Conosco un uomo che va sempre in bicicletta.
Anche facendo sforzi di memoria, non riesco a ricordare di averlo visto, mai una volta, camminare a piedi o viaggiare in auto, o in tram.
Forse nasconde dei segreti.
Al mattino lo osservo attraversare la piazza, tagliandola in diagonale, passando tra le sedie dei bar e scansando abilmente i passanti. Poi si infila in un vicolo e scompare dietro gli angoli dei palazzi.
Oppure lo scorgo pedalare, schiena dritta sulla statale, al centro della corsia con buona lena; tiene dietro le vetture, finché arriva all’incrocio, distende il braccio e svolta.
Spesso lo incrocio tra le strade del paese, procede rapido in discesa lasciandosi portare dall’abbrivio. O, sollevandosi sui pedali, affronta il vialone in salita, senza perdere lo stile, sorridendo ai pedoni.
Agli amici, i pochi che ha, riserva il piacere del saluto con una mano, che toglie audacemente dal manubrio e scuote in direzione degli affezionati, continuando ad andare senza sbandamenti.
Già prima di incontrare l’uomo in bicicletta, i ciclisti mi incuriosivano. Guardavo con struggimento quelli sportivi, fasciati in tute aderenti anche d’estate. Arditi che la domenica mattina formano un gruppo, intralciando il traffico, per dirigersi chissà dove. Provo pena per quelli grassi che arrancano sul pendio roteando le ginocchia grevi come la pietra. Ammirazione per coloro che si lanciano in discesa, lungo i tornanti, sfidando le severe leggi della fisica. In generale, stimo la loro tenacia.
Ma l’uomo in bicicletta non è uno di questi. Lui va con la sua bicicletta da passeggio, col telaio dipinto di blu elettrico e la sella di pelle marrone. Suona, talvolta, il campanello, per segnalare pericoli, dribbla gli ostacoli senza mai poggiare il piede sul selciato. Nonostante il dinamismo l’uomo in bicicletta non è mai spettinato, è elegante e sportivo allo stesso tempo. Non ha età: è giovane ma ha esperienza, è esperto ma pare un ragazzino. Se piove neppure si bagna
Trasporta pure piccoli pacchi nel cestino posteriore scintillante nel suo acciaio lucido.
Se provate a chiedere informazioni, io ci ho provato, sull’uomo in bicicletta, vi verranno fornite soltanto notizie vaghe. Voci.
Qualcuno sostiene che vada in bicicletta fin da piccolo e che da allora non abbia mai smesso. Altri, viceversa, dicono che fino a qualche tempo fa fosse una persona “normale”. Alcuni ritengono che la utilizzi solo per brevi spostamenti e che, di nascosto, giri anche a piedi.
Molte cose vorrei chiedere all’uomo in bicicletta. Ma non cose importanti, soprattutto fatue.
Ad esempio se le bici al semaforo possono passare col rosso. Me lo sono sempre chiesto.
Ma per farlo bisognerebbe “armarsi” di bicicletta e riuscire ad affiancarlo durante uno dei suoi giri.
Ci sono giorni in cui l’incontro con l’uomo in bicicletta mi risolleva. Giorni di fiacca nei quali non so bene in che direzione andare. In quei giorni, l’ho verificato, vedere l’uomo in bicicletta mi restituisce serenità. Così, non è raro che io mi faccia trovare dove è più frequente il suo passaggio. Quando dal fondo della via vedo comparire la sua bicicletta con i tubolari verniciati in blu e la sella in pelle scura, scatto in avanti e quasi invado la carreggiata.
Al passaggio cerco il suo sguardo, lo saluto con un cenno del capo. L’uomo in bicicletta, perso nei suoi viaggi, non sempre si accorge di me, ma se i suoi occhi si scontrano coi miei, ricambia con una lieve mossa del mento.
A volte immagino di incontrare l’uomo in bicicletta senza la sua bicicletta. Ad esempio al supermercato, fermo tra gli scaffali a studiare i prezzi. Oppure al cinema, in spiaggia o nella sala d’attesa di un medico (improbabile: non credo che l’uomo in bicicletta abbia bisogno del medico).
Comunque in qualsiasi luogo dove non possa stare sulla sua bicicletta.
Chissà se è altrettanto agile a muoversi con le sue gambe. Mi chiedo.
Circa un anno fa l’uomo in bicicletta sparì. All’inizio nessuno si preoccupò della sua assenza. Qualcuno pensò che avesse cambiato percorso o addirittura paese. Dopo qualche tempo iniziammo a chiederci seriamente dove fosse. In giro si diceva che l’uomo in bicicletta fosse partito per un lungo viaggio. Un tale disse «è morto», ma non fu creduto. Il barbiere, che sa sempre tutto, sosteneva che avesse tentato di scendere dalla bici ed era caduto rovinosamente, procurandosi una serie di fratture. Così ora stava all’ospedale.
A causa di quella mancanza comprai una bicicletta. Da piccolo avevo una “Graziella” azzurra con le righe bianche. Mulinavo rapidissimo con le mie gambe sottili, girando in tondo nel cortile di casa. Ma da quando divenne troppo piccola per la mia stazza non ne ho più avuta una.
Mi sono messo alla ricerca, non era semplice trovarne una che andasse bene per me ora che sono cresciuto. Tutto è cambiato: non devo più circolare nel cortile, anzi, in verità non sapevo neanche dove avessi intenzione di andare.
Il primo giorno, con la mia bici nuova, tagliai diagonalmente la piazza proprio come avevo visto fare all’uomo in bicicletta, quindi affrontai la salita del vialone alzandomi sui pedali.
Giunsi a casa stremato.
La sera mi sentivo i polpacci rigidi e le spalle erano attraversate da una specie di corrente elettrica a bassa tensione.
Tuttavia, il giorno seguente provai ad andare al lavoro in bicicletta. Feci molta fatica ma provai un piacere misterioso nel poter scavalcare il traffico e accorciare il tragitto sfruttando i viottoli come scorciatoie.
Dopo una settimana i dolori scomparvero e mi accorsi che non avevo più sentito quella curiosa fiacca e pure quella strana malinconia, l’incertezza di chi non sa dove sta andando, pareva essersi dissolta.
Adesso sulla bicicletta ho imparato ad andare ovunque. Anzi, ho scoperto che non riesco più a scendere. Credo di aver scelto proprio la bicicletta giusta. Come facevo prima senza? A volte me lo chiedo.
Inoltre visto dal mio sellino, il mondo è pieno di gente in bicicletta.
Da qui si vedono cose che da altrove sono invisibili. Che fosse questo uno di quei segreti?.
Da qualche giorno l’uomo in bicicletta è tornato. L’ho rivisto mentre ero impegnato sull’ultimo strappo prima di imboccare il vialetto di casa. Mentre io ero sfinito, lui scattava agile, fischiettando.
Pareva così leggero che ho avuto la sensazione che, da un momento all’altro, potesse persino spiccare il volo.
Ora che ci incontriamo più spesso, penso di essere diventato suo amico: incrociandoci lungo la statale mi ha salutato con la mano.
A volte andiamo persino nella stessa direzione, ma lui è troppo veloce ed io non riesco ancora a stargli accanto.
Però ieri sera, fianco a fianco, col favore delle tenebre, siamo passati col rosso.
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