Nel 1951, Frank Lloyd Wright, uno dei più grandi architetti del XX secolo, fu invitato in Italia per una mostra delle sue opere a Firenze e la consegna di una laurea honoris causa a Venezia. Fu allora che al maestro dell’architettura organica un suo allievo, Angelo Masieri, chiese di progettare una casa al posto di un piccolo edificio di proprietà della famiglia Masieri tra Rio di Ca’ Foscari e il Canal Grande. Wright accolse la proposta ma quando Masieri si recò negli Usa per parlare del progetto, fu vittima di un incidente d’auto. La sua famiglia allora commissionò a Wright una residenza per studenti di architettura, il Masieri Memorial, che il maestro progetterà nel ’53, dando il via a un dibattito senza precedenti in Italia. A scatenare le polemiche fu la questione dell’inserimento di costruzioni di carattere «moderno» in centri storici particolarmente sensibili.Il Masieri Memorial di Wright non venne mai alla luce; la commissione edilizia del Comune di Venezia bocciò il progetto poiché non completamente rispettoso del regolamento edilizio. Oggi quei disegni vengono spesso rispolverati per essere mostrati al pubblico che, in assenza dell’opera, deve accontentarsi dell’idea sulla carta. La vicenda dell’auditorium di Ravello, progettato da Oscar Niemeyer, somiglia in maniera preoccupante a quella del Masieri Memorial. E sì che Oscar Niemeyer non è certo il primo che passa. Allievo di Le Corbusier, progettista di Brasilia e di numerose opere in tutto il mondo, non sono certo i titoli e la competenza a mancargli per osare di progettare sulla costa d’Amalfi. Pur commissionato aggirando tutte le regole degli incarichi pubblici (il che è una prassi), l’auditorium di Niemeyer resta un gesto poetico inserito in un paesaggio meraviglioso, ancorché governato con incredibile negligenza e assediato da ripetuti abusi e brutture legalizzate. Si poteva fare un auditorium abusivo, forse oggi sarebbe già pronto e condonato. Farlo nel pieno rispetto di tutte le leggi ha allungato i tempi, complicando l’iter. Ai promotori del progetto non sono bastati decine di accordi di programma e pareri architettonici e ambientali positivi. Dopo tre anni, risulta ancora irrealizzabile poiché non adeguato al Put.Ma siamo ancora disposti a credere che l’auditorium non venga costruito per una questione di tutela ambientale o per il rispetto del piano territoriale? Suvvia, siamo seri. Se non si fa, diteci almeno il motivo vero, è arrivato il momento di mandare i titoli di coda di questa farsa. Il nuovo sindaco di Ravello, Paolo Imperato, prende tempo, probabilmente frenato da promesse elettorali. Oggi più che mai il futuro dell’auditorium sembra decidersi sulla base di interessi comunali. Come al solito, il destino dell’architettura è schiavo delle stanze della politica e non nelle mani degli architetti. Ma al sindaco servirebbe solo un po’ di coraggio per trovare una soluzione coi privati che si oppongono al progetto. Adottare un modello di esproprio perequativo, evitare il muro contro muro, restituire sotto forma di altri benefici ciò che l’auditorium toglie al privato che lamenta un danno, come si fa in tutti i paesi del mondo dove una grande opera pubblica può venire ostacolata dal sacrosanto diritto della proprietà privata, ma viene realizzata.Impariamo da Bilbao: da anonima provincia basca a capitale mondiale della cultura grazie al museo Guggenheim dell’architetto Frank Gehry. Invertiamo la rotta con un messaggio chiaro a tutti gli amministratori della nostra zona, per dire chiaramente che anche qua si può fare un discorso di qualità aprendo la mente all’architettura contemporanea, incontrando espressioni artistiche di nuova concezione, non provinciali, non volgarità riciclate, non chincaglieria kitsch.(apparso su “Ecomagazine” e su “Il corriere del Mezzogiorno” del 22.08.06)
Ravello impari da Bilbao senza ripetere l’errore di Venezia
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