsero di essere nudi dinanzi a quegli sbagli. E ignoravano come dirlo all’architetto “Dio”.

Un giorno che erano là col geometra, udirono l’architetto che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno. Adamo ed Eva, spaventati, si nascosero in mezzo agli alberi. 

Ma l’architetto “Dio” udì i passi dell’uomo e gli chiese: “Dove sei?”. 

Egli rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura e mi sono nascosto”.

“Hai forse modificato la casa che ti avevo comandato di non modificare?”.

“La donna che mi sono posto accanto mi ha presentato il cugino geometra che lavora al Comune ed io non ho saputo resistere”. 

L’architetto “Dio” disse allora alla donna: “Che hai fatto?”.

“Il Serpente mi ha ingannata e io ho accettato” rispose lei.

Allora l’architetto “Dio” disse al Serpente: “Poiché tu hai fatto questo, sii tu declassato all’ufficio viabilità: disegnerai strisce pedonali per il resto dei giorni”.

Alla donna disse: “Moltiplicherò le tue sofferenze: lo scarico della cucina in veranda si ostruirà di continuo, la caldaia andrà in blocco durante i giorni di freddo. Il parquet si righerà e la furia del vento spalancherà le finestre. Pioverà dalla copertura e, quando non sarai in casa, la lavatrice allagherà il bagno”.

All’uomo disse: “Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai modificato la casa che ti avevo comandato di non modificare, maledetto sia questo suolo per causa tua! Sarai costretto a vivere in questa casa imperfetta per tutta la vita e sarai processato vent’anni per abusi edilizi. Finché sarai condannato a smontare la veranda e demolire la dependance. Polvere era e in polvere tornerà!».

L’architetto “Dio” disse ancora: “Ecco, da questo momento il committente è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Da ora, egli non chieda mai più la perfezione all’architetto!”.

“Condannato” sentenziò infine “a scontare per sempre il suo peccato originale: fidarsi del geometra del Comune”. 

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