Nunzia preferisce programmare le ferie estive con un bel po’ di anticipo.
Anche quest’anno, già da due mesi, aveva prenotato il soggiorno, gli spostamenti e le coincidenze, acquistando i relativi biglietti.
Come tradizione, pure questa volta, Nunzia avrebbe trascorso le vacanze insieme al suo fidanzato.
Ma quest’anno le è capitato uno sgradevole imprevisto.
Circa una settimana prima della partenza, il fidanzato di Nunzia è morto.
La notizia l’ha colta solo moderatamente di sorpresa e lei non si è fatta prendere dal panico.
Quando gli chiesi cosa aveva intenzione di fare mi rispose: “Oramai è già tutto prenotato per due. Ho versato anche la caparra. E poi dove lo trovo un altro in così poco tempo?”.
Fu una risposta che, in fondo, non mi meravigliò.
“Verrà anche da morto” concluse.
Ovviamente il fidanzato, essendo morto, non ha potuto opporsi alla decisione di Nunzia.
Così Nunzia e il suo fidanzato morto sono partiti per la loro settimana di vacanza.
E’ chiaro che, all’inizio, qualche timore ci fosse. E’ stata proprio lei a confessarmelo: le pareva strano fare le vacanze con un fidanzato morto, ma dopo qualche giorno si è talmente abituata che faticava a notare le differenze tra quella vacanza e le precedenti.
D’altronde Nunzia è una donna molto esuberante, in grado di occuparsi di tutto e di attirare naturalmente l’attenzione, così la circostanza che il fidanzato fosse morto non era indubbiamente chiara.
Ripensandoci, già quand’era vivo infatti, il ruolo del fidanzato di Nunzia, nella maggior parte dei casi era puramente contemplativo.
Certo, c’erano cose che ora non gli si potevano chiedere di fare: alcune prestazioni, diciamo di carattere fisico, gli erano precluse. Nunzia, ad esempio, è stata costretta a portarsi il bagaglio da sola. Per il resto, il fidanzato di Nunzia manteneva un adeguato contegno, e, siccome, il suo processo di decomposizione procedeva con straordinaria lentezza, quasi prossimo alla fissità, a Nunzia era possibile esporlo, anche in situazioni mondane, senza difettare in orgoglio.
Tipo al ristorante, o all’aperitivo. Ma anche in spiaggia, il fidanzato morto di Nunzia, in bermuda e occhiali da sole, manteneva un suo aplomb.
Nel frattempo Nunzia scorgeva altre donne esaminarlo con occhi interessati.
Tanto che, in breve, il fidanzato morto di Nunzia divenne uno degli uomini più ambiti del litorale.
Di lui si apprezzava la discrezione, il mistero, il portamento sempre impeccabile e l’ortodossa fedeltà.
Nonostante le sfilate, le occhiate e gli urletti delle fanatiche, il fidanzato morto di Nunzia non concedeva attenzioni ad alcuna. Mai nessuna venne degnata di un suo sguardo. La sua resistenza, sfacciatamente integralista, alle tentazioni, gli conferiva così un’aria di trasgressiva ambiguità.
Evidentemente irresistibile per l’universo femminile.
Di conseguenza Nunzia divenne la donna più invidiata della compagnia. Quell’uomo, silenzioso e docile, illudeva di indicibili avventure.
L’invidia incisa sul viso delle vicine di ombrellone, si manifestò ben presto attraverso mezze frasi, provocazioni, interrogativi velati.
“Beata te” le disse una, indicando il suo di fidanzato che in quel momento provava goffamente ad arrampicarsi su uno scoglio dal quale aveva, probabilmente, intenzione di tuffarsi.
“E’ una vita che ne cerco uno così…” buttò là un’altra, parlando con una collega, ma alzando di molto il tono di voce in modo che Nunzia potesse sentirla.
Verso la fine della vacanza, Nunzia mi telefonò.
“Come va?” le chiesi.
“Tutto bene. Anzi benissimo”.
“Problemi?”.
“Nessuno. Non mi fa neppure impressione dormirci accanto”.
“E lui?”
“Perfetto. Non puoi immaginare quanto è rilassante la vacanza col fidanzato morto”.
In effetti Nunzia e il fidanzato morto non ebbero nessun momento di attrito durante l’intera vacanza. La mancanza di qualsiasi forma di litigio eliminò ogni tipo di discussione, ottimizzando al massimo i tempi
Mai erano andati così d’accordo.
Nunzia apprezzò quella forma di obbedienza stilisticamente francescana del suo fidanzato morto: la sua autostima crebbe di parecchio.
Temette l’impaccio solo sulla via del ritorno: a causa dell’inasprirsi delle misure sanitarie, tutti i passeggeri del volo furono sottoposti alla misurazione preventiva della febbre.
Al fidanzato morto di Nunzia venne misurata una temperatura di 23,7°. Ma il controllore, con la fila che premeva alle spalle, non si disunì. D’altronde il regolamento imponeva che i passeggeri non dovessero superare i 37,5°, così non trovò difficoltà ad imbarcarlo insieme a tutti gli altri.
Prendendo posto, Nunzia si accorse che intorno a lei c’erano almeno altri quattro o cinque fidanzati morti. Una successiva, e più attenta, osservazione le indicò che vi erano anche alcune fidanzate morte.
Prima del termine del viaggio, infine, Nunzia si accertò come, in un paio di casi, entrambi i componenti della coppia fossero morti.
Si sentì sollevata ma anche meno esclusiva. Fare le vacanze col fidanzato morto, dunque, non era così inconsueto.
Quando furono arrivati, Nunzia accompagnò il fidanzato morto fin sull’uscio di casa. Con amorevole applicazione si assicurò che tornasse nella sua dimora sano e salvo, quindi lo salutò baciandolo lievemente sulle guance.
Lo salutò con dispiacere, sentiva di amarlo più di prima.
Qualche giorno dopo io e Nunzia ci siamo incontrati.
Lei era appena andata a ritirare la stampa delle foto della vacanza.
Me le ha mostrate seduti su una panchina all’ombra.
Intorno a noi, nella città deserta, solo il frinire delle cicale appollaiate tra le frasche.
“Qui siamo sulla terrazza dell’hotel” mi ha detto mostrandomi uno scatto ben riuscito.
Lei abbronzatissima con un pareo colorato e sandali alti sorrideva mentre si teneva aggrappata al fidanzato morto che, leggermente più pallido, vestito con un completo di lino chiaro, ammiccava all’autoscatto.
“Qui sembri davvero felice” le ho detto.
“Ma anche lui!” ha replicato prontamente.
Siamo rimasti a guardare le foto per molto tempo. Le commentavamo mentre le faceva scorrere piano tra le nostre mani.
Alla fine abbiamo anche parlato dei posti dove vorrebbe andare in futuro.
“Sempre in due?” le ho chiesto mentre ci sollevavamo.
“Certo”.
“Hai trovato la chimica giusta!” le ho detto sorridendole.
“Si. Però…”
“Cosa?”.
Le avevo scorto negli occhi un velo di imprevista malinconia.
“La prossima volta vorrei morire io”.
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